Storia dell'archivistica: differenze tra le versioni

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Per '''storia dell'archivistica''' si intende la riflessione condotta dagli intellettuali prima, e poi dagli archivisti, intorno alla realtà degli archivi. Tale riflessione, che si basa sulla considerazione dell'identità ontologica di che cosa sia l'archivio e quali siano le sue funzioni all'interno del contesto della civiltà umana, nacque a partire dall'[[Storia antica|età antica]] e si sta protraendo finora con lo sviluppo delle tecnologie informatiche nella sua [[Archivistica informatica|declinazione digitale]].
== Storia dell'archivistica ==
===Vicino Oriente antico===
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Nella seconda metà dell'Ottocento, però, vi fu una reazione nei confronti del metodo per materia. In Francia, su proposta dello storico [[Natalis de Wailly]], il ministero degli Interni emanò una circolare (le ''Instructions'' del 24 aprile 1841) in cui si stabilisce il principio di provenienza o rispetto dei fondi<ref>{{Cita|Valenti|p. 159}}</ref>.
 
In Italia, dove tale metodo era già applicato nel [[Regno delle Due Sicilie]] e nello [[Stato Pontificio]] tra il 1818 e il 1839, fu definitivamente messo in opera dall'archivista toscano Francesco Bonaini (1806-1874) il quale riorganizzò l'[[Archivio di Stato di Firenze]] secondo quello che verrà definito "metodo storico", come espresso nel 1867 in una note al Ministero dell'Istruzione:{{Citazione|...dal pensare come gli archivi si sono venuti formando e accrescendo nel corso dei secoli, emerge il più sicuro criterio per il loro ordinamento [...] Entrando in un grande archivio, l’uomo che già sa, non tutto quello che v’è, ma quanto può esservi, comincia a ricercare non le materie ma le istituzioni.|Francesco Bonaini, in {{Cita|Valenti|''Riflessioni sulla natura e struttura degli archivi'', p. 87}}}}Secondo Bonaini, dunque, non si deve rispettare soltanto il soggetto produttore, ma bisogna ricrearlo esattamente come lo aveva organizzato, operando dunque una ricostruzione storica. Tale metodologia sarà alla base poi dell'archivistica attuale, venendo fatta propria sia dalla legislazione italiana che dal primo manuale di archivistica moderna, il ''Manuale degli archivisti olandesi'', tradotto nel 1905 in tedesco e nel 1908 in italiano.
 
==== La distinzione tra gli archivi "storici" da quelli "correnti" ====
Sempre nel XIX secolo si sviluppa la separazione tra la fase di creazione e utilizzo e la fase di conservazione: ora ci sono luoghi che producono solo documentazione storica distinti da quelli in cui sono custoditi solo documenti che hanno una finalità pratica e a breve termine<ref>{{Cita|Angelucci|p. 74}}</ref>.
 
=== TraL'archivistica XXdel e XXI secoloNovecento ===
 
==== DiplomaticaTra '800 e archivistica'900: dalla scuola toscana nela Primoquella Novecentomaceratese ====
Il metoodo storico del Bonaini, per quanto fosse stato "consacrato" con la [[Commissione Cibrario]] del 1870 e con il [[Regio decreto|R.D.]] 1852/1874 quale metodo ufficiale dell'ordinamento archivistico, fu però criticato perché troppo teorico e perché lo stesso Bonaini non lasciò degli scritti che ne esponessero il pensiero. [[Arnaldo D'Addario]], per esempio, guardava con maggior favore all'opera di un allievo di Bonaini, [[Salvatore Bongi]], e all'opera di [[Cesare Guasti]] il quale voleva che la scienza archivistica fosse insegnata nelle apposite scuole e che «l'archivio fosse scuola», pensiero ripreso da [[Carlo Malagola]] il quale voleva che la [[paleografia]] e la [[diplomatica]], benché viste come scienze nobili e autonome in sé stesse, non fossero superiori all'archivistica, ma il contrario. Pensiero raccolto poi nel D.R. del 1896.
La strada che porta ad una sempre maggiore apertura della scienza diplomatica alla dottrina archivistica è ancora, nei primi anni del [[XX secolo|Novecento]], tracciata dagli eruditi della grande scuola tedesca. Nel 1908 [[Karl Brandi]], Harry Bresslau e Michael Tangl davano vita alla celebre rivista ''Archiv für Urkundenforschung'', accompagnando al primo volume un'ampia introduzione per chiarirne il programma.
Obiettivo dichiarato dei tre studiosi era di superare, una volta per tutte, quel metodo critico che sino allora aveva legato la diplomatica all'esclusivo compito di discernere vero e falso documentario; la “vecchia diplomatica” di Theodor von Sickel veniva accusata di aver ristretto notevolmente l'accezione di documento (Urkunde) alla testimonianza scritta, redatta secondo determinate forme e relativa ad azioni o fatti di natura giuridica.
Il nuovo indirizzo scientifico avrebbe dovuto invece rivolgere la propria attenzione allo studio delle cancellerie e dei centri scrittori, considerando ogni singolo stadio della formazione documentaria ed estendendo il campo d'indagine non solo ad Akten ed Urkunden ma necessariamente anche agli Entwürfe, ai Konzepte, ai Briefe e ai Bücher degli enti produttori di documentazione.
In questo modo, secondo gli autori dell'Archiv, si sarebbe potuto includere un nutrito gruppo di fonti sino allora ignorato dalla dottrina ufficiale, facendo della urkundlichen Quellen l'oggetto della “nuova” diplomatica.
 
