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Nell’aprile del 1889 la marchesa ampliò quelle proprietà con altri due appezzamenti di terreno acquistandoli dal nobile sig. Paolo Michon, che succesivamente la sig.ra Coventry fece edificare in quel terreno una villa composta di un fabbricato di tre piani e in seguito vi aggiunse una casa per il custode ed altri comodi…|Atto compravendita del 31/8/1918 registrato a Livorno dal Notaio Ugo Capuis e attualmente conservato presso archivio notarile di Via Diaz, 7 Livorno}}
 
La villa venne fatta edificare nel 1889 da Luisa Carlotta Coventry marchesa Santisalia. La costruzione della villa si inseriva nel periodo, collocabile tra la seconda metà dell'[[Ottocento]] e i primi anni del [[Novecento]], in cui il [[Lungomare di Livorno|lungomare]] a sud del centro di [[Livorno]] conobbe un fiorente sviluppo urbanistico. Responsabile di questo sviluppo fu la forte attrazione che il lungomare labronico esercitava su molte famiglie benestanti livornesi, italiane e straniere.<ref name="nota6">{{Cita|Magonzi|p. 65|mag}}.</ref>
 
Nel 1918 la villa venne venduta da Carlo Santisalia, figlio della marchesa Luisa, a Carlo Trossi.
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Motto: Audendo proficit|[[Vittorio Spreti]], ''Enclopedia storico-nobiliare italiana''<ref name="spre">{{Cita|Giuliano|p. 196, cfr. p. 55 sul Giuliano}}.</ref>, ([[1932]]), descrizione dell'arma Trossi e del motto familiare.}}
 
I Trossi erano una nobile famiglia di origini [[Piemonte|piemontesi]]. Carlo, nato a [[Torino]] e residente a [[Biella]], era un imprenditore del settore della pettinatura della lana. Gestiva la "Pettinatura Italiana Ltd", società di famiglia con stabilimento a [[Vigliano Biellese]].<ref name=":0">{{Cita|Magonzi|p. 66|mag}}</ref>
 
La storia della famiglia Trossi si distingue per il frequente intervento in favore dei territori a loro più vicini. Carlo Trossi contribuì alla costruzione della scuola e dell'asilo di [[Gaglianico]], mentre a Biella realizzò il padiglione ospedaliero "Felice Trossi", intitolato al figlio scomparso a causa di un incidente stradale.
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'''Il testamento di Corinna Trossi e il lascito al Comune di Livorno'''
 
Nel 1927 la proprietà della villa passò a Corinna Trossi<ref>{{Cita|Giuliano|p. 13|giu}}</ref>, sposata con l'imprenditore di origini biellesi Dino Uberti. Sia Corinna che il marito coltivavano un grande interesse per l'arte<ref>{{Cita|Magonzi|pp. 66|mag}}<name=":0" /ref><ref>{{Cita|Sito della Fondazione d'Arte Trossi-Uberti|3=cor}}</ref>, che li portò a conservare nella villa opere di artisti di rilievo, alcune su loro commissione.
 
Dino Uberti, nato a Biella nel 1885, parallelamente agli studi giuridici e alla fortunata carriera imprenditoriale, sviluppò per tutta la sua vita la passione per le arti pittoriche, dedicandovisi completamente intorno ai quarant'anni di età. Molti dei suoi quadri vennero esposti in città come Milano (presso la galleria Scopinich), Firenze, Torino, Bruxelles e Livorno. Proprio a Livorno, nel 1945, mise in esposizione presso la Bottega d'Arte una ventina delle sue opere.<ref>{{Cita|Magonzi|pp. 66|mag}}<name=":0" /ref>
 
Fu così che Corinna Trossi, nel solco della tradizione familiare di magnanimità civile, decise di donare al Comune di Livorno, attraverso testamento, la proprietà della villa, due beni immobili agricoli e un lascito economico affinché il Comune istituisse una fondazione d'arte intitolata al proprio nome e a quello del marito. Lo scopo della fondazione sarebbe dovuto essere quello di permettere alle nuove generazioni di sviluppare le proprie inclinazioni e abilità artistiche nella villa ardenzina.<ref>{{Cita|Magonzi|pp. 65, 68|mag}}</ref>