Ivan Bučko: differenze tra le versioni

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Nell'agosto del [[1939]] visitò gli insediamenti ucraini nell'[[America Meridionale]]. Pochi mesi dopo divenne [[parroco]] della parrocchia di San Giura a [[New York]] e assistente del vescovo [[Konštantín Bohačevskyj]]. Il 17 aprile [[1940]] venne nominato [[vescovo ausiliare]] dell'[[Arcieparchia di Filadelfia|esaracato apostolico degli Stati Uniti d'America]]. Fu anche [[sincello]] per la zona di [[Filadelfia]] e [[parroco]] a [[New York]]. Nel novembre del [[1941]], ritornò in [[Europa]] sperando di arrivare a [[Leopoli]] ma si stabilì a [[Roma]] presso il [[Pontificio collegio ucraino|Pontificio collegio ucraino di San Giosafat]]. Nel [[1942]] venne nominato rappresentante presso la [[Santa Sede]] della [[Chiesa greco-cattolica ucraina]]. Nel [[1945]], dopo l'arresto da parte dei bolscevichi dell'intero episcopato, monsignor Bucko rimase l'unico rappresentante della [[Chiesa greco-cattolica ucraina]] in [[Europa]]. Il 28 luglio dello stesso anno rinunciò al suo ufficio di [[vescovo ausiliare]]. In quei mesi fondò il Comitato ucraino di assistenza a [[Roma]].
 
 
 
Il 27 aprile [[1953]] [[papa Pio XII]] lo nominò [[arcivescovo titolare]] di [[Arcidiocesi di Leucade|Leucade]] e [[visitatore apostolico]] per i fedeli della [[Chiesa greco-cattolica ucraina]] in [[Europa occidentale]]. Assunse quindi la cura spirituale degli esuli dal regime bolscevico. In questo campo si dimostrò un padre spirituale e un protettore del suo gregge, non solo come arcivescovo, ma come cittadino e patriota consapevole. Avendo legami con individui influenti e accesso diretto a [[papa Pio XII]] riuscì a proteggere i suoi figli spirituali dal rimpatrio violento e cercò di fornire assistenza materiale soprattutto ai bambini e alle persone deboli. Grazie ai suoi sforzi, molti sfollati dei campi ottennero il permesso di stabilirsi in [[Europa]] e in [[America]]. Monsignor Bucko si preoccupò anche della situazione dei soldati ucraini della [[14. Waffen-Grenadier-Division der SS]], i cui soldati erano nel campo di prigionia di [[Rimini]], sotto custodia britannica. [[Stalin]] aveva infatti invitato il governo britannico a estradarli in [[Unione Sovietica]] dove sarebbero stati processati per [[tradimento (reato)|tradimento]]. Quando la minaccia divenne più concreta, monsignor Bucko visitò nottetempo il pontefice e gli chiese di esercitare la sua influenza per non consegnare molti giovani a morte certa. Più tardi, grazie ai suoi sforzi, molti giovani ragazzi furono liberati e poterono riprendere gli studi universitari e ricevere borse di studio. Partecipò al [[Concilio Vaticano II]].