Abruzzo: differenze tra le versioni
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Bisogna precisare il punto di transizione dal governo francese a quello spagnolo, che coinvolse l'Abruzzo nei primissimi anni del '500. Ad esempio a L'Aquila s'installò il magistrato Ludovico Franchi, che cercò di placare le lotte intestine tra Camponeschi e i Gaglioffi (nuovo ceto borghese emergente), che faceva le veci del Comandante [[Fabrizio Colonna]], al seguito degli spagnoli. Con il conseguente infeudamento della città, e di molte altre che sino ad allora avevano goduto di grandi benefici nel regio demanio, Fabrizio Colonna s'impossessò principalmente di Guardiagrele, Lanciano e Atessa. Tornando a L'Aquila, il magistrato Franchi tentò il metodo della conquista interna andando a minare il parlamento comunale costituito dalla Corporazione delle Arti (una sorta di piccola repubblica abruzzese ispirata a quella di [[Firenze]]), e ad indebolire politicamente ed economicamente i maggiori esponenti nobili della città con confische di beni, fino a quando, allo scoppio della guerra di Carlo V contro [[Francesco I di Francia]], L'Aquila parteggiò per quest'ultimo, subendo dunque un feroce assedio e il conseguente infeudamento, con il pagamento delle spese militari dell'assedio, e la costruzione nel 1534 del mastodontico [[Forte spagnolo]], che sarebbe stato il simbolo dello strapotere spagnolo sulla città, impedendo di fatto qualsiasi ribellione.
[[File:L'Aquila 2011 by-RaBoe-059.jpg|thumb|upright=1.8|Il Forte Spagnolo]]
In questo periodo più o meno capitolarono tutte le altre città abruzzesi: Teramo, Sulmona, Vasto, Lanciano, chi venendo semplicemente infeudata con transizione dei beni, chi subendo assedi (Lanciano). La città di Vasto fu sempre un posto favorito dal vicereame spagnolo, per la presenza dal 1497 al 1806 della famiglia [[d'Avalos]] al servizio della casa d'Aragona. Il primo feudatario della città fu [[Innico II d'Avalos]]. Essi accrebbero notevolmente il prestigio della città nel regno di Napoli, ottenendo diversi benefici, anche nella breve parentesi del '500, quando i D'Avalos si trasferirono a Napoli, lasciando il governo ad altri viceré.<br/>Caso del tutto diverso, nell'entrata del nuovo dominio spagnolo, fu quello di Lanciano, dilaniata dalle lotte fratricide delle famiglie Florio e Ricci, che coinvolsero nelle loro guerre e congiure di palazzo anche i francesi e gli spagnoli, che decisero nel 1534 di porre fine a questa guerra. La città non venne immediatamente infeudata, ma a causa di crisi economiche dovute al pagamento delle spese di guerra, di carestie e dell'indebolimento del prestigio politico e delle fiere annuali, andò in bancarotta, venendo comprata da [[
La Marsica ugualmente nella metà del Quattrocento sperimentò il potere dei Colonna e degli Orsini. Questi ultimi, indeboliti dalle guerre e dallo sfavore che subirono con gli ultimi membri del casato d'Aragona, incominciando da [[Ferrante I d'Aragona]] per terminare con [[Ferdinando il Cattolico]], ma mano persero i feudi della contea di Manoppello, che venne venduta ai Valignani di Chieti, mentre nella Marsica per le estenuanti lotte contro i rivali, subirono con trattai reali la stessa sorte. Gli Orsini decisero di stabilire la sede del potere nel nuovo territorio di [[Avezzano]], nato con la fondazione del castello da parte di Gentile Virginio Orsini, mentre la sede vescovile della diocesi sarebbe rimasta a [[Pescina]] dei Marsi. Tuttavia alla fine del secolo, una porzione consistente della piana Fucense passò ai Piccolomini con le conquiste di Antonio, che occupò anche la la larva rimasta dell'ex contea di Celano, installandovi il presidio maggiore, e creando gli altri castelli a Ortucchio, per il controllo dei proventi della pescara sul lago, a Trasacco, a Balsorano, ultimo baluardo di confine della Marsica con i territori pontifici nel Lazio, mentre i Colonna prendevano possesso di Avezzano, di Tagliacozzo, di Carsoli a guardia della Piana del Cavaliere, accesso principale verso Roma, e dell'ex Contea d'Albe.
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