|Arma = [[Regio Esercito]]
|Corpo = [[Ordinariato militare per l'Italia|Ordinariato Militare]]
|Unità = 39°º Battaglione "[[Monte Berico]]" del [[Alpini|167°º Reggimento Alpini]]
|Specialità = [[Alpini|truppe alpine]]
|Anni_di_servizio = 1940-1943
== Biografia ==
Nasce negli [[Stati Uniti]] nel 1917<ref>Ministero della Difesa, ONORCADUTI, [https://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Pagine/Amministrativo.aspx Banca dati dei Caduti e Dispersi della 2ª Guerra Mondiale]</ref> da famiglia originaria di [[Leonessa]] ([[Rieti|RI]]). Rientrato in [[Regno d'Italia (1861-1946)|Italia]] [[Sacerdozio|prende i voti]] e, allo scoppio della [[Seconda Guerra Mondiale]], è cappellano del 39°º [[Battaglione]] "[[Monte Berico]]" del 167°º Reggimento Alpini<ref>[http://www.truppealpine.it/Reparti%20alpini%20-%20Wikipedia.pdf Truppe Alpine], </ref> distaccato in [[Battaglia delle Alpi Occidentali|Francia]] e alle dipendenze della [[Divisione fanteria "Legnano"|Divisione di Fanteria “Legnano”]], parte della [[IV Corpo d'Armata (Regio Esercito)|IV Armata]].
L'[[Armistizio dell'8 settembre 1943]] lo coglie a Leonessa, paese natìo della famiglia, nel quale è parroco.
Da sacerdote accoglie e sostiene chiunque abbia necessità, senza tenere conto dell'orientamento di ciascuno.
Contribuisce a fondare nel [[Leonessa|borgo laziale]] una delegazione del [[Comitato Liberazione Nazionale]]. Nel frattempo, agli inizi del 1944, comincia ad operare nell'area umbra e alto-laziale la [[Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci" (Italia centrale)|brigata "Antonio Gramsci"]], formazione partigiana comunista costituitasi agli inizi del mese precedente<ref>Ghini C., ''La Resistenza in Umbria'' in S. Bovini (a cura di), ''L'Umbria nella Resistenza'', vol. I, Editori Riuniti, Roma 1972</ref>. Negli stessi periodo e zona combatte anche una formazione militare, la banda di [[Mario Lupo (partigiano)|Mario Lupo]]<ref>Marcellini M., ''I giustizieri'', Mursia 2009</ref> <ref>Gubitosi G., ''Alfredo Filipponi, diario di un comandante partigiano'', Editrice Umbra 1991</ref>, con base a [[Cepparo]] frazione di [[Rivodutri]], responsabile dell'attacco alle forze di polizia e della [[Guardia Nazionale Repubblicana]] a [[Poggio Bustone]], nel corso del quale perdono la vita 14 militi della [[Repubblica Sociale Italiana|RSI]] e il [[Questore (ordinamento italiano)|Questore]] di [[Terni]] Bruno Pennaria<ref>Marcellini M., in ''op. cit.''</ref> (10 marzo 1944). L'intensificarsi dell'attività partigiana, la morte del funzionario e la necessità di rendere sicuri i collegamenti fra la Capitale e le [[Appennino centrale|aree appenniniche]], spingono dunque il Comando tedesco di [[Rieti]] ad organizzare un articolato attacco (Operazione "Osterei")<ref>Climinti E., ''Il gruppo di combattimento «Schanze» nella grande impresa contro le bande'', Settimo Sigillo, coll. Historiae 2006</ref>, guidato dal [[Oberst|colonnello]] [[Ludwig Schanze]] che, fra il 29 [[marzo]] e il 7 [[aprile]] [[1944]], coinvolge [[Leonessa]] (occupata dai partigiani il 16 marzo) e le sue frazioni di [[Albaneto]], Cumulata, Ponte Riovalle, Vallunga, Villa Carmine, Villa Pulcini, [[Accumoli]] mettendo in rotta i resistenti. Conquistato il paese, i [[Wehrmacht|militari germanici]] (appartenenti a [[Heer (Wehrmacht)|Heer]], [[Luftwaffe (Wehrmacht)|Luftwaffe]], [[Waffen SS]])<ref>Gentile C., ''ITINERARI DI GUERRA: LA PRESENZA DELLE TRUPPE TEDESCHE NEL LAZIO OCCUPATO 1943-1944'', pubblicazione a cura di Deutsches Historisches Institut in Rom Istituto Storico Germanico di Roma</ref> procedono a caccia, arresto e [[condanna a morte]] di fiancheggiatori della [[Resistenza italiana|Resistenza]] ([[Strage di Leonessa]]) alcuni dei quali denunciati dietro [[delazione]] di una donna del luogo, fra loro don Concezio additato quale sostenitore dei partigiani.
Il parroco è giustiziato il 7 aprile, giorno della [[Pasqua]] '44, sul [[Monte Tilia]] insieme a 22 concittadini.
In totale i morti della [[Strage di Leonessa]] saranno 51.
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