Abu Omar al-Shishani: differenze tra le versioni
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|GiornoMeseMorte = 14 luglio
|AnnoMorte = 2016
|NoteMorte =<ref name=TTB>{{cita web|url=
|Attività = militare
|Attività2 = terrorista
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== Biografia ==
=== Giovinezza e servizio militare ===
Nato nell'allora [[Repubblica Socialista Sovietica Georgiana]] da Teimuraz Batirashvili - un cristiano ortodosso appartenente al [[gvari]] Batirashvili - e da una donna musulmana d'etnia Kist (un sottogruppo ceceno del [[Pankisi Gorge]] georgiano) del clan Melkhi<ref name="nina">[
In quel tempo, la sua regione era un importante punto di transito per i ribelli che partecipano alla [[Seconda guerra cecena]]; durante una di queste manovre, Batirashvili entrò in contatto con i ribelli ceceni che si spostavano in Russia e aderì alla loro causa<ref name="omar">[http://news.sky.com/story/1298930/omar-the-chechen-should-come-home-says-dad 'Omar The Chechen' Should Come Home, Says Dad]</ref>. Secondo quanto raccontato da suo padre, fin da giovanissimo Batirashvili aiutò segretamente i militanti ceceni in Russia e, talvolta, si unì a loro in missioni contro le truppe di [[Mosca (Russia)|Mosca]]<ref name="meet">[
Dopo aver terminato le scuole superiori, Batirashvili si arruolò nelle [[Sak'art'velos Sakhmelet'o Dzalebi|Forze terrestri georgiane]] e – stando a quanto testimonia il suo ex comandante Malkhaz Topuriasi, che lo inserì in uno speciale gruppo di ricognizione – si distinse per la sua bravura nell'usare varie armi e mappe<ref name=meet/>. Egli raggiunse il grado di [[sergente]] in un'unità di intelligence di recente formazione e durante la [[seconda guerra in Ossezia del Sud|guerra russo-georgiana del 2008]] prestò servizio nei pressi della linea del fronte, col compito di spiare le colonne di [[carro armato|carri armati]] [[Russia|russi]] e inoltrare le loro coordinate alle unità di artiglieria georgiana<ref name=meet/>.
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Secondo il Ministero della Difesa georgiano, Batirashvili venne arrestato nel settembre del 2010 per possesso illegale di armi da fuoco e fu condannato a tre anni di carcere<ref name=meet/>. Dopo aver trascorso circa 16 mesi in prigione, venne rilasciato all'inizio nel [[2012]] e subito dopo abbandonò il paese; in un'intervista pubblicata su un sito web [[Gihadismo|gihadista]], Batirashvili ha dichiarato che l'esperienza del carcere lo aveva trasformato: "Ho promesso a Dio che, qualora fossi uscito vivo dalla prigione, sarei andato ad adempiere il Jihad sulla Via di Dio" (''al-jihād fī sabīl Allāh'')<ref name=meet/>.
Batirashvili riferì a suo padre che stava partendo per [[Istanbul]], dove i membri della diaspora ceceni erano pronti a reclutarlo per guidare i combattenti all'interno della Siria devastata dalla [[guerra civile siriana|guerra civile]]; d'altronde, già un fratello maggiore di Tarkhan era andato in Siria qualche mese prima<ref name=meet/>. In un'intervista, Batirashvili ha detto che aveva preso in considerazione l'ipotesi di andare in [[Yemen]] e che visse per poco tempo in [[Egitto]] prima raggiungere la Siria nel marzo del 2012<ref>[
Il suo primo ruolo di comando fu quello all'interno della "Brigata Muhājirīn", un gruppo [[Gihadismo|gihadista]] [[islam]]ico composto da guerriglieri stranieri che si è formata nell'estate del 2012. Questa unità fu coinvolta nella [[battaglia di Aleppo]] e nell'ottobre del 2012 aiutò il [[Fronte al-Nusra|Fronte al-Nuṣra]] durante un assalto condotto contro una base militare siriana ad Aleppo che conteneva strumenti per la [[contraerea]] e [[SS-1 Scud|missili Scud]]<ref>[http://www.longwarjournal.org/archives/2012/10/al_nusrah_front_comm.php Al Nusrah Front commanded Free Syrian Army unit, 'Chechen emigrants,' in assault on Syrian air defense base], ''The Long War Journal'', 19 ottobre 2012</ref>.
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Nel dicembre del 2012 combatté con la sua brigata al fianco del Fronte al-Nuṣra durante l'invasione della base militare di Shaykh Sulaymān, posta nella parte occidentale Aleppo. Nel febbraio del 2013, insieme alle [[Brigate al-Tawhid]] e al Fronte al-Nuṣra, prese d'assalto la base dell'80º reggimento dell'[[forze armate siriane|esercito siriano]] nei pressi del principale aeroporto di Aleppo<ref>[http://www.longwarjournal.org/archives/2013/02/chechen_commander_le.php# Chechen commander leads Muhajireen Brigade in Syria], ''The Long War Journal'', 20 febbraio 2013</ref>.
