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Fu certamente la più nota attrice teatrale del suo tempo.<ref>
La sua carriera fu brillantissima e durò praticamente tutta la vita: l'abbandono delle scene precedette di poco la morte. Donna di gran carattere, ebbe un ruolo che andò molto al di là della semplice interpretazione. La sua forte personalità influenzò notevolmente anche la produzione teatrale, soprattutto per quanto riguarda [[Pierre de Marivaux|Marivaux]], col quale costruì un lungo sodalizio di gran successo.
== Biografia ==
=== Dalla nascita al debutto ===
Silvia Balletti nacque nel 1701 a [[Tolosa]]. All'epoca, in osservanza al decreto di allontanamento da Parigi che comminava il divieto di tenere rappresentazioni a meno di 30 [[Lega (unità di misura)|leghe]] dalla capitale, i comici italiani potevano esercitare la professione solo in provincia, il che però non significa che la loro situazione economica e sociale fosse di particolare disagio.<ref>La situazione degli attori italiani in Francia aveva subito nel tempo alterne vicende: dall’iniziale favore – la [[Théâtre de la comédie italienne|Comédie Italienne]] era stata fondata a Parigi nel 1680 con l’appoggio del re [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] – alla successiva disgrazia: la cosiddetta “cacciata” degli attori italiani del 1697, causata dalla reazione preventiva di Madame de Maintenon, la discussa moglie [[matrimonio morganatico|morganatica]] del monarca, alla messa in scena della commedia La fausse prude (La falsa pudica) nella quale temeva di essere messa alla berlina.
I documenti relativi al [[battesimo]] di Silvia chiariscono notevolmente lo status sociale<ref>
Silvia trascorse l'infanzia e l'adolescenza a [[Tolosa]] e, in occasione della riapertura della [[Comédie Italienne]]<ref>Dopo la morte del re [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] e l’avvento del [[Filippo II di Borbone-Orléans|Reggente]], uno dei primi atti del principe fu quello di richiamare nella capitale gli attori italiani messi al bando nel 1697. Il Reggente scrisse ad [[Antonio Farnese]], pregandolo di segnalargli una compagnia di attori che potesse far rinascere la Comédie Italienne. Il capocomico designato fu [[Luigi Riccoboni]], in arte Lelio, il quale fu chiamato a Parigi e partito da [[Modena]] dove viveva, giunse nella capitale nel 1716 con la sua compagnia.
La compagnia<ref>All’arrivo a Parigi (1716) la compagnia di Riccoboni era così formata: Primo amoroso [[Luigi Riccoboni]] (Lelio); Secondo amoroso, [[Giuseppe Balletti]] (Mario); Arlecchino, [[Tommaso Visentini]] (Thomassin); Pantalone, [[Pietro Alberghetti]]; Scapin, [[Giovanni Bissoni]]; Dottore, [[Francesco Materassi]]; Scaramuccia, [[Giuseppe Raguzzini]]; Prima amorosa, [[Elena Virginia Balletti]] (Flaminia); Seconda amorosa, Giovanna Rosa Benozzi, (Silvia); Servetta, [[Margherita Rusca]]; Cantanti: [[Fabio Sticotti]] e sua moglie [[Ursula Astori]] (Isabella).</ref> debuttò, il 18 maggio [[1716]], con la commedia ''L'Heureuse Surprise'' (L'Inganno fortunato).<ref>
Le rappresentazioni che si susseguirono portarono ad una affermazione sempre più decisa di Silvia e la giovane attrice arrivò ben presto a ricoprire il ruolo prestigioso di “prima amorosa”. L'attività proseguì con grande successo, tuttavia si andò delineando sin dall'inizio il conflitto tra i gusti del pubblico, che era rimasto legato alla rappresentazione tradizionale delle maschere italiane, e i progetti di Riccoboni che era un riformatore e intendeva passare dalla forma basata su canovacci, con largo spazio lasciato all'improvvisazione, a un teatro basato su testi scritti.
Inoltre c'era il problema della lingua, poiché il pubblico non intendeva l'[[lingua italiana|italiano]]; fu quindi necessario adattarsi rapidamente e in questo Silvia fu avvantaggiata perché il suo francese era reso ancora più accattivante dal leggero accento italiano.<ref>
=== Il matrimonio ===
La consuetudine di scena di Silvia con [[Giuseppe Balletti]], in arte “Mario”,<ref>
Essendosi trovato in una situazione analoga, in quanto aveva sposato nel 1715 la propria cugina germana<ref>
=== L'incontro con Marivaux ===
Il 17 ottobre [[1720]] andò in scena ''Arlequin poli par l'amour'' di [[Pierre de Marivaux|Marivaux]]. Inizia con questa rappresentazione un sodalizio tra l'autore emergente e Silvia, attrice ormai affermata, che produsse frutti insperati anche se fu talvolta interrotto da dissapori e incomprensioni. Rimane dubbio se la frequentazione sia rimasta soltanto sul piano professionale o se i due abbiano vissuto una vicenda sentimentale.