Nel frattempo, a Macerata si stava sviluppando una nuova corrente di pensiero all'interno della scienza archivistica: Lodovico Zdekauer ed Ezio Sebastiani, quest'ultimo allievo del primo che era docente di [[diritto]] all'[[Università degli Studi di Macerata|università marchigiana]] ed ex archivista all'[[Archivio di Stato di Siena]] e allievo di Bonaini stesso, proponevano che gli archivi rientrassero all'interno dei [[Demanio|beni demaniali]] dello Stato (per la precisazione, questa teoria fu esposta con la tesi di Sebastiani in diritto nel 1902).
Il “vento tedesco” non tardò ad attraversare anche il mondo accademico italiano; nel [[1909]], in una prolusione intitolata Diplomatica e storia, tenutasi in occasione dell'inaugurazione del nuovo anno accademico del reale Istituto di Studi superiori, Pratici e di Perfezionamento di Firenze, [[Luigi Schiaparelli]] affermava:
 
==== La scuola milanese del Primo Novecento ====
“ ''[…] vorrei ancora parlarvi di nuovi campi di ricerche aperte alla diplomatica. Alludo allo studio degli acta […] una serie ricca che comprende le notizie […] i formulari, le testimonianze […]. Oltre agli acta alludo alle litterae […]. ''
{{Vedi anche|Archivio di Stato di Milano#Storia}}
La critica ha in queste scritture, numerose e varie più di quanto non a tutti appaia, un materiale prezioso da vagliare”.
Il metodo peroniano, seguito ancora in particolar modo sotto [[Luigi Osio]] (1851-1873) e in parte sotto [[Cesare Cantù]] (1873-1895), fu abbandonato completamente con l'arrivo, a Milano, del conte [[Reggio Emilia|reggiano]] [[Ippolito Malaguzzi Valeri]] (1899-1905) il quale, già reduce dal riordinamento dell'Archivio di Stato di Modena secondo i principi adottati da Bonaini in Toscana e in [[Emilia]], intendeva apportare delle modifiche radicali anche al sistema archivistico milanese. La sua prematura scomparsa nel 1905 fu raccolta però da [[Luigi Fumi]] (1905-1920) il quale, entrato in contatto anch'egli con il principio di provenienza e il metodo storico di Bonaini, intese non soltanto portare avanti il programma del Malaguzzi Valeri avvalendosi di promettenti archivisti e diplomatisti quali [[Cesare Manaresi]], [[Giuseppe Bonelli]] e [[Giovanni Vittani]], riordinando dov'era possibile i fondi peroniani; ma anche rivitalizzare il programma della scuola annessa all'Archivio, patrocinando come manuale di studio quel ''Manuale'' di Faith, Frein e Müller che fu tradotto ed edito nel 1908 proprio da Bonelli e da Vittani. La scuola e l'archivio, così, diventarono centro d'interesse a livello nazionale, grazie alla stesura dell'''Annuario'' dal 1911 al 1919 e alle ''Prolusioni'' che il Vittani, direttore della scuola, teneva all'inizio di ogni anno accademico.
 
