Maximilien de Robespierre: differenze tra le versioni

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Il 10 novembre 1793, la Convenzione aveva partecipato alla [[culti della Ragione e dell'Essere Supremo|festa della Ragione]] in [[Cattedrale di Notre-Dame|Notre-Dame]] sconsacrata o, meglio, profanata. Tutte le chiese di Parigi vennero chiuse e ci furono assalti ai beni ecclesiastici ed episodi di violenza ad opera di hebertisti e sanculotti.<ref>Norman Hampson, ''La vita e le opinioni di Maximilien Robespierre''.</ref><ref>''Marc-Antoine Jullien de Paris (1775-1848): una biografia politica''; di Eugenio Di Rienzo, pag.60-61</ref>
Il 21 novembre, Robespierre affermò che "L’[[ateismo]] è aristocratico", proseguendo l’accusa dicendo che, con il pretesto di distruggere la superstizione, alcuni volevano fare dell’ateismo una specie di religione, pertanto bisognava opporsi a coloro che "pretendono di turbare la libertà dei culti in nome della libertà e di attaccare il fanatismo con un nuovo fanatismo". Concluse: "Proscrivere il culto? La Convenzione non ha mai fatto questo passo temerario né mai lo farà". Nonostante questo, il cattolicesimo verrà di fatto bandito per molti mesi.<ref>S. Bianchi, ''La déchristianisation de l'an II: essai d'interpretation'' in ''Annali storici della Rivoluzione francese'', II, 341 e segg.</ref>
Il 28 novembre ti itornòritornò sull’argomento al Club dei Giacobini, opponendosi all’idea che "un popolo religioso non può essere repubblicano". "Non tollereremo che si innalzi lo stendardo della persecuzione contro alcun culto" è la chiusura del discorso.
Il 6 dicembre 1793, Robespierre farà votare alla Convenzione un decreto in cui è stabilito che "La Convenzione Nazionale proibisce qualsiasi violenza o minaccia contraria alla libertà dei culti".<ref name="Bianchi, 341 e segg">Bianchi, 341 e segg.</ref>
Il 16 dicembre, Robespierre respinge la proposta di Bourdon de l’Oise, che voleva espellere dal Club dei Giacobini tutti i preti, anche se costituzionali.<ref name="Bianchi, 341 e segg"/>