Economie di scala: differenze tra le versioni
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→Le economie interne ed esterne nei Principles: Piccola aggiunta su Marshall con due note |
→Le economie interne ed esterne nei Principles: corrette due note che erano indicate al lato della citazione e non nelle "references" |
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Nei ''Principi'' Marshall rende piena la divisione già presente nei precedenti lavori e afferma esplicitamente:
:"Le economie derivanti da un aumento della scala di produzione di una data specie di merci possono suddividersi in due categorie: in primo luogo quelle dipendenti dallo ''sviluppo generale dell'industria''; e in secondo luogo, quelle dipendenti dalle ''risorse delle singole imprese, dalla loro organizzazione e dall'efficienza della loro amministrazione''. Possiamo chiamare le prime ''economie esterne'', e le seconde ''economie interne''."
Qui Marshall porta alle logiche conseguenze quanto affermato nei precedenti lavori e "crea" la nozione di [[economie esterne]], cioè quel particolare tipo di economie di scala collegate non alla scala di produzione dell'unità produttiva, ma a quella del settore. Nei ''Principi'' quindi egli allenta il legame esistente tra i vantaggi derivanti dall'aumento del volume complessivo della produzione e quelli derivanti dalla localizzazione, anche se esso non viene mai completamente meno: le principali economie esterne sono per lui ancora quelle "economie che risultano dallo sviluppo di industrie connesse che si aiutano a vicenda; e che talvolta sono concentrate nella stessa località", anche se in ogni caso "si valgono dei mezzi moderni di comunicazione offerti dalle ferrovie, dal telegrafo e dalla stampa"<ref>Marshall (
Per quanto concerne le ''economie interne'', cioè le economie di scala come normalmente intese, Marshall osserva che "i vantaggi della produzione su larga scala si vedono nel modo migliore nell'industria manifatturiera", e classifica tali vantaggi in tre tipi:
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