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=== Il primo dopoguerra e il periodo interbellico ===
Il periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale fu segnato da numerose difficoltà per Trieste. L'economia della città fu colpita infatti dalla perdita del suo secolare entroterra economico; ne soffrì soprattutto l'attività portuale e commerciale, ma anche il settore finanziario. Trieste perse la sua tradizionale autonomia comunale e cambiò anche la propria configurazione linguistica e culturale. Quasi la totalità della comunità germanofona lasciò infatti la città dopo l'annessione all'[[Italia]].
[[File:Mussolini a Trieste.jpg|thumb|upright=1.2|left|Trieste, piazza dell'Unità in occasione della visita di Benito Mussolini il 18 settembre 1938.]]
 
Il periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale fu segnato da numerose difficoltà per Trieste. L'economia della città fu colpita infatti dalla perdita del suo secolare entroterra economico; ne soffrì soprattutto l'attività portuale e commerciale, ma anche il settore finanziario. Trieste perse la sua tradizionale autonomia comunale e cambiò anche la propria configurazione linguistica e culturale. Quasi la totalità della comunità germanofona lasciò infatti la città dopo l'annessione all'[[Italia]].
 
Con l'avvento del [[fascismo]] al governo nazionale fu inaugurata, a Trieste e in Venezia Giulia, una politica di snazionalizzazione delle minoranze cosiddette ''allogene''. A partire dalla metà degli anni venti si diede l'avvio all'[[Italianizzazione (fascismo)|italianizzazione]] dei toponimi e dei cognomi<ref>{{Cita libro|autore=Miro Tasso|titolo=Un onomasticidio di Stato|anno=2010|editore=Mladika|città=Trieste}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Miro Tasso|titolo=Fascismo e cognomi: italianizzazioni coatte nella provincia di Trieste|rivista=Quaderni Italiani di RIOn, 3, pp. 309-335. Lo spettacolo delle parole. Studi di storia linguistica e di onomastica in ricordo di Sergio Raffaelli. Enzo Caffarelli e Massimo Fanfani (a cura di) - Società Editrice Romana, 2011}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Miro Tasso|titolo=Le mutazioni dei cognomi nella provincia di Trieste durante il fascismo|rivista=Rivista Italiana di Onomastica, 20: 57-66, 2014.}}</ref>, nel [[1929]] l'insegnamento in sloveno e in tedesco fu definitivamente bandito da tutte le scuole pubbliche cittadine di ogni ordine e grado e, poco più tardi, furono chiuse le scuole, i circoli culturali e la stampa della [[Diffusione dello sloveno in Italia|comunità slovena]].
[[File:Venezia Giulia province.png|thumb|upright=1.4|Divisione amministrativa dell'[[Istria]] e del [[Quarnaro]] dal 1924 al 1947, durante la sua appartenenza all'Italia, con segnate la [[provincia di Trieste]] (colore verde. Si noti la sua estensione, che era considerevolmente superiore rispetto a quella attuale), la [[provincia di Gorizia]] (blu. Si noti la sua estensione, che era considerevolmente superiore rispetto a quella attuale), la [[provincia di Pola]] (giallo) e la [[provincia di Fiume]] (rosso), queste ultime annesse alla Jugoslavia dopo la seconda guerra mondiale]]
 
L'obiettivo era quello di assimilare forzosamente i gruppi etnici minoritari in spregio alla propria cultura e tradizioni. Tale politica, unitamente alle azioni antislave degli squadristi, spesso costellate da morti e da feriti, ebbero gravissime ripercussioni sui delicati rapporti interetnici. A causa della persecuzione etnica, circa il 10% degli sloveni residenti in città scelse di emigrare nel vicino [[Regno di Jugoslavia]]. Dalla fine degli anni venti, si sviluppò l'attività sovversiva dell'organizzazione antifascista e irredentista sloveno-croata [[TIGR]], con alcuni attentati dinamitardi anche nel centro cittadino.
 
Il ''[[Narodni dom]]'', sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, venne dato alle fiamme: lo sloveno Hugo Roblek, ivi ospitato, morì gettandosi dalla finestra per sfuggire alle fiamme. Le organizzazioni indipendentiste e terroriste slovene, fra cui il [[TIGR]] e la ''Borba'', reagirono agli assassinii perpetrati dai fascisti con altrettanta brutalità: si moltiplicarono gli atti di resistenza armata e si verificarono azioni violente contro gli esponenti del regime fascista e i membri delle forze dell'ordine o, in alcuni casi, anche contro semplici cittadini.
[[File:Venezia Giulia province.png|thumb|upright=1.4|Divisione amministrativa dell'[[Istria]] e del [[Quarnaro]] dal 1924 al 1947, durante la sua appartenenza all'Italia, con segnate la [[provincia di Trieste]] (colore verde. Si noti la sua estensione, che era considerevolmente superiore rispetto a quella attuale), la [[provincia di Gorizia]] (blu. Si noti la sua estensione, che era considerevolmente superiore rispetto a quella attuale), la [[provincia di Pola]] (giallo) e la [[provincia di Fiume]] (rosso), queste ultime annesse alla Jugoslavia dopo la seconda guerra mondiale]]
 
Nel [[1930]] si produssero a Trieste due attentati ad opera del TIGR: quello al Faro della Vittoria e, ben più grave, quello alla redazione de ''Il Popolo di Trieste'', che causò la morte dello stenografo Guido Neri e il ferimento di tre persone. Le autorità di polizia procedettero quindi ad una vasta azione investigativa, debellando le cellule di resistenza: gli accusati (tutti sloveni) di vari crimini comprendenti – oltre agli attentati dinamitardi – anche una serie di omicidi, tentati omicidi ed incendi, vennero quindi processati dal [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)]] traslato per l'occasione da Roma a Trieste (''primo processo di Trieste'').