Il primo incontro ci è stato trasmesso in maniera probabilmente romanzata: si diceva<ref>
L'aneddoto, a prescindere dalla verità storica, chiarisce esattamente quale fu il rapporto tra il commediografo e l'attrice. Marivaux ha intuito la ricchezza dei mezzi espressivi di Silvia e cerca di accordare opera e interprete in modo da trarre il risultato migliore. Difficile dire se sia stata l'attrice a conformarsi allo stile di recitazione proposto oppure l'autore che, ispirato da Silvia, le abbia “cucito” addosso personaggi dallo stile nuovo e inconfondibile. A giudicare dall'immenso successo che portò Silvia a diventare l'idolo della Francia e a farla giudicare insostituibile, verrebbe da pensare che il merito fu essenzialmente suo ma non è da sottovalutare la finezza di ingegno e di carattere del commediografo. In definitiva anche in questo caso, come in tanti altri, le doti di ognuno dei componenti il sodalizio artistico furono amplificate dalla presenza e dal talento dell'altro.
Il 3 maggio [[1722]] viene rappresentata la commedia ''La Surprise de l'amour'' che sancisce la definitiva consacrazione di Silvia come protagonista<ref>
Nel 1723 muore il Reggente, sale al trono [[Luigi XV di Francia|Luigi XV]] e per i comici italiani il momento è delicato. Era stato il Reggente a chiamarli in Francia e ad offrire sempre protezione e sostegno. Ma la crisi è presto superata: gli attori ottengono dal re l'ambito titolo di “Comédiens Ordinaires du Roy”.
Nel [[1724]] Silvia dà alla luce il primo figlio Antonio Stefano, battezzato il 14 maggio.<ref name="ref_A">Alessandro Ademollo, Una famiglia di comici italiani, cit. in bibl. pag. 43.</ref> A quattro anni dalle nozze la famiglia si consolida e l'intesa dei due coniugi è all'apparenza perfetta.
Il ''ménage'' matrimoniale, in realtà, data la personalità dei due attori, era tutt'altro che tranquillo. Il condividere vita quotidiana e professione, nonché un successo e una notorietà che andavano aumentando sempre più, provocava notevoli contraccolpi nell'ambito familiare.
Di una grossa crisi tra Silvia e il marito rimane una testimonianza in una lettera, scritta da un personaggio molto particolare: [[Charlotte Aïssé]]. Nel suo epistolario, sotto la data del novembre 1726, si può leggere: ''La povera Silvia è stata lì lì per morire: sostengono che abbia un giovane amante a cui tiene molto e che il marito geloso l'abbia picchiata brutalmente facendola abortire di due bambini, al terzo mese.''<ref>
=== La pienezza del successo ===
Malgrado i dissapori coniugali la coppia continua a mietere successi. Qualcosa però cambia nella struttura della compagnia. In origine, all'atto dell'arrivo a [[Parigi]], le regole scritte su cui si basava il funzionamento del sodalizio<ref>
Ma la sera del 27 aprile 1729 è Silvia che rivolge il ''compliment'' al pubblico. Si trattava di una breve presentazione con cui un attore si assumeva il compito di ingraziarsi gli spettatori. Il fatto che l'onere fosse sempre assunto da un attore manifestava chiaramente come le attrici non avessero voce in capitolo. E di conseguenza, con l'assunzione del compito da parte di un'attrice, si vuole trasmettere un messaggio preciso. Silvia con la sua forza di carattere ha preteso di assumere un ruolo decisionale sia nell'assemblea della compagnia che nei confronti del pubblico e non esita a esporre con chiarezza la situazione e il nuovo ruolo che si è assunta.<ref>
Il decennio che inizia nel 1730 coinciderà per Marivaux con il culmine della produttività. Passa di successo in successo. Il 23 gennaio 1730 si rappresenta ''Le Jeu de l'amour et du hasard'' (Il gioco dell'amore e del caso) e il lavoro riceve le consuete lodi della critica.
Pochi mesi dopo Silvia dà alla luce il secondo figlio, Luigi Giuseppe,<ref
Il 23 agosto 1731 va in scena ''L'amante difficile'' e il [[Mercure de France]] (settembre 1731) commenta ''“..Silvia interpreta alla perfezione il ruolo dell'amante difficile… con tutta la grazia e la vivacità che le sono proprie.”''
