Classe Navigatori: differenze tra le versioni
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[[File:Profili classe navigatori.jpg|thumb|upright=1.4|Il profilo delle navi della classe Navigatori, all'origine (in alto) e dopo i due cicli di modifiche.]]
Lo [[scafo]] a [[chiglia]] piatta, dalle linee originarie non particolarmente filanti, era costruito in [[acciaio]] [[Zincatura|zincato]] ad alta resistenza e presentava 186 ossature trasversali rinforzate longitudinalmente da un [[Glossario dei termini marinareschi (J-R)#P|paramezzale]]<ref>Il "paramezzale" è una trave longitudinale che corre da prora a poppa saldata alla chiglia e che serve per rinforzare la struttura dello scafo.</ref> centrale e due laterali. Internamente era suddiviso da [[Glossario dei termini marinareschi (J-R)#P|paratie]] stagne trasversali in 21 compartimenti<ref>La suddivisione dell'interno dello scafo compartimenti stagni era necessaria per limitare l'imbarco di acqua in caso di falle.</ref>.
[[File:Navigatori1.jpg|thumb|left|Unità della classe Navigatori all'ormeggio nei primi anni trenta.]]
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All'ingresso in servizio tutte le unità avevano la colorazione classica in grigio chiaro che fu mantenuta fino al novembre [[1941]]. In quella data infatti la [[Regia Marina]] iniziò la sperimentazione di colorazioni mimetiche ideate dal pittore Rudolf Claudus.<ref>Notizie relative al pittore di marina [http://www.sullacrestadellonda.it/pittori/claudus.htm Rudolf Claudus] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080805162212/http://www.sullacrestadellonda.it/pittori/claudus.htm |data=5 agosto 2008 }}.</ref> La prima unità a ricevere la colorazione sperimentale fu lo ''Zeno'' che la mantenne per circa un anno per poi uniformarsi allo schema ufficiale definitivo a tre toni (grigio scuro, grigio chiaro e bianco sporco), che fu applicato su quasi tutte le altre unità. Non ricevettero mai la colorazione mimetica il ''Da Mosto'' (sebbene fosse già previsto lo schema mimetico, l'unità venne affondata prima di poterlo realizzare), il ''Pessagno'' e il ''Tarigo'' che mantennero quindi la livrea grigio chiaro fino all'affondamento. Dopo i primi mesi di guerra, per migliorare l'identificazione da parte degli aerei amici (durante la [[Battaglia di Punta Stilo|scontro di Punta Stilo]] alcune unità vennero bombardate per errore da aerei italiani<ref>{{cita|Fioravanzo 1959}}</ref><ref>{{cita|Mattesini}}</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=http://italian-navy.com/battles/puntastilo/part3_it.htm |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }} Regia Marina italiana - La Battaglia di Punta Stilo Tomo III - La Regia Aeronautica fallisce.</ref>), la zona prodiera del ponte di castello venne pitturata a strisce diagonali bianche e rosse.
L'apparato propulsore dei Navigatori aveva la caratteristica (unica per il naviglio sottile italiano dell'epoca)<ref name=autogenerato2 /> di essere costituito da due sistemi indipendenti che garantivano quindi la motricità anche in caso di guasto o danneggiamento di uno di essi. Ogni gruppo era costituito da due [[Generatore di vapore|caldaie]] a [[nafta]] (tipo Yarrow per le unità costruite nei Cantieri del Quarnaro, tipo Odero per le altre) che alimentavano una coppia di [[Turbina a vapore|turbine]] ad alta e bassa pressione: turbine Parsons sulle unità costruite nei cantieri liguri, turbine Tosi per i C.R.A. di Ancona e turbine Belluzzo per le navi realizzate dai [[Cantiere navale di Fiume|Cantieri del Quarnaro]] (queste ultime durante le prove rivelarono dei gravi difetti e vennero presto sostituite). Il gruppo caldaie di prora era posizionato sotto il primo fumaiolo e serviva le turbine di sinistra, mentre il secondo gruppo era posto in corrispondenza del fumaiolo di poppa e alimentava le turbine di dritta. Ogni coppia di turbine era a sua volta collegata agli assi delle [[elica|eliche]] del rispettivo lato tramite un riduttore di giri Ansaldo a ingranaggi. Le [[elica|eliche]] erano in [[bronzo]], del tipo Scaglia a tre pale con un diametro variabile, a seconda del modello, tra 3,4 e 3,6 m, una superficie di 7,3 m<sup>2</sup> e un [[Passo (meccanica)|passo]] di 4 m. La potenza complessiva sviluppata raggiungeva i 55.000 [[Cavallo vapore|CV]].
