Isatis tinctoria: differenze tra le versioni

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Di origine asiatica, fu quasi certamente introdotta nell'area [[Europa|europea]] fin dal [[neolitico]]<ref name=lammatest/>. Secondo altre fonti, tuttavia, potrebbe essere stata importata in [[Italia]] dai [[Catarismo|Catari]]<ref>Si tratta di una setta considerata eretica dalla Chiesa, che aveva avuto contatti con la cultura orientale e diffusa soprattutto in Linguadoca. Molti si dedicavano alla produzione di tessuti e al loro finissaggio come la tintoria</ref> stabiliti in particolare nella zona del [[Piemonte]] corrispondente all'attuale città di [[Chieri]]<ref name=Regione.piemonte.it/>. In effetti, proprio nel triangolo tra [[Tolosa]], [[Albi (Francia)|Albi]] e [[Carcassonne]], nel ducato di [[Lauraguais]] si era sviluppata la coltura dell'''Isatis tinctoria'', da cui originava il "blu pastello", estremamente ricercato nella pittura e nell'industria tessile, tanto da creare una ricchezza inaspettata in quelle zone povere, che da allora sono passate a essere definite il "[[paese di Cuccagna]]" (da ''cocagne'', il nome francese dato al panetto di tintura blu come era commercializzato) <ref>{{cita web|url=http://www.notteghem.fr/rozan/p146.php|titolo=Le pays de cocagne|lingua=fr|accesso=23 aprile 2017}}</ref>.
 
In Italia è, comunque, diffusa particolarmente sulle [[Alpi Occidentali]] e sulle [[Alpi Marittime]] ([[Val d'Aosta]], Piemonte (dove è chiamata in lingua puemontese Guald) e [[Liguria]]) e in alcune regioni del centro-nord come [[Toscana]], [[Umbria]] e [[Marche]]; e del centro-sud come [[Abruzzo]] e [[Lazio]]. È presente anche nelle isole maggiori [[Sicilia]] e [[Sardegna]] (in questa seconda isola, dove viene chiamata in [[lingua sarda]] ''guadu'', particolarmente nella sottospecie ''canescens'') ed è rintracciabile anche in [[Veneto]], sia pure limitatamente alla zona della [[provincia di Treviso]].
 
== Utilizzi ==