Utente:PassogizzaH19/Sandbox: differenze tra le versioni

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Gli scritti di Cipriani  e i suoi calchi dei visi delle popolazioni africane funsero da base scientifica all’ideologia del regime e furono uno strumento propagandistico delle ideologie razziste del tempo. Gli appunti dell’antropologo esercitarono un’azione propagandistica su cui venne costruita l’attività del futuro Ufficio della Razza <ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=40}}</ref> di cui lo stesso antropologo fece parte e da cui  venne sospeso nel 1941.
 
Pur sottolineando che “l’unità spirituale degli italiani” presentava una sua “base biologica”, Cipriani ritenne che la razza-nazione scaturisse da un “miscuglio” di tipi umani differenti e che al suo interno le élite rappresentassero l’espressione “dell’elemento etnico meglio dotato”, identificato in particolare nel nordico biondo <ref>{{Cita libro|titolo=F. Cassata op. cit.|p=205}}</ref>.
 
-- NOTE --
[1]F. CASSATA, La difesa della razza. Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista, Einaudi, Torino, 2008 pag ????
 
[2] F. CASSATA, op. cit pag 80
 
[3]  F. CASSATA, op. citpag 230
 
[4]  F. CASSATA, op. citpag 231
 
[5]F. CASSATA, op. citpag 230
 
[6] “Generalmente il "Negro" impressiona per il suo contegno da fanciullone incorreggibile, per la sua disposizione ad una allegria infantile e ai passatempi ingenui a cui nessun Bianco normale si darebbe. Sfugge quanto più può dall’applicare, alla maniera nostra, le sue facoltà mentali ed il suo agire è assai poco per ragionamento e molto per imitazione, specialmente quando trasportato a vivere nel seno della civiltà. Citazione interrotta o completa???
 
Dominati dagli impulsi naturali e dalla ricerca dell’ozio e dei piaceri individuali, i «negri» sono privi di qualsiasi capacità logico-critica e non concepiscono l’idea del lavoro: piuttosto che costruire una strada o scavare un pozzo, il «negro» preferisce abbandonarsi ogni giorno, senza preoccupazioni di sorta, ai suoi piaceri prediletti, quali il cicaleggiare per ore e ore su argomenti insulsi ripetuti all’infinito, il saltare, il far rumore e talora il litigare o il sollazzarsi con le sue donne. Tutto il resto, per qualsiasi di loro, vale assai meno” in F. CASSATA , op.cit, pp 230-231
 
[7]F. CASSATA, op. citpag 231
 
[8]F. CASSATA, op. citpag 231
 
[9]Il fascismo non aderì mai alla cosiddetta eugenetica negativa, ossia a eliminare gli italiani con handicap fisici o mentale.
 
[10]F. CASSATA, op. citpag 205-207
 
[11]F. CASSATA, op. citpag 205-207
 
[12]<nowiki>http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/razzismo/Cortelazzo.html</nowiki>
 
[13]La Venere ottentotta consente di indagare sulle differenti logiche di rappresentazione del nero in competizione all’interno del gruppo redazionale della Difesa della razza. Dai carteggi conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato, emerge la netta disapprovazione di Lidio Cipriani nei confronti dell’utilizzo strumentale del disegno della Venere ottentotta: «Quando esce il nuovo numero della “Difesa della Razza”?, – scrive, infatti, Cipriani a Guido Landra. – Cercate che non vi siano altri sfondoni come quello della Venere Ottentotta». Il giudizio di Cipriani è probabilmente motivato dal totale stravolgimento subito dal celebre caso antropologico, ma rispecchia anche un contrasto esistente con Landra circa il ruolo della rappresentazione fotografica del nero nelle pagine della rivista. Mentre Landra, infatti, domanda a Cipriani fotografie «orripilanti», quest’ultimo insiste per riprodurre sulla Difesa della razza fotografie «scientifiche».
 
[14]F. CASSATA, op. cit pag 64-65
 
[15]F. CASSATA, op. cit 230
 
[16]La Difesa della razza fu una rivista quindicinale, uscita a partire dall’agosto 1938, fino al giugno 1943, diretta da Telesio Interlandi, già portavoce ufficioso di Mussolini, con Giorgio Almirante segretario di redazione e Guido Landra, Lidio Cipriani, Leone Franzì, Marcello Ricci, Lino Businco furono componenti del comitato di redazione
 
[17]F. CASSATA, op. cit pp 39; 46, 64-65, 91
 
[18]F. CASSATA, op. cit p 40
 
[19]F. CASSATA, op. cit p 205