Musica rinascimentale: differenze tra le versioni
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Sempre all'inizio del Cinquecento gli eccessi della scuola fiamminga nel secolo precedente provocarono una reazione e una nuova tendenza alla semplificazione, come si può vedere nell'opera di [[Josquin Des Prez]] e dei suoi contemporanei fiamminghi e, più tardi, nell'opera di [[Giovanni Pierluigi da Palestrina]], che era, in parte, spinta dalle limitazioni imposte alla musica sacra dal [[Concilio di Trento]] che scoraggiava l'eccessiva complessità. Le complessità dei canoni quattrocenteschi furono progressivamente abbandonate dai fiamminghi in favore dell'imitazione a due e tre voci (fino ad arrivare a sei voci reali) e con l'inserimento di sezioni in [[omofonia (musica)|omofonia]] che sottolineavano i punti salienti della composizione. Palestrina, dal canto suo, produsse composizioni in cui un [[contrappunto]] fluido alternava fittamente [[Consonanza e dissonanza|consonanze e dissonanze]] con un suggestivo effetto di sospensione. La transizione ad un tactus di due semibrevi per breve era a questo punto quasi definitiva e il tre su uno veniva riservato ad effetti speciali volti a sottolineare momenti di tensione, l'esatto opposto della tecnica prevalente cent'anni prima.
Alla fine del secolo, con il trattato ''De Institutioni Harmonicae'' del compositore e teorico musicale italiano [[Gioseffo Zarlino]] ([[1589]]) si definiscono finalmente in modo completo ed esauriente le leggi dell'[[armonia]] (e quindi della [[polifonia]]). Nasce da qui la definizione dei due modi cardine della musica moderna: i [[modo musicale|modi]] maggiore e minore.
== Tavola sinottica dei compositori rinascimentali (1380-1640) ==
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