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===Pop Art===
In ''Pop Art (1983)'' Alberto Boatto apre con una premessa, nella quale sottolinea il pieno diritto della Pop Art a far parte del corpo vivo dell’arte del XX secolo.
Presenta l’artista pop come un uomo che si è lasciato appassionare dalla metropoli con i suoi prodotti prefabbricati in serie e i suoi mezzi di comunicazione di massa e tutto questo accade negli anni Sessanta. Ma è nel 1968 che la Pop Art manifesta le sue ultime spinte creative, quando cioè la città va incontro a una violenta contestazione che partiva sia dal suo interno, che dalla periferia geografica, dove cioè si trova quel gruppo marginale che non accetta di sottoporsi alla violenza dispotica propria del mondo metropolitano. Nel 1968 abbiamo perciò la conclusione di un unico centro propulsivo e l’inizio di un evoluzione costante dei singoli artisti.
L’avanguardia, che si è sempre proposta di essere una pratica di vita, vede nel fervore del ’68 l’occasione per concretizzarsi e lo fa attraverso quei linguaggi che le sono sempre appartenuti: il gesto e il comportamento; inizia a fare politica, vedendo in essa modo di eversione e insurrezione.
Tuttavia la storia parla di sconfitta e con essa venne trascinata anche l’avanguardia, ponendo fine ad essa; così quei concetti intimamente legati all’avanguardia, come l’antipittura, l’antivalore, l’esteticità non erano solo delle parole, ma degli obiettivi da raggiungere.
Come sappiamo, anche la Pop Art fa parte dell’avanguardia, ma nell’ultimo periodo di essa, quello chiamato seconda avanguardia o la neo-avanguardia.
Boatto descrive la Pop Art come “un’avanguardia{{Citazione|un’avanguardia lucida, spesso cinica e quasi sempre costatativa, coinvolta nel presente”presente.|Alberto Boatto}} A differenza dell’artista passato, quello moderno è circondato da immagini fotografiche, televisive, di oggetti tutti uguali fra loro ed egli decide proprio di fare di tutto ciò arte, a differenza anche degli stessi futuristi o dadaisti, che pure già guardavano alle tecniche industriali di produzione dell’immagine. Ma se gli artisti pop non creano effettivamente nulla di nuovo, ma ripresentano immagini già conosciute dalla città imitandole, qual è il senso o l’utilità di ciò?
Boatto parla di un pensiero che percorre tutta la modernità, che si esprime nella convinzione che l’uomo abbia perso la sua esperienza proprio a causa di quei processi di standardizzazione e massificazione sempre più serrati. La Pop Art ha esteso al massimo due procedimenti di base del moderno: “il{{Citazione|il raddoppiamento e la dislocazione, come l’elaborazione del <<doppio>> di un fumetto, di un cartellone pubblicitario o di una macchina da scrivere, e la loro esposizione estraniata, insolita, allarmata”allarmata.|Alberto Boatto}} Gli artisti pop colgono il concetto del doppio che è intrinseco alla modernità e lo mostrano al mondo per quello che è.
Questo libro è la riedizione del volume ''Pop Art in USA'', edito da Lerici nel 1967 e presenta una piccola novità, in quanto nell’appendice sono stati riuniti per la prima volta alcuni testi, scritti e pubblicati in tempi successivi. Questi seguono un percorso dell’arte d’oltreoceano; parlano di New York dalla prospettiva del fotografo William Klein e presentano un profilo di Rauschenberg.
 
===Ghenos Eros Thanatos===