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== Contesto ==
Nel XX secolo le economie locali di questi Stati si sono specializzate in produzioni su larga scala di prodotti finiti per l’industria pesante e di beni di consumo, così come nel trasporto e nella lavorazione dei materiali grezzi richiesti dall’industria pesante.<ref>Teaford, Jon C. ''Cities of the Heartland: The Rise and Fall of the Industrial Midwest''. Bloomington: Indiana University Press, 1993.</ref> L’area è conosciuta come “cintura della produzione” (''Manufacturing Belt''),<ref>Meyer, David R. 1989. "Midwestern Industrialization and the American Manufacturing Belt in the Nineteenth Century." Journal of Economic History 49(4):921–937.
La fioritura delle industrie manifatturiere nella regione si deve in parte alla prossimità delle vie d’acqua dei Grandi Laghi e all’abbondanza delle strade asfaltate, dei canali e delle ferrovie. Da quando le infrastrutture dei trasporti collegarono i minerali di ferro del Minnesota settentrionale, del Wisconsin e del [[Penisola superiore|Michigan Superiore]] con il carbone estratto dai [[Appalachi|Monti Appalachi]], nacque la ''Steel Belt''. Presto si trasformò nella ''Factory Belt'' con la nascita delle grandi città industriali statunitensi, come [[Chicago]], [[Buffalo]], [[Detroit]], [[Milwaukee]], Gary, [[Cincinnati]], [[Toledo (Ohio)|Toledo]], [[Cleveland]], [[Akron (Ohio)|Akron]], [[Youngstown (Ohio)|Youngstown]], St. Louis, [[Cedar Rapids (Iowa)|Cedar Rapids]] e [[Pittsburgh]]. Questa regione per decenni attrasse immigrati dall’Impero Austro-Ungarico, dalla Polonia e dalla Russia, che garantivano agli impianti industriali risorse di manodopera a basso costo.<ref>McClelland, Ted.'' Nothin' but Blue Skies: The Heyday, Hard Times, and Hopes of America's Industrial Heartland''. New York: Bloomsbury Press, 2013.</ref>
In seguito a numerosi periodi di “boom” dalla fine del XIX secolo alla metà del XX secolo, le città di quest’area alla fine del secolo iniziarono a combattere per adattarsi a una molteplicità di condizioni sociali ed economiche avverse. Queste includono il declino dell’industria statunitense del ferro e dell’acciaio, lo spostamento della produzione negli Stati del Sud-Est per via del minor costo della manodopera,<ref>lder, Simeon, David Lagakos, and Lee Ohanian. "The Decline of the US Rust Belt: A Macroeconomic Analysis." 2012.
== Geografia ==
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Carbone, ferro e altri materiali grezzi erano imbarcati dalle regioni circostanti in quelli che si affermavano come i maggiori porti sui Grandi Laghi e servivano da snodo logistico per la regione che si estendeva in prossimità delle linee ferroviarie. Dalla direzione opposta arrivavano milioni di immigrati europei che popolarono le città sulle rive dei Grandi Laghi con una velocità senza precedenti. Chicago, notoriamente, negli anni quaranta dell'Ottocento era un emporio rurale, ma crebbe fino a diventare grande quanto [[Parigi]] al momento della Columbian Exposition del 1893.<ref>Kunstler, James Howard (1996). ''Home From Nowhere: Remaking Our Everyday World for the 21st Century''. New York: Touchstone/Simon and Schuster. ISBN 0-684-83737-4.</ref>
I primi segni di difficoltà negli Stati del Nord apparvero evidenti agli inizi del XX secolo, prima della fine degli anni del “boom”. Lowell, nel Massachusetts, che era stata il centro della produzione tessile degli USA, fu descritta dalla rivista ''Harper’s'' come un “depresso deserto industriale” già nel 1931,<ref>
Le città settentrionali attraversarono i cambiamenti che seguirono la fine della guerra, cioè l'inizio dell’emigrazione dei residenti verso comunità suburbane di più recente formazione<ref>
L'[[esternalizzazione]] della produzione di beni commerciabili è stato un importante problema della regione. Una causa è stata la [[globalizzazione]], con l'espansione in tutto il mondo di accordi di libero commercio. I gruppi anti-globalizzazione sostengono che il commercio con i paesi in via di sviluppo abbia portato a una forte concorrenza da parte di paesi come la [[Cina]], che aggancia la propria valuta al dollaro e ha salari locali molto più bassi, forzando la riduzione dei salari interni.
