Eugenio Corsini: differenze tra le versioni

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{{Bio
|Nome = Eugenio
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Per quanto riguarda l'ambito cristiano dei suoi studi, Corsini ha ereditato da [[Michele Pellegrino]], suo predecessore sulla cattedra, l'approccio squisitamente letterario agli autori, secondo quella visione della letteratura cristiana antica come vera letteratura che il suo maestro aveva inaugurato. Si è occupato di [[letteratura martirologica]], di [[Gregorio di Nissa]], [[Origene]], [[Paolo Orosio|Orosio]], [[Sinesio di Cirene|Sinesio]], [[Agostino d'Ippona|Agostino]] e, in campo biblico, soprattutto del [[Vangelo secondo Marco|Vangelo di Marco]] e dell'[[Apocalisse di Giovanni|Apocalisse.]]
 
Tra i suoi lavori nel'ambito della letteratura greca, si segnalano lo studio sulla ''[[Poetica (Aristotele)|Poetica]]'' [[Poetica (Aristotele)|di Aristotele]] e la [[tragedia]]<ref>''Lo Stato come perfetta tragedia'', in "Sigma" 9 (1976), pp. 3-42; rist. col titolo ''Lo Stato come perfetta tragedia. Osservazioni sulla "Poetica" di Aristotele'', in ''La polis e il suo teatro'', a cura di E. Corsini, vol. II, Padova, Editoriale Programma, 1988, pp. 111-156</ref> e le ricerche su [[Aristofane]], condotte a partire dal 1980<ref>Si veda soprattutto ''La polemica contro la religione di Stato in Aristofane,'' in ''La polis e il suo teatro'', Padova, Editoriale Programma, 1986, pp. 149-183; ''Gli "Uccelli" di Aristofane: utopia o satira politica?'', in ''Atti del Convegno Nazionale di studi dell'A.I.C.C. su "La città ideale nella tradizione classica e biblico-cristiana" (Torino, 2-4 maggio 1985)'', a cura di R. Uglione, Torino, Regione Piemonte- Assessorato alla cultura, 1987, pp. 57-136; ''Aspetti della pace in Aristofane'', in ''Atti del Convegno Nazionale di studi dell'A.I.C.C. su "La pace nel mondo antico"'' ''(Torino, 9-11 aprile 1990)'', a cura di R. Uglione, Torino, Regione Piemonte- Assessorato alla cultura, 1991, pp. 73-93 </ref>.
 
Nell'ambito modernistico, i suoi studi su [[Cesare Pavese|Pavese]] e [[Beppe Fenoglio|Fenoglio]] rimangono tuttora dei capisaldi della bibliografia critica sui due autori.
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== L'interpretazione dell{{'}}''Apocalisse'' ==
Indubbiamente la sfida più importante che Corsini ha affrontato è stata l’interpretazione dell’[[Apocalisse di Giovanni]]. Il lavoro su questo testo, a cui si è dedicato ininterrottamente nella sua carriera di studioso, si è tradotto nelle produzione di numerosissimi articoli e in un commento pubblicato la prima volta nel 1980 (''Apocalisse prima e dopo'', Torino, SEI) e ripubblicato nel 2002 in una nuova rielaborazione, in cui sono aggiornate e approfondite numerose questioni esegetiche (''Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni'', Torino, SEI)
 
Dell{{'}}''[[Apocalisse di Giovanni|Apocalisse]]'', testo complesso, oscuro, irto di simbolismi indecifrabili, Corsini ha proposto una lettura inedita e audace, in contrasto con l'esegesi tradizionale, per lo più incentrata sulla convinzione che il libro parli delle catastrofi che accompagneranno la fine del mondo e la seconda venuta di Cristo. La sua interpretazione controcorrente ha suscitato dibattiti, polemiche e anche notevoli echi mediatici, raggiungendo un pubblico internazionale<ref>Il commento del 1980 è stato infatti tradotto in inglese (''The Apocalypse: the perennial revelation of Jesus Christ'', Dublin, Veritas, 1983), in portoghese (''O Apocalipse de Sâo Joâo'', ed. Paulinas, Sâo Paulo 1984), in francese (''L’Apocalypse maintenant'', Editions du Seuil, Paris 1984).</ref>, ed è diventata un punto di riferimento imprescindibile per gli studiosi.
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In seguito la donna appare nelle sembianze più tradizionali di «donna-Israele», assistita nella sua permanenza nel deserto dalla protezione vigile di Dio che la ha scelta come depositaria della sua Legge e della promessa di salvezza.
 
