Utente:Ninni99/Sandbox: differenze tra le versioni
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Tracciando a caldo un giudizio dotato già di prospettiva storica, muovendosi all’indietro sino all’avanguardia di inizio Novecento e impegnandosi in una riflessione sulla modernità riletta attraverso Benjamin e Baudelaire, Boatto univa infatti all’analisi della costellazione pop e dei maestri del new dada una riflessione sul destino dell’arte nell’epoca del consumo universale e della produzione di massa dotata di quell’urgenza e di quella lucidità che sole rendono davvero memorabile il precario esercizio della critica. A partire dalla fine degli anni settanta la sua scrittura si allontana sempre più dallo scenario artistico circostante per inoltrarsi in personalissime esplorazioni al confine tra letteratura, estetica, storia dell’arte.
Roberto Lambarelli, direttore del periodico trimestrale ArteeCritica, una rivista di arte contemporanea presente anche online, pubblica un articolo a proposito della nuova edizione de Lo sguardo dal di fuori (1977, nuova edizione Castelvecchi 2013).
In questo articolo Lambarelli riporta una conversazione fatta con lo stesso Boatto proprio riguardo l’opera e inizialmente riportando delle parole dello stesso autore del libro, conclude chiedendo
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