Roland D-50: differenze tra le versioni
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L'architettura di sintesi è divisa in due "TONE", Upper (superiore) e Lower (inferiore). Ogni TONE è composto da due "parziali" (oscillatori), i quali possono generare il suono mediante sintesi sottrattiva o con l'uso dei campioni, per un totale di 4 oscillatori a patch. Ogni parziale è dotato della sua catena filtro -> amplificatore, entrambi con i propri generatori d'inviluppo. Da notare però che il filtro è disponibile solo per i parziali utilizzanti la sintesi sottrattiva, mentre per quelli basati su campioni PCM il filtro non è disponibile. Per i parziali a sintesi sottrattiva è data la presenza di un modulatore ad anello (Ring Modulator), capace di donare agli oscillatori una timbrica che si avvicina molto a quella del rivale Yamaha DX7, e le forme d'onda a disposizione sono la dente di sega e la quadra con duty cycle variabile e modulabile (PWM), derivate dai sintetizzatori analogici classici.
L'UPPER TONE ed il LOWER TONE possono essere suonati singolarmente (WHOLE), separatamente (SPLIT) o contemporaneamente (DUAL) sulla tastiera.
Grazie alla presenza della sezione a sintesi sottrattiva e per le caratteristiche dei suoi oscillatori, che vengono giudicati come gli oscillatori digitali dal suono più "naturale" e analogico, il D-50 può essere considerato come il capostipite degli attuali sintetizzatori Virtual Analog, seppur carente di alcune funzioni tipiche come l'hard sync tra gli oscillatori. Questo è uno dei motivi per cui il D-50 è ancora molto utilizzato e considerato come un sintetizzatore "puro" con cui creare un suono caldo, come quello analogico, cosa che invece non è mai stata possibile con i sintetizzatori di generazione successiva, a causa del loro utilizzo dei sample PCM come unica base per la creazione dei suoni (questo è il caso del Korg M1, che è esclusivamente un riproduttore di campioni playback che in seguito vengono processati da un filtro abbastanza rudimentale e dall'amplificatore).
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