Alcuni economisti sono preoccupati dal fatto che gli effetti di lungo corso degli alti disavanzi commerciali e dell’esternalizzazione producano problemi economici negli USA<ref>Roberts, Paul Craig (August 7, 2003).Jobless in the USA Newsmax. Retrieved on June 23, 2009.</ref><ref>Hira, Ron and Anil Hira with forward by Lou Dobbs, (May 2005). ''Outsourcing America: What's Behind Our National Crisis and How We Can Reclaim American Jobs.'' (AMACOM) American Management Association. Citing Paul Craig Roberts, Paul Samuelson, and Lou Dobbs, pp. 36–38.</ref> con un alto [[debito estero]] (somma dovuta a creditori stranieri) e un serio deterioramento della posizione patrimoniale netta sull'estero (PNE) degli Stati Uniti (-24% del PIL).<ref name="ref_A">Bivens, L. Josh (December 14, 2004). Debt and the dollar ''Economic Policy Institute''. Retrieved on June 28, 2009.</ref><ref>Cauchon, Dennis and John Waggoner (October 3, 2004).The Looming National Benefit Crisis. USA Today.</ref><ref name="ref_B">Phillips, Kevin (2007). ''Bad Money: Reckless Finance, Failed Politics, and the Global Crisis of American Capitalism''. Penguin. ISBN 978-0-14-314328-4.</ref>
Alcuni economisti sostengono che gli USA stiano contraendo prestiti per finanziare il consumo dei beni importati, accumulando nel frattempo quantità insostenibili di debito.<ref
Dagli anni sessanta del Novecento, l’espansione degli accordi di libero commercio a livello mondiale è stata poco favorevole ai lavoratori statunitensi. Risulta più conveniente importare merci, come l’acciaio, prodotte in Paesi del [[Terzo mondo|Terzo Mondo]] con manodopera straniera a basso costo. A partire dalla recessione degli anni 1970-71, si è affermato un nuovo modello di economia della deindustrializzazione. La svalutazione competitiva, combinata con ogni successiva recessione, ha visto gli operai statunitensi sperimentare fasi di licenziamenti. Nel complesso, nella ''Factory Belt'' l’occupazione nel settore industriale è diminuita del 32.9% tra il 1969 e il 1996.<ref>Kahn, Matthew E. "The silver lining of rust belt manufacturing decline." Journal of Urban Economics 46, no. 3 (1999): 360–376.</ref>
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I problemi della ''Rust Belt'' persistono fino ad oggi, particolarmente negli stati orientali della regione dei Grandi Laghi, e molte metropoli industriali, una volta in crescita, hanno vissuto un drammatico declino.<ref>Feyrer, James, Bruce Sacerdote, and Ariel Dora Stern.[https://muse.jhu.edu/article/220315/pdf Did the Rust Belt Become Shiny? A Study of Cities and Counties That Lost Steel and Auto Jobs in the 1980s].''Brookings-Wharton Papers on Urban Affair''s (2007): 41–102.</ref> Dal 1970 al 2006 Cleveland, Detroit, Buffalo e Pitsburgh hanno perso il 45% circa della popolazione ed è crollato il reddito medio familiare: a Cleveland e Detroit circa del 30%, a Buffalo del 20% e a Pitsburgh del 10%.<ref>Daniel Hartley. "Urban Decline in Rust-Belt Cities." Federal Reserve Bank of Cleveland Economic Commentary, Number 2013-06, May 20, 2013. PDF</ref>
Sembrava che alla metà degli anni novanta in numerose aree metropolitane della Rust Belt la crescita negativa si fosse fermata, come indicavano gli indicatori statistici più significativi (disoccupazione, salari, ricambio della popolazione).<ref>Glenn King. Census Brief: "Rust Belt" Rebounds, CENBR/98-7, Issued December 1998.
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|+Variazioni demografiche nelle città della Rust Belt
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L’''addictive manifacturing'', o stampa in 3D, costituisce un'altra opportunità promettente per la rinascita del settore produttivo. Aziende molto innovative come la MakerGear di Beachwood, in Ohio, o la ExOne Company di North Huntingdon, in Pennsylvania, stanno progettando e realizzando prodotti industriali e al dettaglio utilizzando i sistemi di ''imaging'' in 3D.<ref>[http://www.post-gazette.com/businessnews/2013/06/13/Conference-in-Pittsburgh-shows-growing-allure-of-3-D-printing/stories/201306130342 "Conference in Pittsburgh shows growing allure of 3-D printing"]. By Len Boselovic / Pittsburgh Post-Gazette. June 13, 2013. Retrieved 2013-06-20.</ref> Non molto tempo fa, l’[[The Economist|''Economist'']] di Londra ha previsto una crescita della tendenza alla rilocalizzazione e all’''inshoring'' della produzione, mentre numerose aziende statunitensi stanno ritrasferendo i propri impianti produttivi dai Paesi oltreoceano.<ref>[http://www.economist.com/news/special-report/21569570-growing-number-american-companies-are-moving-their-manufacturing-back-united "Coming home: A growing number of American companies are moving their manufacturing back to the United States"]. ''The Economist''. Jan 19, 2013. Retrieved2013-06-20.</ref> Gli Stati della ''Rust Belt'' possono trarre vantaggio da questo processo di insourcing internazionale.
Comunque, l’automazione ha portato a un tipo di produzione che richiede un minor numero di lavoratori con competenze avanzate. Questa è la ragione per cui le assunzioni nel settore produttivo nella ''Rust Belt'' non hanno potuto compensare nemmeno lontanamente il numero dei licenziamenti.<ref>
Scavando nel passato e meditando sul futuro degli Stati della ''Rust Belt'', il rapporto della Brooking Institution suggerisce che la regione dei Grandi Laghi ha un considerevole potenziale di trasformazione, tenendo conto delle reti di commercio globale già esistenti, della capacità di produrre energia pulita e a basso tenore di carbonio, delle infrastrutture innovative svuiluppate e della rete dell’istruzione superiore.<ref>John C. Austin, Jennifer Bradley and Jennifer S. Vey.[https://www.brookings.edu/research/the-next-economy-economic-recovery-and-transformation-in-the-great-lakes-region/ ''The Next Economy: Economic Recovery and Transformation in the Great Lakes Region.'']. Brookings Institution Paper, September 27, 2010.</ref>
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