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===Carriera ospedaliera e Professore Lumleiano===
Dopo la laurea Harvey rientrò in [[Inghilterra]], dove esercitò la professione di medico a [[Londra]] e aderì al [[Royal College of Physicians]] il 5 ottobre del 1604. Nello stesso anno sposò Elizabeth Browne, figlia di Lancelot Browne, medico personale di [[Elisabetta I d'Inghilterra|Elisabetta I]] e [[Giacomo I d'Inghilterra|Giacomo I]].<ref> Sir D'Arcy Power, ''William Harvey'', Pag. 29. </ref>
 
Eletto [[fellow]] del Royal College of Physicians il 5 giugno del 1607, Harvey accettò l'incarico presso il [[St Bartholomew's Hospital]] dove lavorò per il resto della sua vita.
 
La nomina alla docenza di professore Lumleiano il 4 agosto del 1615 rappresenta per Harvey la più alta vetta professionale e la giusta occasione per approfondire le conoscenze anatomiche.<ref> name="ref_A">Roy Porter, ''Dizionario Bibliografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali'', Tomo II, Pag. 161-162. </ref>
Il corso Lumleiano, fondato dal dottor Lumley e la dottoressa Caldwell nel 1583, consisteva, infatti, nello svolgere un ciclo di lezioni sull'[[anatomia]] e su vari aspetti della [[chirurgia]] per un periodo di sette anni in giro per l'Inghilterra. Le sue lezioni iniziarono nel 1616. Egli mantenne questo ruolo fino al 1656.
 
===Medico di Corte e [[Guerra civile inglese]]===
Nel 1618 Harvey fu medico di corte sotto [[Giacomo I d'Inghilterra|Giacomo I]] e con l'ascesa al trono di [[Carlo I d'Inghilterra|Carlo I]], i suoi legami con la famiglia reale si fecero più stretti. Fu, infatti, nel 1630 nominato medico del Re e nel 1639 divenne il senior tra i medici reali.<ref> Royname="ref_A" Porter, ''Dizionario Bibliografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali'', Tomo II, Pag. 161-162. </ref>
 
Era spesso al fianco del Re e molto utili gli furono le spedizioni di caccia, dove aveva la possibilità di analizzare le carcasse di numerosi animali; su di loro fece le sue osservazioni, le sue ricerche, i suoi studi, le sue teorie. Di questo periodo (1628) è la sua opera più importante, la ''Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus'', in cui espose le sue scoperte sulla circolazione del [[sangue]].
 
Molti degli scritti di Harvey andarono perduti quando nel 1642, durante la guerra civile, le truppe parlamentari saccheggiarono la sua abitazione londinese. I documenti contenevano un gran numero di dissezioni, osservazioni sullo sviluppo degli insetti e trattati di anatomia comparata. Scarse sono dunque le testimonianze della sua attività di ricerca e poco è il materiale per ricostruire una sua biografia intellettuale.<ref> Sir D'Arcy Power, ''William Harvey'', Pag. 125. </ref>
 
Durante la guerra civile rimase fedele al Re, il quale, nel 1645 lo pose a capo del [[Merton College]] di [[Università di Oxford|Oxford]] in sostituzione di un sostenitore del [[Parlamento]]. Harvey tenne l'incarico per un anno e poi fu sostituito quando l'esercito fedele al Parlamento prese [[Oxford]].
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===Morte e sepoltura===
Harvey morì settantanovenne a Roehampton il 3 giugno 1657. La causa fu un'[[emorragia cerebrale]]. È molto probabile che l'[[arteria]] sinistra avesse un funzionamento anomalo che portava ad un progressivo accumulo di [[sangue]] al [[cervello]]. Del giorno della sua [[morte]] ci rimane un resoconto abbastanza dettagliato. Secondo le testimonianze, Harvey:
{{quote|Cercando di parlare si rese conto di avere una [[paralisi]] alla [[lingua (anatomia)|lingua]] e immediatamente capì cosa sarebbe divenuto di lui. Sapeva che non c'erano speranze in un suo recupero, così chiamò vicino a sé i suoi piccoli nipoti. Fece poi dei segni sulla sua lingua per farla sanguinare e morì la sera del giorno stesso che fu colpito dalla paralisi.<ref> Sir D'Arcy Power, ''William Harvey'', Pag. 166-167. </ref>}}
 
Nel testamento lasciò i suoi averi al fine di fondare una [[scuola]], tuttora esistente, nella sua città natale, dove è commemorato così: “William Harvey, il primo ad aver compiuto studi sperimentali sulla [[circolazione polmonare]] e [[sistemica]] del [[sangue]], teoria attribuitagli 300 anni dopo".
 
