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Durante l'ultimo secolo dell'età repubblicana la città fu coinvolta nelle guerre civili, rimanendo sempre fedele al popolo romano e a [[Caio Mario]]<ref name="maroni31"/>. Per questa sua secolare fedeltà a Roma, ad Ariminum furono riconosciuti nel 90 a.C. la cittadinanza romana e il rango di primo municipio cispadano. Nel 49 a.C., dopo il passaggio del [[Rubicone]] (che segnava l'inizio del territorio urbano di Roma, il Pomerium, e di cui è tuttora incerta l'identificazione), [[Giulio Cesare]] rivolse un discorso alle proprie [[legione romana|legioni]] nel [[Foro (archeologia)|Foro]] di Rimini, pronunciando la celebre frase «''[[Alea iacta est]]''» (il dado è tratto).
Nella prima età imperiale Rimini godette di un lungo periodo di prosperità e rinnovamento urbano, e fu oggetto delle attenzioni degli [[imperatori
Dal III secolo d.C., ormai perduto quel ruolo diretto nella storia d'Italia che la città aveva raggiunto all'epoca di [[Augusto]], Ariminum fu soggetta a un progressivo declino e a trasformazioni sociali e culturali, tra cui la diffusione di culti orientali, dovuti ai rapporti commerciali e alla presenza di numerosi funzionari e mercanti stranieri<ref name = giorgetti45-47 >{{cita|Giorgetti |p. 45-47.|giorgetti}}.</ref>. Le prime invasioni barbariche, affrontate con la costruzione di una nuova cinta muraria in età aureliana, portarono a un'inesorabile decadenza e ad un arresto dell'espansione urbana<ref name = maroni61 >{{cita|Maroni e Stoppioni|p. 61.|maroni}}.</ref>.
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