Seconda guerra mondiale: differenze tra le versioni
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Lo sbocco primario di questo espansionismo fu la [[Cina]], indebolita da una decennale [[guerra civile cinese|guerra civile]] che vedeva contrapposte le forze comuniste di [[Mao Zedong]] a quelle del [[Kuomintang]] nazionalista di [[Chiang Kai-shek]]. Agendo in totale autonomia dal governo, i generali giapponesi orchestrarono il 18 settembre 1931 un [[Incidente di Mukden|finto sabotaggio ferroviario]] a [[Shenyang|Mukden]], utilizzato come pretesto per avviare [[Invasione giapponese della Manciuria|l'invasione]] della regione della [[Manciuria]] nel nord della Cina dove fu insediato lo stato fantoccio del [[Manciukuò]]. L'occupazione della Manciuria portò a uno stato di profonda tensione diplomatica e militare tra Giappone e Unione Sovietica, degenerato in una [[Guerre di confine sovietico-giapponesi|serie di schermaglie di confine]] proseguite fino al settembre 1939; ciò portò a un avvicinamento diplomatico tra Giappone e Germania nazista in chiave antisovietica, formalizzato con la stipula del [[Patto anticomintern]] il 25 novembre 1936. Il conflitto tra giapponesi e cinesi esplose infine in [[seconda guerra sino-giapponese|una guerra totale]] a partire dal luglio 1937: le forze nipponiche diedero il via all'invasione della Cina centrale e meridionale occupando nel giro di pochi mesi [[Pechino]] e [[Nanchino]] ma si ritrovarono poi invischiate in un lungo conflitto di guerriglia, in particolare dopo la stipula di una formale alleanza in chiave anti-giapponese tra i comunisti di Mao e i nazionalisti di Chiang; la vittoria nella lunga guerra contro i cinesi era quindi l'asse portante della politica estera nipponica al momento dello scoppio delle ostilità in Europa<ref>{{cita|Willmott et al. 2005|pp. 23-27}}.</ref>.
=== L'espansionismo tedesco in Europa
{{vedi anche|Eventi precedenti la seconda guerra mondiale in Europa}}
Il [[trattato di Versailles (1919)|trattato di Versailles del 1919]], conclusivo della Grande Guerra, impose punizioni estremamente dure per gli sconfitti tedeschi: cessione dell'[[Alsazia-Lorena]] alla Francia e di vaste zone orientali alla [[Polonia]], smantellamento dell'aviazione, divieto di possedere mezzi corazzati in un esercito di non più di {{formatnum:100000}} effettivi, consegna della flotta e pagamento di un risarcimento di 132 miliardi di marchi in oro. Condizioni estremamente punitive per una nazione che alla fine delle ostilità aveva truppe ancora attestate sul territorio francese, e che contribuirono a creare il mito secondo cui a far perdere la guerra all'[[Impero tedesco]] sarebbero stati pochi "traditori" interni non nazionalisti (la cosiddetta [[Dolchstoßlegende|"pugnalata alle spalle"]]). Questo mito, e la pessima situazione economica della [[Repubblica di Weimar]] data dalle conseguenze del [[Martedì nero|crollo della borsa statunitense]] del 1929, fu importante per l'affermarsi del [[Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori]] di [[Adolf Hitler]]: dopo la vittoria nelle [[elezioni federali tedesche del 1933]], un parlamento controllato dai nazisti [[Decreto dei pieni poteri|concesse]] al leader nazista poteri dittatoriali e l'anno dopo, con la morte dell'anziano ''[[Capi di Stato del Reich|Reichspräsident]]'' [[Paul von Hindenburg]], Hitler assunse la carica di ''[[Führer]]''.
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0922-503, Wien, Einmarsch deutscher Truppen, Spähpanzer.jpg|thumb|Truppe tedesche entrano a Vienna durante l'[[Anschluss]] ]]
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