Harvey fu sepolto a Hempstead, Essex. Le condizioni della sepoltura di Harvey sono note:
{{quote|Harvey fu deposto nella cappella tra i corpi dei suoi due nipoti, coperto di [[piombo]], senza bara”.<ref> Sir D'Arcy Power, ''William Harvey'', Pag. 169. </ref>}}
 
Il giorno di San Luca, 18 ottobre 1883, i resti di Harvey sono stati traslati, trasportati nell'archivio del College dei Medici e depositati in un sarcofago contenente le sue opere e un'iscrizione:
 
"Il corpo di William Harvey, laccato di piombo, fu deposto senza nessun tipo di custodia o protezione nella chiesa di Hempstead, Essex, nel giugno 1657. Trascorso del tempo, il piombo, soggetto a deterioramento naturale, era gravemente danneggiato, tanto da mettere in pericolo la conservazione dei resti. Dovevano essere fatte alcune riparazioni in memoria dell'illustre scopritore della circolazione del sangue. Il Royal College of Physicians, con il permesso dei rappresentanti della famiglia Harvey, se ne prese carico. Il piombo contenente i resti di Harvey fu riparato e fu, per quanto possibile, ripristinato lo stato originale... ".<ref> Sir D'Arcy Power, ''William Harvey'', Pag. 174-175. </ref>
Dopo la sua morte fu costruito il "The William Harvey Hospital" nella città di Ashford, a poche miglia da Folkstone.
 
===De Motu Cordis===
Pubblicato nel 1628 nella città di [[Francoforte]], l'opera ''Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus'' contiene le teorie di Harvey sulla scoperta della [[circolazione sanguigna]]. A differenza della maggior parte della [[letteratura]] anatomica del tempo, il [[libro]] menziona soltanto brevemente le opinioni degli scienziati precedenti. L'attenzione dell'autore è tutta rivolta a due argomenti specifici: l'azione del [[cuore]] e il circolo del [[sangue]] nell'[[organismo]].<ref> Royname="ref_A" Porter, ''Dizionario Bibliografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali'', Tomo II, Pag. 161-162. </ref>
 
Il libro si apre con una semplice dedica al re [[Carlo I d'Inghilterra|Carlo I]] ed è suddiviso in due parti; alcuni sostengono che Harvey abbia scritto due trattati distinti unendoli in seguito.
Dopo il primo capitolo, che delinea semplicemente idee passate riguardanti il [[cuore]] e i [[polmoni]], Harvey si sposta su una premessa fondamentale: lo studio accurato del cuore al fine di comprendere il suo reale movimento. Egli stesso afferma di aver riscontrato in questo compito grandi difficoltà:
 
"... Ho trovato questo compito tanto arduo che ero quasi tentato di pensare che il movimento del cuore potesse essere compreso solo da Dio...”.<ref> Sir D'Arcy Power, ''William Harvey'', Pag. 193. </ref>
 
Nella prima metà del libro, dopo aver dimostrato l'inconsistenza delle teorie galeniche sul movimento dell'[[aria]] e del [[sangue]] nel [[cuore]], viene accuratamente descritta l'azione dei [[ventricoli cardiaci|ventricoli]], delle orecchiette cardiache e delle [[arterie]]. Attraverso il [[metodo sperimentale]] Harvey dimostra che la [[contrazione muscolare|contrazione]] del [[ventricolo destro]] spinge il [[sangue]] nell'[[arteria polmonare]] e che, invece la diffusione del [[sangue]] verso i [[tessuti]] dipende dalla contrazione del [[ventricolo sinistro]]. Il sangue si muove, quindi, dalla parte destra del cuore a quella sinistra passando per i [[polmoni]], contrariamente alla teoria galenica tradizionale secondo cui il sangue attraverserebbe il cuore da destra a sinistra passando per pori invisibili nel setto interventricolare.<ref> Royname="ref_A" Porter, ''Dizionario Bibliografico della Storia della Medicina e delle Scienze Naturali'', Tomo II, Pag. 161-162. </ref>
 