Nel marzo del 2013 il [[Centro Kavkaz]] riferì che la Brigata Muhāajirin si era fusa con due gruppi gihadisti siriani chiamati "Jaysh Muḥammad" e "Katāʾeb [ʿUmar b. al-]Khaṭṭāb" per formare un nuovo gruppo chiamato "Jaysh Muhājirīn wa l-Anṣār" o "Esercito degli [[Muhajirun|Emigranti]] e degli [[Ansar|Ausiliari]]"<ref>[http://www.longwarjournal.org/archives/2013/03/chechen_jihadist_for.php "Chechen commander forms 'Army of Emigrants,' integrates Syrian groups"], ''The Long War Journal'', 28 marzo 2013</ref>. Il comando del gruppo è costituito da una leadership militare, una commissione incaricata di applicare la [[Shari'a]], un Consiglio della [[Shura]] e un braccio armato di supporto, chiamato ''Liwāʾ al-Mujāhidīn al-Islāmī'' (Formazione armata dei Combattenti del ''[[jihād]]'' [[islam]]ico): quest'ultimo è lo stesso nome di un gruppo composto da [[mujahidin]] stranieri che combatterono nella [[Guerra in Bosnia ed Erzegovina|guerra in Bosnia]]<ref>[
La nuova formazione svolse un ruolo chiave nella cattura della base area di [[Menagh]], avvenuta nell'agosto del 2013, che culminò in un attacco tramite [[autobomba]] che uccise e ferì molti membri delle forze armate siriane regolari<ref>[
=== L'adesione allo Stato Islamico ===
Nel mese di agosto 2013 Batirashvili rilasciò una dichiarazione che annunciava l'espulsione di uno dei comandanti della sua brigata, il cosiddetto [[Emiro]] Sayf Allāh, e di 27 altri suoi uomini dal gruppo: il georgiano li accusò di [[appropriazione indebita]] e di fomentare l'animosità dei siriani locali contro i combattenti stranieri, indulgendo facilmente nella pronuncia di ''[[Takfir|Takfīr]]'' - la condanna per ''kufra'' (empietà massima) che comporta la "scomunica" dal consorzio umano del reo - contro altri musulmani, con la susseguente liceità della loro uccisione in quanto [[Apostasia|apostati]].<ref>[
Tuttavia Sayf Allāh negò queste accuse e dichiarò che ciò era avvenuto perché egli si era rifiutato di unirsi allo [[Stato Islamico dell'Iraq e del Levante]], che invece godeva del sostegno di Batirashvili<ref>[http://eaworldview.com/2013/11/syria-spotlight-dispute-abu-umar-al-shishani-deputy-seyfullakh-chechen/ "Syria Spotlight: Insurgent Split — The Dispute Between Abu Umar al-Shishani & His Deputy, Seyfullakh the Chechen"], EA WorldView, 23 novembre 2013</ref>.
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Secondo il padre di Batirashvili, quest'ultimo da quando ha lasciato la Siria lo ha chiamato una volta per dirgli che ora era sposato con una donna cecena e aveva una figlia di nome Sophia<ref name=nina/>. Per un certo periodo, Batirashvili visse con la sua famiglia in una grande villa di proprietà di un uomo d'affari nella città di [[Huraytan]], a nord-ovest di Aleppo<ref>[http://www.alkhabar-ts.com/index.php?page=view_news&id=crim6asmsgececi "'Chechen' and 'Alhomnyh' ... the story of 'jihad' was found paradise in Aleppo"], alkhabar-ts.com, 12 luglio 2014</ref>, rimanendo in disparte rispetto agli avvenimenti del conflitto siriano.
Con il distacco dell'ISIS dalle altre forze della [[coalizione nazionale siriana]] e la nascita del cosiddetto "[[califfato]]" guidato da [[Abu Bakr al-Baghdadi]], al-Shīshānī ha rapidamente asceso posizioni all'interno dei vertici dello Stato Islamico, tanto che si è parlato di lui come possibile comandante dell'esercito di terra dell'IS dopo la morte di [[Abu Abd al-Rahman al-Bilawi|Abū ʿAbd al-Raḥmān al-Bilāwī]], avvenuta a [[Mosul]] nel giugno 2014.<ref>[
Nominato comandante militare dell'ISIS in Siria,<ref>[http://washingtonexaminer.com/chechen-in-syria-a-rising-star-in-extremist-group/article/feed/2146182 "Chechen in Syria a rising star in extremist group"] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140714130320/http://washingtonexaminer.com/chechen-in-syria-a-rising-star-in-extremist-group/article/feed/2146182 |data=14 luglio 2014 }}, Associated Press, 2 luglio 2014</ref> il 16 settembre 2014 ha lanciato le sue truppe all'[[assedio di Kobanê]], perdendo però contro i [[peshmerga]] [[curdi]] a [[gennaio]] [[2015]].<ref>{{cita web|url=http://www.ilpost.it/2015/01/26/curdi-vincono-kobane/|titolo=I curdi hanno riconquistato Kobane|data=26 gennaio 2016|accesso=19 maggio 2016}}</ref>
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