Utente:PassogizzaH19/Sandbox: differenze tra le versioni

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La propaganda razziale e anti-ebraica del regime fascista si basava sulla divulgazione di nozioni pseudo-scientifiche ovvero non su conoscenze corrette utili per migliorare la conoscenza, bensì su teorie artificiose, apparentemente scientifiche, che servivano a compiacere il potere. Gli scienziati che studiarono le razze produssero teorie che parevano scientifiche dal punto di vista dello stile, ma che si fondavano su posizioni precostituite con lo scopo di sostenere l’ideologia fascista, come nel caso citato della Venere ottentotta presente in diversi numeri della ''Difesa della razza.''
 
Durante le sue missioni antropologiche Cipriani aveva raccolto una ricca documentazione fotografica, la sua fotografia ’scientifica’ fu utilizzata per favorire e propagandare il pregiudizio razziale. Nel [[1936]] sostenne che gli israeliti fossero assimilabili positivamente ai mediterranei e giudicò incompatibile l’antisemitismo con il “Pensiero Latino”,<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|pp=64-65}}</ref> Nello stesso anno l’articolo venne riprodotto come capitolo introduttivo nel volume ''“Un assurdo etnico: l’impero etiopico”''<ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=230}}</ref>.
 
Nel 1938 però l’antropologo cambiò opinione in merito alla questione ebraica e divenne uno dei dieci firmatari della dichiarazione ''Il fascismo e i problemi della razza'' (pubblicata il [[14 luglio]] sul [[Giornale d'Italia|Giornale d’Italia]], più nota come ''Manifesto degli scienziati razzisti'' o ''Manifesto della razza''), in cui si teorizzavano la concezione ‘biologica’ del razzismo, l’esistenza di una pura razza italiana e la non assimilabilità ad essa degli Ebrei, dei [[Mulatto|mulatti]] e dei “negri”, in quanto appartenenti a una razza non europea. Il Manifesto faceva riferimento alle razze umane affermando che c'erano grandi e piccole razze e che esisteva una pura “razza ariana “ di cui facevano parte gli italiani.