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Segue, il 10 settembre 1731, ''Le Je ne sais quoi'' di [[Louis de Boissy|Boissy]] con musica di [[Jean-Joseph Mouret|Mouret]]. Sull'edizione a stampa della commedia apparirà un'incisione di [[Laurent Cars]], tratta da un quadro di [[Nicolas Lancret]], in cui Silvia e Thomassin si mostrano sulla scena al culmine del successo.
Il 26 luglio [[1732]] Silvia torna a interpretare una commedia di Marivaux: ''L'École des mères'' e la critica commenta ''“Silvia interpreta il suo personaggio con l' ingenuità che ha reso il suo talento così prezioso”''<ref>
Anche quando si rappresentano opere di scarsa qualità, come nel caso di ''Arlequin apprenti philosophe'' di [[Prudent Bertin Davesne|Davesne]] (15 aprile 1733), la critica osserva che ''“...per quanto il soggetto sia banale e scontato tuttavia l'interpretazione di Silvia è convincente”''.
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Benché fosse un personaggio notissimo, ben poche sono le notizie sulle vicende private dell'attrice e meno che mai sul suo carattere. Con un'unica eccezione importante: le Memorie di [[Giacomo Casanova]]. Arrivato a [[Parigi]] nel 1750, in compagnia del figlio primogenito di Silvia, Antonio Stefano Balletti, che è suo amico, il venticinquenne avventuriero incontra la celebre attrice e ne rimane molto colpito. Va notato che pur essendo figlio di attori, Casanova non fu mai tenero, nel giudizio morale, con le attrici e Silvia costituisce una delle rarissime eccezioni. Di lei, ormai alle soglie dei cinquant'anni, dà una descrizione molto vivida: alle porte di Parigi la madre amorevole corre incontro in carrozza al figlio prediletto. Le vetture si fermano, Silvia scende dalla sua e con grande naturalezza invita lo sconosciuto a cena.
Del successivo incontro, Casanova fa una narrazione accurata, descrivendo minuziosamente l'attrice la cui ''fama era alle stelle…''<ref>
Casanova scrive che Silvia era ''elegante, nobile nel contegno e nel tratto, disinvolta, affabile, allegra, sottile nei suoi ragionamenti, cortese con tutti, intelligentissima e per nulla pretenziosa'' e dopo aggiunge che però ''Il suo volto era un enigma, come donna, infatti, era interessante e piaceva a tutti, tuttavia, guardandola, non la si poteva dir bella… com'era dunque? Bella ma secondo leggi e proporzioni ignote a tutti…''. Poco dopo aggiunge che, oltre alle doti menzionate, ne aveva una che la rendeva unica nel suo ambiente: ''era una donna onesta''. Per questo, aggiunge, fu onorata non solo dalla protezione ma anche dall'amicizia di dame dell'alta società; per questo nessuno osò mai disapprovarla o fischiarla in teatro, poi conclude: ''Era voce comune che Silvia fosse una donna al di sopra della sua condizione''.
Il giudizio è da ritenersi molto autorevole per la personalità dell'autore e per la lunga consuetudine che ebbe con la famiglia da lui frequentata, quasi quotidianamente, per lunghissimi periodi e appare corretto anche se sembra in contrasto con l'episodio, sopra riportato, delle percosse ricevute dal marito a causa di un presunto tradimento ed anche con alcuni rapporti di polizia in cui si segnalava che Silvia manteneva Casanova essendone l'amante<ref>
Per comprendere la situazione va considerato che il giudizio morale nei confronti delle attrici era all'epoca assai severo, cosa che Casanova sapeva benissimo e che condivideva in larga misura. Quindi non si sarebbe lanciato, rischiando il ridicolo, in un simile elogio se effettivamente non fosse stato convinto di quanto affermava. Certamente va anche considerato che, a tanta distanza di tempo, la nostalgia e l'affetto possono averlo indotto a calcare la mano ma sostanzialmente esprimeva quella che era la valutazione corrente nei confronti di Silvia e che trova conferme e riflessi in molte cronache del tempo, in cui ci si riferisce alla sua persona sempre con grande rispetto e considerazione.