==== La scuola romana ed Eugenio Casanova ====
E ancora:
{{Vedi anche|Eugenio Casanova}}
Mentre la diplomatica, con crescente interesse, si avvicinava allo studio del materiale archivistico e del processo di formazione del documento, laLa dottrina archivistica, che aveva compiuto dalla sua tarda investitura “ufficiale” alla fine dell'Ottocento straordinari progressi, cercava di affermare la propria autonomia epistemologica rispetto alla paleografia e alla diplomatica, accentuando le distanze e le divergenze nei principi e nelle finalità di ricerca.È certamente ad [[Eugenio Casanova]] che possiamo ricondurre questo difficilissimo compito, proprio negli stessi anni in cui infervorava il dibattito tra i diplomatisti tedeschi: Casanova si poneva così sulla stessa linea inaugurata nei primissimi anni del Novecento dai principali esponenti della Scuola archivistica milanese.
 
Così anche nelle Scuole degli Archivi di Stato sia il “programma generale di paleografia e dottrina archivistica” che il “programma di idoneità per la promozione a primo archivista” sancivano “l'importanza secondaria degli interessi delle ricerche storiche nell'ordinamento degli archivi” . In realtà, molto più temperato agli esordi, Casanova, in una recensione della prolusione e del programma di paleografia e diplomatica di Lodovico Zdekauer, nel 1897 , aveva rilevato come nella Facoltà di diritto l'accento era stato giustamente posto sulla diplomatica, con “maggiore, anzi soverchiante larghezza” rispetto alla paleografia, essendo rispetto a quest'ultima, di maggiore utilità sia ai giuristi che agli archivisti. Nel quinquennio 1914-1919, in pieno sforzo bellico, [[Eugenio Casanova]] cambiava rotta fondando «Gli Archivi Italiani», prima rivista a carattere nazionale totalmente dedicata all'archivistica, ma aperta alle “discipline ausiliari”, paleografia e diplomatica.
''“Abbiam parlato esclusivamente di diplomatica medievale, ma la nostra scienza può, anzi, deve, estendersi anche ai documenti della storia moderna; e applicando ad essi e alle loro raccolte il metodo diplomatico, si raggiungono risultati simili a quelli avvertiti.”''
Sulle Scuole, lo studioso torinese ricordava la necessità di una maggior cura nell'insegnamento dell'archivistica, la quale doveva costituire l'oggetto principale della cultura dei funzionari; nel [[1916]] lo stesso aveva lodato la creazione di un insegnamento di archivistica da parte di [[Luigi Genuardi]] di Molinazzo, docente di storia del diritto italiano presso l'[[Università degli Studi di Palermo|Università di Palermo]] . Bisogna attendere il 1925 perché proprio a Casanova sia affidato il primo insegnamento universitario presso la Facoltà di scienze politiche dell'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|Università di Roma]], incarico che fu portato avanti ininterrottamente fino al 1935. Ma è del [[1928]] la prima edizione del famoso manuale ''Archivistica'', opera più vasta e completa della disciplina sino ad allora e punto di partenza per le successive speculazioni teoriche. Altissimo, nell'opera, il concetto dell'archivistica e dell'importanza di essa al di sopra di ogni disciplina per la formazione dei futuri archivisti, ricordando che
 
Le radicali affermazioni contenute nell'introduzione dell'Archiv e le ottimistiche linee di sviluppo tracciate da Schiaparelli, suscitarono un vivacissimo dibattito scientifico che l'incombere del primo conflitto mondiale riaprì verso la fine degli anni venti, in Austria, per merito di [[Oswald Redlich]].
Nel [[1926]] il diplomatista austriaco riprendeva nel saggio intitolato Fortschritte der Urkundenlehre, all'interno della rivista Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, le linee programmatiche della scuola tedesca: partendo dal concetto di scrittura come mezzo per conseguire scopi giuridici, Redlich estendeva il campo d'azione della diplomatica allo studio dei documenti “come fattori e prodotti della vita giuridica e della cultura scritta, dell'amministrazione, dell'economia e della politica” . Era pertanto necessario che i diplomatisti applicassero il proprio metodo d'indagine al di fuori della Mittelalterlischen Forschung cimentandosi nello studio del documento greco e romano d'età antica, o come aveva fatto peraltro lo stesso von Sickel, del mare magnum pergamenaceo e cartaceo d'età moderna.
La centralità della nozione generale di “funzione giuridica del documento” fu ripresa di lì a poco anche da Steinacker nel suo Die antiken Grundlagen der frühmittelalterlichen Privaturkunde, primo studio nella storia della diplomatica ad affrontare nello specifico il problema della documentazione tardo antica ed altomedievale.
Con una dichiarazione ancor più audace dei suoi predecessori, Steinecker prospettava la nuova diplomatica come storia della documentazione, storia del ruolo della scrittura e della cultura scritta nella vita del diritto.
 
