Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni

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I pavesi, che non tolleravano il dominio tedesco, si ribellarono e costrinsero l'imperatore a fuggire dalla città.
 
Per dieci anni, tra il [[1004]] ed il [[1014]], Arduino cercò di mantenere la corona d'Italia, non riconoscendo l'incoronazione di Enrico II, tanto da emettere diplomi regi e coniando una sua moneta.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=franca maria|cognome=vanni|titolo=il denaro di Arduino trovato a Bolsena|lingua=en|accesso=2018-11-28|url=httphttps://www.academia.edu/17962594/il_denaro_di_Arduino_trovato_a_Bolsena}}</ref> La forte opposizione dei vescovi e di alcuni conti e marchesi fedeli all'imperatore non gli permise però di esercitare la sua autorità su molte terre del regno. Egli cercò anche di contrastare il potere dell'arcivescovo Arnolfo, caldeggiando la nomina all'episcopato di Asti del fratello di Olderico, [[Alrico]].
 
Nel [[1007]], attaccato nelle sue terre, Arduino si rifugiò nella roccaforte di [[Sparone]], nell'Alto Canavese tra la [[Val Soana]] e la [[Valle dell'Orco]]. Mentre era costretto a Sparone i suoi vassalli compirono una serie di incursioni su [[Novara]], [[Vercelli]] e [[Como]].<ref name=":0" /> Arduino, asserragliato, riuscì a sostenere vittoriosamente l'assedio tra il [[1004]] ed il [[1005]] condotto dal vescovo [[Leone di Vercelli]]. Segue un periodo di scarse informazioni storiche.