Si trattava quindi di apparati d'avanguardia per gli standard italiani dell'epoca, con ottima potenza che abbinata alle caratteristiche dello scafo consentì a tutte le unità di raggiungere, durante le prove, le velocità richieste dal progetto<ref>Nelle prove a tutta forza, la velocità veniva misurata come velocità media ottenuta durante un periodo continuativo di sei ore su una distanza prefissata.</ref>: da poco più di 39 nodi dello ''Zeno'' fino ai quasi 42 nodi (41,57 nodi a 65.915 CV e 416 giri elica/minuto) del ''Pigafetta''. Va però notato che queste velocità, ottenute in condizioni particolari e con allestimento incompleto, non furono mai più raggiunte in condizioni operative<ref name=autogenerato2 /><ref name=autogenerato1 />.
[[File:RCT_Da_Recco3_Cannone_Massimo_Messina.jpg|thumb|Il complesso binato prodiero da 120/50 del ''Da Recco'']][[File:Schema_Armamento_Classe_Navigatori.jpg|thumb|left|upright=1.4|Schema dell'armamento dei cacciatorpediniere classe Navigatori dopo il primo ciclo di modifiche del 1930-1931.]]
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[[File:RCT_Usodimare_&_Da_Noli.jpg|thumb|left|I cacciatorpediniere ''Usodimare'' e ''Da Noli'' in porto alla fine degli anni trenta]]
Nel periodo tra le due guerre i "Navigatori" svolsero numerose missioni di rappresentanza all'estero, la più nota delle quali fu la crociera atlantica in appoggio alla prima [[Regia Aeronautica#La .22crociera del decennale.22|trasvolata oceanica]] di [[Italo Balbo]]. Si svolse a cavallo tra gli ultimi mesi del [[1930]] e i primi mesi del [[1931]] e vi parteciparono le otto unità allora già in servizio: ''Da Recco'' (Comando Divisione), ''Da Noli'', ''Malocello'', ''Pancaldo'', ''Pessagno'', ''Tarigo'', ''Usodimare'' e ''Vivaldi'', organizzate in tre gruppi che vennero dislocati in posizioni strategiche nell'[[oceano Atlantico]]. La missione durò quasi quattro mesi e partecipò del successo della trasvolata, che ebbe termine a [[Rio de Janeiro]] dove atterrarono i 12 idrovolanti [[Savoia-Marchetti S.55|S.55]] ai quali i "Navigatori" dovevano dare appoggio. Dopo il rientro in Italia, in due distinte cerimonie a [[Venezia]] e a [[Genova]] verso la fine del [[1931]], le 12 unità ormai tutte in servizio, ricevettero le bandiere di combattimento. Dopo il necessario completamento dell'addestramento le varie unità furono utilizzate per missioni di rappresentanza o come stazionari nei porti dell'[[Mar Egeo|Egeo]] e tra il [[1936]] e il 1938 svolsero missioni di appoggio durante la [[guerra civile spagnola]]. Nel [[1938]], il Regio Decreto n. 1483 del 5 settembre riorganizzò la struttura della [[Regia Marina]] e i "Navigatori" furono declassati da esploratori a cacciatorpediniere.
Come già accennato, tra la fine del [[1938]] e la metà del [[1940]] dieci delle dodici unità furono sottoposte al secondo ciclo di grandi modifiche per il miglioramento delle qualità nautiche; solo il ''Da Recco'' e l<nowiki>'</nowiki>''Usodimare'' non riuscirono ad usufruire di questi miglioramenti a causa del conflitto già iniziato.
All'inizio della seconda guerra mondiale alcune delle unità erano ancora in cantiere, ma entro la fine di agosto del 1940 tutte erano operative e assegnate alle relative Divisioni.
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