Mentre la diplomatica, con crescente interesse, si avvicinava allo studio del materiale archivistico e del processo di formazione del documento, la dottrina archivistica, che aveva compiuto dalla sua tarda investitura “ufficiale” alla fine dell'Ottocento straordinari progressi, cercava di affermare la propria autonomia epistemologica rispetto alla paleografia e alla diplomatica, accentuando le distanze e le divergenze nei principi e nelle finalità di ricerca.
È certamente ad [[Eugenio Casanova]] che possiamo ricondurre questo difficilissimo compito, proprio negli stessi anni in cui infervorava il dibattito tra i diplomatisti tedeschi.
Casanova si poneva così sulla stessa linea inaugurata nei primissimi anni del Novecento dai principali esponenti della "Scuola archivistica milanese", in particolar modo Ippolito Malaguzzi e [[Giovanni Vittani]], entrambi eccellenti diplomatisti e paleografi. E a quest'ultimo, in collaborazione con Giuseppe Bonelli, che si dovette nel 1908 la traduzione del manuale degli archivisti olandesi Muller, Feith e Fruin, composto tra 1898 e 1905 e che codificava, per così dire, quei principi adottati in Italia dal 1875 ma rimasti altamente disattesi. Nel manuale si affermava con chiarezza che
 
''“nell'ordinare un archivio si deve soltanto in secondo ordine badare agli interessi delle ricerche storiche […] le esigenze archivistiche hanno la precedenza su quelle storiche”''.
 
Così anche nelle Scuole degli Archivi di Stato sia il “programma generale di paleografia e dottrina archivistica” che il “programma di idoneità per la promozione a primo archivista” sancivano “l'importanza secondaria degli interessi delle ricerche storiche nell'ordinamento degli archivi” .
In realtà, molto più temperato agli esordi, Casanova, in una recensione della prolusione e del programma di paleografia e diplomatica di Lodovico Zdekauer, nel 1897 aveva rilevato come nella Facoltà di diritto l'accento era stato giustamente posto sulla diplomatica, con “maggiore, anzi soverchiante larghezza” rispetto alla paleografia, essendo rispetto a quest'ultima, di maggiore utilità sia ai giuristi che agli archivisti.
Nel quinquennio 1914-1919, in pieno sforzo bellico, [[Eugenio Casanova]] cambiava rotta fondando "Gli Archivi Italiani", prima rivista a carattere nazionale totalmente dedicata all'archivistica, ma aperta alle “discipline ausiliari”, paleografia e diplomatica.
Sulle Scuole, lo studioso torinese ricordava la necessità di una maggior cura nell'insegnamento dell'archivistica, la quale doveva costituire l'oggetto principale della cultura dei funzionari; nel [[1916]] lo stesso aveva lodato la creazione di un insegnamento di archivistica da parte di [[Luigi Genuardi]] di Molinazzo, docente di storia del diritto italiano presso l'[[Università di Palermo]] .
Bisogna attendere il 1925 perché proprio a Casanova sia affidato il primo insegnamento universitario presso la Facoltà di scienze politiche dell'[[Sapienza - Università di Roma|università di Roma]], incarico che fu portato avanti ininterrottamente fino al 1935.
Ma è del [[1928]] la prima edizione del famoso manuale di Archivistica, opera più vasta e completa della disciplina sino ad allora e punto di partenza per le successive speculazioni teoriche.
 
Altissimo, nell'opera, il concetto dell'archivistica e dell'importanza di essa al di sopra di ogni disciplina per la formazione dei futuri archivisti, ricordando che
 
“[…] ''non tutti gli atti di un archivio richiedono l'intervento di un paleografo, di un diplomatista […] mentre tutti invece esigono quello di un archivista”''.
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==Voci correlate==
*[[SfragisticaFrancesco Bonaini]]
*[[Luca Peroni]]
*[[Archivio]]
*[[Archivistica]]
*[[Archivistica informatica]]
 
== Collegamenti esterni ==