All'apice del lavoro di Harvey è sicuramente l'ottavo capitolo in cui si dimostra il movimento in circolo del [[sangue]] nel [[corpo umano|corpo]]. Harvey studiò a lungo le grandi quantità di sangue che lasciano il cuore, le strutture anatomiche dei vasi e delle valvole, la dimensione delle arterie connesse al cuore e infine si rese conto che vi era uno stretto legame tra strutture anatomiche e [[flusso sanguigno]]. Dal capitolo nove al quattordici egli dimostra l'effettiva esistenza della circolazione sanguigna. Egli sosteneva che dal cuore partisse una quantità di sangue tale da non poter essere interamente utilizzata dall'[[organismo]] e sostituita da sangue prodotto dal [[fegato]] (come sosteneva Galeno). La tradizione, infatti, sosteneva che al processo della circolazione partecipassero due sistemi distinti: quello naturale, che conteneva il [[sangue venoso]] che proveniva dal [[fegato]] e quello vitale, che conteneva gli spiriti e proveniva dal [[cuore]].<ref> William Osler, ''L'Evoluzione della Medicina Moderna'', Pag. 234. </ref> Harvey però, non avendo a disposizione il [[microscopio]] ma solo una [[lente d'ingrandimento]], non poteva dimostrare sperimentalmente la connessione tra i due sistemi. Tuttavia, con un semplice esperimento di legatura a un braccio, dimostrò che questa connessione esiste:
 
*Si applica a un [[braccio]] una legatura tanto stretta da bloccare sia il flusso venoso che quello arterioso al di sotto;
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Molti [[scienziati]] nel corso dei secoli hanno teorizzato sul ruolo del [[cuore]] e sulla [[circolazione del sangue]].
 
Per [[Aristotele]], il [[cuore]] era l'[[organo (anatomia)|organo]] centrale che controllava la circolazione, la sede dell'[[energia]] vitale, il punto da cui nasceva il sangue e nel quale il sangue era elaborato e impregnato con il calore animale. Il sangue era contenuto nel cuore e nei [[vasi sanguigni]] come in un recipiente, da cui l'uso del termine “vaso”. Dal cuore i vasi sanguigni si estendevano attraverso il corpo come gli schizzi che i pittori tracciano sui muri.<ref> Aristotele, ''De generazione Animalium'', Pag. 743. </ref>
 
Aristotele non faceva alcuna distinzione fra le [[arterie]] e le [[vene]]; la [[vena cava]] era il vaso più grande e l'[[aorta]] il più piccolo, ma, entrambi, contenevano il sangue. Non vi era nessun movimento dal cuore ai vasi e il sangue si muoveva incessantemente in tutto il corpo ed era rinnovato dall'assorbimento dei prodotti di [[digestione]].
 
La pulsazione del cuore e delle arterie era considerata da Aristotele come una specie di “ebollizione”
durante la quale i liquidi erano inondati dal soffio vitale, il cui calore era mitigato dallo [[pneuma]] assorbito attraverso i [[polmoni]] e trasportato al cuore attraverso i vasi polmonari.<ref> William Osler, ''L'Evoluzione della Medicina Moderna'', Pag. 109-110. </ref>
 
Secondo l'errata concezione di [[Prassagora di Cos|Prassagora]] e di [[Erasistrato]], si pensava, invece, che fossero solo le [[vene]] a contenere [[sangue]] e che le [[arterie]] contenessero [[aria]]. Prassagora fu uno dei primi a condurre uno studio esaustivo del polso.
 
[[Galeno]] arrivò quasi a scoprire il funzionamento della circolazione sanguigna. In contrapposizione alle teorie di [[Prassagora di Cos|Prassagora]], dimostrò con un [[esperimento]] che le arterie contenessero sangue. Galeno identificò il sangue contenuto nelle vene descrivendolo come scuro e denso e credeva servisse per apportare nutrimento al corpo. Il sistema arterioso era, invece, ricco di sangue fluido e chiaro pieno di spirito vitale. I due sistemi erano chiusi e comunicavano al livello del cuore attraverso dei pori posti nella membrana che separa i ventricoli e alla periferia attraverso i [[capillari]] definiti “vasi invisibili”.<ref> William Osler, ''L'Evoluzione della Medicina Moderna'', Pag. 120-125. </ref>
 
L'organo principale per la nutrizione e la sanguificazione era il [[fegato]] dal quale partivano le venae cavae per irrorare il corpo. Egli, non avendo capito che il cuore funzionasse come una pompa, credeva che la forza pulsatile risiedesse nelle pareti del cuore e nelle arterie. Considerava il cuore come un “caminetto” dal quale aveva origine il calore innato del corpo. Il raffreddamento del sangue competeva invece ai polmoni.<ref> William Osler, ''L'Evoluzione della Medicina Moderna'', Pag. 123. </ref>
 
Altri uomini teorizzarono la circolazione sistemica, come [[Realdo Colombo]], Michael Serveto, [[Andrea Cesalpino]]. Harvey fu però il primo ad averla dimostrata attraverso il metodo sperimentale.