Andrea Pozzo: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Bot: spazio dopo segni di punteggiatura |
|||
Riga 24:
=== La formazione e le opere genovesi e piemontesi ===
Dopo avere studiato a Trento nella scuola dei gesuiti, verso il [[1665|1664]] giunse a [[Milano]], dove, presso la [[Chiesa di San Fedele (Milano)|chiesa di S. Fedele]], entrò nella [[Compagnia di Gesù]]<ref>POZZO, Andrea, di Richard Bösel, Lydia Salviucci Insolera - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (Treccani, 2016)</ref>, alle cui glorie celebrative sarà legata quasi l'intera sua produzione artistica: raggiunse soltanto il grado di coadiutore nel 1676, in base al quale gli spettava il titolo di fratello e non quello di padre, che spesso gli viene ancora attribuito. Proprio a Milano ebbe modo di continuare a perfezionare la sua formazione artistica, lavorando come aiuto del [[Francesco Maria Richini|Richini]].
Di qui si reca in [[Liguria]]: è attivo a [[Genova]], nella [[chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea]], sempre per i gesuiti, dove realizza una ''Immacolata e S. Francesco Borgia'', e poi nella Collegiata di [[Novi Ligure]], dove troviamo una sua ''Predicazione di S. Francesco Saverio'', e infine a [[Sanremo]].
Riga 30:
Tornò nuovamente a Milano per recarsi, nel [[1675|1676]], in Piemonte, a [[Torino]] su invito della corte, per le decorazioni della [[Chiesa dei Santi Martiri (Torino)|chiesa gesuita dei Ss. Martiri]]<ref>Di questa decorazione sono rimasti solo due particolari: fu sostituita nel [[XIX secolo]] da quella di [[Luigi Vacca]] (Marziano Bernardi, ''Torino - Storia e Arte'', Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo, Torino, 1975, p. 52)</ref>, realizzando sulla volta una perduta Gloria di Sant'Ignazio e a [[Mondovì]], impegnato ad affrescare la [[Chiesa di San Francesco Saverio (Mondovì)|Chiesa di S. Francesco Saverio]], detta poi della Missione, lavoro che lo occuperà per due anni<ref>''Andrea Pozzo a Mondovì'', a cura di H.W. Pfeiffer, Milano 2010;</ref>.
Successivamente operò nella chiesa di S. Bartolomeo a [[Modena]], affrescandone la volta del presbiterio e del coro. In questi lavori, soprattutto in quest'ultimo, è possibile gustare già tutti i presupposti della sua visione figurativa e prospettica, tutte le arditezze e stravaganze che caratterizzarono la sua copiosa produzione e che troveranno la massima espressione nel periodo romano.
=== Il ventennio romano e i capolavori di Sant'Ignazio e del Gesù ===
|