Gate gate pāragate pārasaṃgate bodhi svāhā: differenze tra le versioni
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* ''mahāmantraḥ'': "grande ''mantra''"; nel commento di [[Jñanamitra]] si legge: «Poiché lo scopo della perfezione della saggezza è la pratica della conoscenza, essa è detta "mantra"»<ref>Cfr. Sferra, nota 19, p.17</ref>.
* ''tadyathā'': "ovvero", "come segue"; tutte e due le traduzioni tibetane quella al
* ''gate gate'': "andata andata"; probabilmente ''gate'' è il vocativo di ''gatā'' indirizzato alla ''[[bodhisattva]]'' Prajñāpāramita, intendendo "tu che sei andata, andata, andata al di là"<ref name="ref_A">Princeton Dictionary of Buddhism, a cura di Robert E. Buswell Jr. & Donald S. Lopez Jr.</ref>
* ''svāhā'': "salute!", espressione solitamente inserita al termine di un ''mantra''.
==Commentari==
Essendo un ''mantra'' comunemente recitato, spesso insieme al ''sūtra'', sia nelle tradizioni del [[Canone buddhista cinese]] sia in quelle afferenti al [[Canone buddhista tibetano]], esso è all'origine di numerosi commentari religiosi<ref
Alcuni di questi commentatori correlano le prime cinque parole del ''mantra'' ai cinque sentieri (''pañcamārga'') del ''[[bodhisattva]]''<ref
* ''gate'' indica il ''saṃbhāramārga'' (sentiero dell'accumulazione): inizia con il [[Voto del Bodhisattva]] (''praṇidhāna'') e finisce con l'accoglimento della dottrina della [[vacuità]] (''śūnyatā''); qui il bodhisattva procede "accumulando" 'meriti' indispensabili per il prosieguo del cammino;
* ''gate'', indica il ''prayogamārga'' (sentiero dell'impegno): il bodhisttava abbandona le passioni ma può conservare ancora punti di vista erronei, riesce ad assumere su di sé le sofferenze degli [[Esseri senzienti (Buddhismo)|esseri senzienti]] e quindi bruciare le proprie tendenze ''[[karma|karmiche]]'' negative. L'ultima fase di questo sentiero, denominata ''Laukikāgradharma'' (Supremo Dharma mondano) può essere conseguito solo dagli esseri umani, in quanto questa forma di esistenza consente l'esperienza del dolore, esperienza indispensabile per il progresso spirituale. I ''[[deva]]'', ovvero le divinità che vivono una condizione di felicità, non possono superare questo sentiero.
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Allo stesso modo questo ''mantra'' ( e il ''sūtra'' che lo contiene) è interpretato, coerentemente con l'ermeneutica scolastica indiana dei ''[[Prajñāpāramitāsūtra]]'' , come contenere l'insegnamento esplicito della ''[[śūnyatā]]'' e quello implicito inerente alle realizzazioni (''[[abhisamaya]]'') del ''bodhisattva'' lungo i sentieri.
Altri commentari sostengono che il ''mantra'' è destinato a un particolare tipo di ''bodhisattva'' detto ''[[tīkṣṇendriya]]'', ossia dalle "acute facoltà"<ref
== Note ==
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