Leonardo da Vinci: differenze tra le versioni

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Si può trarre un conclusivo giudizio sulla posizione che spetta a Leonardo nella storia della scienza citando [[Sebastiano Timpanaro]]:<ref>La fisica vinciana, in AA VV, ''Leonardo da Vinci'', 1956</ref> «Leonardo da Vinci attinge dai Greci, dagli Arabi, da [[Giordano Nemorario]], da Biagio da Parma, da Alberto di Sassonia, da [[Giovanni Buridano]], dai dottori di [[Oxford]], dal precursore ignoto del Duhem, ma attinge idee più o meno discutibili. È sua e nuova la curiosità per ogni fenomeno naturale e la capacità di vedere a occhio nudo ciò che a stento si vede con l'aiuto degli strumenti. Per questo suo spirito di osservazione potente ed esclusivo, egli si differenzia dai predecessori e da [[Galileo Galilei]]. I suoi scritti sono essenzialmente non ordinati e tentando di tradurli in trattati della più pura scienza moderna, si snaturano. Leonardo (bisogna dirlo ad alta voce) non è un super-Galileo: è un grande curioso della natura, non uno scienziato-filosofo. Può darsi che qualche volta vada anche più oltre di Galileo, ma ci va con un altro spirito. Dove Galileo scriverebbe un trattato, Leonardo scrive cento aforismi o cento notazioni dal vero; mentre Galileo è tanto coerente da diventare in qualche momento conseguenziario. Leonardo guarda e nota senza preoccuparsi troppo delle teorie. Molte volte registra il fatto senza nemmeno tentare di spiegarlo».
Sullo stesso piano le considerazioni di [[Paolo Rossi Monti|Paolo Rossi]]:ː
{{q|la ricerca di Leonardo, che è straordinariamente ricca di balenanti intuizioni e di geniali vedute, non oltrepassa mai il piano degli esperimenti curiosi per giungere a quella sistematicità che è una delle caratteristiche fondamentali della scienza e della tecnica moderne. [...] Leonardo non ha alcun interesse a lavorare a un corpus sistematico di conoscenze e non ha la preoccupazione (che è anch’essa una dimensione fondamentale di ciò che chiamiamo tecnica e scienza) di trasmettere, spiegare e provare agli altri le proprie scoperte. <ref>P. Rossi, ''La nascita della scienza moderna in Europa'', Laterza, Roma-Bari 1997, p. 43 </ref>}}