Sicuramente ebbe un peso nel giudizio anche il generoso trattamento ricevuto, in particolare in occasione del secondo viaggio a Parigi allorché Casanova, fuggito dai [[Piombi]], era giunto (1757) nella capitale francese sicuro di trovare tutti gli appoggi del caso. In quell'occasione fu trattato come un membro della famiglia e in seguito il legame si rafforzò ulteriormente quando si fidanzò con la giovane figlia di Silvia, Manon. Dall'unica lettera che ci è pervenuta, scritta da Silvia il 9 settembre 1757 e indirizzata a Casanova, al di là del contenuto, si percepisce il tono piuttosto giudizioso e quasi materno, ben lontano da quello che avrebbe usato una ex amante.<ref>
=== Ritiro dalle scene e morte ===
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Di ciò rimane anche testimonianza nell'atto di matrimonio della figlia [[Manon Balletti|Manon]] che, a due anni dalla scomparsa della madre, fu in grado di portare in dote una considerevole sostanza della quale facevano parte anche due rendite vitalizie costituite rispettivamente dal re [[Luigi XV di Francia|Luigi XV]] e dalla [[Madame de Pompadour|Pompadour]] a testimonianza del favore di cui la famiglia Balletti godeva presso la Corte.<ref>Fonte: Jacques Casanova de Seingalt - ''Histoire de ma vie.'' Vol. I p. 1085-1099, ''Manon Balletti, l'amour inaccessibile'' (lettere a Giacomo Casanova). Appendice p. 1099 ''L'acte de mariage de Manon Balletti, Paris 29 juillet 1760''.</ref>
Dopo la morte, per espressa volontà testamentaria, si attesero due giorni prima di procedere alla sepoltura. Silvia si rese conto che la richiesta sarebbe stata giudicata puerile e si scusò per questa debolezza ''“…on trouvera cela bien puéril mais c'est une faiblesse humaine qu'on voudra bien me perdonner”''. Silvia fu sepolta nella chiesa di [[Église Saint-Sauveur (Paris)|Saint Saveur]] ora non più esistente. Contrariamente a quanto avveniva normalmente per gli attori, cui veniva negata la sepoltura in terra consacrata, i componenti della compagnia italiana godevano di un privilegio in quanto tutti insigniti del titolo di ''“officier du roi”'' con il quale venivano citati nel registro dei morti della parrocchia di Saint Saveur<ref>
== Il giudizio critico ==
Il giudizio dei contemporanei su Silvia fu quasi unanimemente positivo e spesso ampiamente celebrativo. Innumerevoli le testimonianze in tal senso: oltre all'apprezzamento di [[Federico II di Prussia|Federico il Grande]],<ref>
Le critiche dei contemporanei furono sempre lusinghiere e praticamente unanimi. [[Antoine de Léris]] nel suo Dictionaire portatif 1754, alla voce “Silvia”, scrive …''eccellente attrice, una delle più perfette che siano apparse da lungo tempo..''<ref>
Le voci dei detrattori sono rare e forse influenzate da circostanze personali. Si ricorda il giudizio estremamente duro di [[Friedrich Melchior von Grimm]] ,<ref>
== I luoghi di Silvia ==
[[File:Casa di Silvia Balletti 13 Rue Tiquetonne.JPG|thumb|upright=0.7|La casa in cui Silvia Balletti visse e morì.]]
Silvia frequentò tutta la vita il quartiere in cui vivevano attori e teatranti in genere, nei pressi dell'[[Opéra national de Paris|Opera]], della [[Comédie Française]] e della [[Comédie Italienne]]. Il reticolo di strade tra la Rue Mauconseil,<ref>
== Iconografia ==
[[File:Antoine Watteau - The Italian Comedians - Google Art Project.jpg|thumb|I commedianti italiani di [[Antoine Watteau]]<ref>
Il successo che le arrise per tutta la vita, i mezzi che ne derivarono, le frequentazioni altolocate e l'immensa notorietà, fecero sì che l'iconografia di Silvia fosse molto ricca. Il tema è assai complesso perché la certezza dell'identificazione, in alcuni casi assoluta, è dubbia in altri. Alcune opere sono andate perdute e di altre rimane non il quadro d'origine ma le incisioni eseguite sulla base del quadro originale che, essendo tirate in molti esemplari sono, per forza di cose, sopravvissute più facilmente. In alcuni casi l'identificazione è ricavabile dall'atteggiamento, dal costume, dal ruolo scenico o dalla vicinanza con la cugina Elena Balletti, in arte Flaminia, vicino alla quale spesso fu ritratta. Quest'ultima è facilmente riconoscibile per la struttura fisica snella, l'altezza sopra la media e il lungo collo, tratti che coincidono perfettamente nelle varie opere.
[[File:Watteau_cousines.jpg|thumb|Antoine Watteau, Les deux cousines (c. 1717-1718).]]
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