La marcia su Roma: differenze tra le versioni
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Sotto la veste tragicomica di una tipica [[commedia all'italiana]] in realtà il film presenta una ricostruzione satirica <ref>«È certamente un bene che taluni temi della nostra storia recente, fino a poco tempo fa considerati tabù, siano ormai alla portata di chi ne vuol fare spettacolo.» ([[Tullio Kezich]], ''Il cinema degli anni sessanta'', 1962-1967, Edizioni Il Formichiere )</ref> dell'avvento del fascismo.<ref>Francesca Tacchi, ''Storia illustrata del fascismo'', Giunti Editore, 2000 p.47</ref><ref>[http://www.cineblog.it/post/328707/28-ottobre-1922-la-marcia-su-roma-i-film-sulla-genesi-della-dittatura-fascista «...sotto la patina di comicità gli spunti di riflessione sono molteplici e Risi mette in luce la natura di una parte dei protagonisti del fascismo:...»]</ref>
Il protagonista interpretato da Vittorio Gassman rappresenta la condizione dei reduci che risentono della grave crisi economica del dopoguerra e che vedono come per altri la guerra sia stata invece un'occasione per arricchirsi.<ref>[
Il capitano Paolinelli invece raffigura il malessere di coloro che nella guerra si erano in qualche modo realizzati e che ora si sentivano disadattati nella nuova condizione di pace. Quindi ambedue sperano nel [[fascismo]] che si proclama tutore degli ex-combattenti e persecutore dei [[capitalismo|capitalisti]] profittatori arricchitisi con le forniture militari. Il contadino Gavazza, cattolico del [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare]], è invece attirato dal fascismo poiché questo gli promette una [[rivoluzione]] proletaria e contadina che gli darà la terra. Anche qui sono evidenziate nel film le responsabilità dei cattolici che videro nel fascismo un argine contro il [[socialismo]].
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