La protezione accordata da Dio non ferma però l'azione delle potenze mortifere: il dragone-Satana, furente per lo scacco subito, perseguita e uccide, tra i discendenti della donna, quelli che «osservano i comandamenti di Dio e hanno la testimonianza di Gesù» (12,17). L'azione satanica si serve di due strumenti umani: il potere politico e il potere religioso corrotti, che Corsini vede allegorizzati rispettivamente nella «[[Bestia del mare|bestia dal mare]]» e nella «[[Falso profeta|bestia dalla terra]]» del capitolo XIII<ref>Cfr. ''Apocalisse prima e dopo'' cit., pp. 325 ss. e ''Apocalisse di Gesù Cristo'' cit., pp.250 ss.</ref>. A perseguitare i santi rappresentanti del vero giudaismo, però, non sono solo i nemici esterni, i vari sopraffattori con cui Israele viene a contatto nel corso della sua vicenda storica. La minaccia viene anche dall'interno: secondo le denunce degli stessi profeti ([[Geremia]], [[Ezechiele]], [[Amos (Bibbia)|Amos]], [[Osea]]), sulla cui linea Giovanni si pone, la corruzione, l'[[idolatria]], l'oppressione dei deboli e dei giusti si sono insinuate in seno al [[giudaismo]], contaminandone i vertici politici e religiosi.
 
=== La «prostituta, quella grande» ===
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=== La Gerusalemme celeste, la sposa dell'Agnello ===
È questa la terza modalità in cui appare a Giovanni la figura della donna, una modalità che Corsini ritiene il coerente sviluppo del simbolo a partire dal suo significato originario. La [[Gerusalemme celeste]] nel finale dell{{'}}''Apocalisse'' è infatti raffigurata sotto le sembianze della sposa vestita di bisso splendente e puro che si prepara alle nozze con l'Agnello subito dopo la caduta di Babilonia, alla fine del capitolo XVIII (18,7-8). L'immagine è ripresa all'inizio del capitolo XXI: «E anche la città santa, una nuova Gerusalemme, vidi scendere dal cielo, proveniente da Dio, preparata come una sposa abbigliata per il suo sposo» (21,2). La prostituta è dunque ritornata «donna», anzi «sposa», e al posto di Babilonia sorge una nuova città, la Gerusalemme celeste: è il segno dell'avvenuta riconciliazione tra l'umanità e Dio, della nuova definitiva alleanza, della nascita del nuovo popolo eletto che Dio si è scelto non più da una sola nazione, ma «da ogni nazione, tribù, popoli e lingue» (7,9). La «sposa», la «nuova Gerusalemme» rappresenta la piena realizzazione di quelle promesse divine che all'origine, per colpa della tentazione diabolica e della debolezza dell'uomo, non si erano realizzate. Quella vita divina il cui possesso era condizionato, nell'Eden delle origini, ad un divieto, il divieto di gustare dell'albero della conoscenza, ora, dopo la piena e definitiva rivelazione di Cristo, è comunicata a tutti i credenti: nel nuovo [[Giardino Eden|Eden]], poiché Gesù ha "svelato" fino in fondo il mistero di Dio, esiste un solo albero, l'«[[Albero della vita (Eden)|albero della vita]]», che sorge sulle rive del «fiume d'acqua di vita, splendente come cristallo, che sgorga dal trono di Dio e dell'Agnello». La divinità ha posto la sua «tenda» (21,3) in mezzo ai suoi fedeli, re e sacerdoti, in questa città-tempio tutta spirituale, intrisa di luce, ricca di acqua e di frutti, in cui «non ci sarà più la morte, né lutto, né grido di dolore né fatica» perché Dio «asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (21, 4). È questo il «regno» a lungo promesso e finalmente realizzato attraverso il sacrificio di Cristo, una realtà non rinviata alla fine dei tempi, ma presente e operante e offerta come possibilità di vita a tutti gli uomini già qui e ora<ref>Cfr. ''Apocalisse prima e dopo'' cit., pp. 517 ss. e ''Apocalisse di Gesu Cristo'' cit., pp.386 ss.</ref>.
 
=== La venuta perenne di Cristo ===
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* ''Citazioni dall’Apocalisse in alcuni luoghi danteschi'', in ''«E 'n guisa d'eco i detti e le parole».'' ''Studi in onore di G. Bárberi Squarotti,'' Alessandria 2006, I, pp. 565-581
* Contributo in ''I silenzi, dalle Langhe alla Sicilia e alla Sardegna'', a c. di U. Roello, Soveria Mannelli 2006, pp. 99-113
* ''Armagheddon'', in ''L'indagine e la rima. Scritti per L. Braccesi'', a cura di F. Raviola et al., Roma 2013, pp. 361-367
 
== Note ==
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