Moduino: differenze tra le versioni

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Le notizie biografiche sono scarse e poco sicure e non si conoscono né la data né il luogo di nascita. Probabilmente studiò e ricevette la sua prima formazione nel Sud della Francia, a [[Lione]], dove nel primo decennio del IX secolo fu abate del monastero di Saint-Georges<ref>Per le notizie bibliografiche: F. Brunhölzl, 1990 pp. 67 e Peter C. Jacobsen, 2012 pp. 82-83.</ref>.
 
Intorno all’800, ancora molto giovane, entrò nella corte carolingia e intrecciò rapporti con i principali intellettuali dell’epoca: fu allievo di [[Alcuino di York|Alcuino]], il quale gli dedicò il carme “E''n tuus Albinus''” <ref>MGH, PLAC I, 1881, pp. 249 (carm.32).</ref>; strinse una profonda amicizia con [[Teodulfo]] d’Orleans, a cui scrisse una lettera per consolarlo dell’ esilio nell’820; conobbe anche [[Angilberto di Saint-Riquier|Angilberto]], al quale fa affettuosamente riferimento nella prima egloga<ref>I, 85 ''meus Homerus.''</ref>, e [[Eginardo]].
 
Moduino assunse un ruolo di primo piano sotto il successore di Carlo, [[Ludovico il Pio]], di cui divenne uno dei più fedeli consiglieri. Nell’815 fu nominato vescovo della città di Autun, carica che mantenne fino alla morte. Durante le tormentate lotte intestine degli anni ‘30<ref>Le guerre che insanguinarono ripetutamente l'Impero sorsero per la successione al trono e portarono i figli dell'imperatore [[Lotario I|Lotario]], [[Pipino d'Italia|Pipino]] e [[Ludovico il Germanico]] a scontrarsi ripetutamente col padre e il fratellastro (Carlo il Calvo). Episodio culminante fu la battaglia di Colmar (833), che portò alla deposizione di Ludovico il Pio.</ref>, Moduino rimase sempre leale a Ludovico e [[Carlo il Calvo]]. Per questa sua fedeltà, [[Valafrido Strabone|Walafrido Strabone]] lo paragona "al marinaio che osserva gli scogli ​​e li segnala al pilota, impedendo alla nave di fare naufragio”<ref>E. Caillemer, 1882 pp. 15 e MGH, PLAC II, 1884, pp. 355-356 (''o proreta, pio studium dispone labori, ne fluctum mergat qui furit in brevibus).''</ref>.
 
Nel’835 Ludovico riuscì a riprendere definitivamente il controllo dell’impero e, durante il [[sinodo di Thionville]], fece deporre gli uomini di chiesa che lo avevano tradito; tra essi vi era [[Agobardo di Lione|Agobardo]], arcivescovo di Lione e sostenitore di Lotario. Dopo la sua destituzione, Moduino assunse, in qualità di ''[[Missi dominici|missus dominicus,]],'' la reggenza della diocesi di Lione fino all’837. Durante l’incarico si dimostrò un capace funzionario e tentò di limitare il potere ecclesiastico locale subordinandolo all’autorità civile; per questo, fu violentemente attaccato da [[Floro di Lione|Floro]], allievo di Agobardo e assertore dell’indipendenza della chiesa, che lo accusò di aver fatto giudicare dei chierici a dei tribunali laici, “avendo così dimostrato meno pietà di [[Costantino I|Costantino]] appena uscito dal paganesimo”<ref>Per la vicenda di Floro: E. Caillemer, 1882 e MGH, PLAC II, 1884 pp. 554-564 (carm. 26-27-28).</ref>.
 
Morì tra 840 e 843.
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Il ragazzo sogna di essere accolto a corte (''sedes davidicas'') e potersi dedicare all’''otium'' e al ''ludus'' poetico, ma il ''senex'' lo rimprovera duramente: con aspre parole insulta la sua poesia rozza e stonata (''Rustica raucisonae […] carmina Musae''), indegna di cantare pubblicamente le lodi dell’imperatore<ref>Sull’espressione ''carmina publica'' e ''publica canis'', si veda Godman, 1987 pp. 11 e 79.</ref> (''publica nulla canis, nulli tua carmina digna),'' e lo invita a tornare a comporre versi per i pastori (''Rura colendo fuit melius tibi stiva tenere, Agricolam patrio cantando imitarier usu''). Il giovane poeta non si dà per vinto e loda la generosità di Carlo che dà a tutti in base ai meriti di ciascuno e che spesso ama divertirsi componendo e ascoltando versi spensierati<ref>Due concetti che Moduino riprende da Angilberto, si veda il carme 2 al vv.14 sg. ''David amat vates, vatorum est gloria David.''</ref>.
 
Al ''vates'', che gli ricorda la fine del pettegolo Ovidio (''naso loquax''), esiliato e caduto in disgrazia, perché aveva fatto arrabbiare Ottaviano con le sue poesie stravaganti (''dicta peregrinis cumulavit biblis'') <ref>È evidente che in Moduino Ovidio non rappresenta solamente un paradigma formale, ma anche una maschera dietro cui celare i motivi profondi della sua poesia: il poeta esule a Tomi è immagine di Moduino lontano dalla corte e Carlo, nuovo Ottaviano, ha la possibilità di (ri)ammettere a corte Nasone. Per tutto si veda Whitta, 2002.</ref>, risponde con un elenco di sette poeti beneficati dai propri patroni: tre sono presi dall’antichità (Virgilio, Lucano ed Ennio), quattro sono contemporanei (Omero-Angilberto, Flacco-Alcuino, Teodulfo e Nardo-Eginardo). Tutti quanti avevano ricevuto onori e ricchezze (''commercia rerum'') grazie alle loro opere, dimostrando che i sovrani rispettano la poesia. Vinto dalle argomentazioni del ragazzo (''puerilibus armis'') il vecchio tace.
 
Ai versi 24-27, il puer Moduino dà vita a un celebre immagine, che esprime emblematicamente gli ideali della rinascita carolingia: il re Carlo ammira dall’alto la città di Aquisgrana, che col suo splendore rinnova i fasti dell’antica Roma.
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Il KMLP è un componimento poetico in esametri in lode di Carlo Magno, che descrive l’incontro tra il papa [[Papa Leone III|Leone III]] e l’imperatore, avvenuto a [[Paderborn]] nel 799. Diversi studiosi hanno proposto l’attribuzione di questo componimento a Moduino, apportando prove di carattere stilistico e contenutistico.
 
Dal punto di vista formale, le somiglianze con le poesie di Moduino sono notevoli: alcuni versi sono ripresi quasi letteralmente e alcune espressioni rappresentano un hapax in tutta la letteratura medievale; la scarsa circolazione delle sue opere sembra rendere improbabile la citazione consapevole da parte di un secondo autore. Inoltre, nel KMLP si riscontrano alcune immagini caratteristiche di Moduino: Carlo che ammira dall’alto Aquisgrana, accostata alla nuova Roma che risorge, l’imperatore che viene paragonato al sole, una attenta descrizione del paesaggio, la scrittura paragonata alla navigazione, l’''affectatio modestiae'', la polemica con i ''senes vates''.
 
Dal punto di vista strutturale, mentre nell’epilogo delle egloghe si esprime il desiderio di cantare le gesta del sovrano, nel prologo del KMLP si fa riferimento a due poemetti composti dallo stesso autore in precedenza: l’ipotesi che i due testi siano complementari sembra plausibile. A questi elementi, si aggiungono motivazioni di carattere codicologico (l’unico manoscritto del KMLP conservato contiene anche le opere di Moduino) e metrico.