Lauro Azzolini: differenze tra le versioni
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La ribellione di Azzolini, secondo quanto da lui riferito in una intervista concessa alla Gazzetta di Reggio il 19 gennaio 1984, ha inizio nel 1960. Lauro, allora 17enne, aderente alla FGCI, partecipa alla dimostrazione di piazza a Reggio Emilia, contro il governo Tambroni, durante la quale le forze dell’ordine esplosero vari colpi di arma da fuoco uccidendo cinque manifestanti.
Entrato nelle BR, è eletto capo della colonna milanese Walter Alasia. Il 1° ottobre 1978, assieme ad altri otto brigatisti tra cui Bonisoli e la Mantovani, viene catturato a Roma dopo la scoperta del covo di via Monte Nevoso.
Partecipò all’omicidio del vicequestore Francesco Cusano (Biella, 11 settembre 1976), all’attacco alla Confapi di Ancona, alla strage di via Fani, in cui ricopre ruoli direttivi, nell’omicidio Palma, negli omicidi Rossa, Esposito, Battaglini, Tosa, Tuttobene, Casu, Marangoni, De Cataldo, Marelli, Briano, Mazzanti, Renzi e di tre agenti di PS, oltre ad attentati e ferimenti, ed una serie di altri omicidi in cui ricoprì un ruolo di tipo organizzativo. Nel 2000 Azzolini smentì pubblicamente le voci che lo additavano come spia al soldo del Generale Dalla Chiesa, in quanto la retata di via Monte Nevoso fu collegata per anni allo smarrimento d'un suo borsello.
Di Lauro Azzolini parla anche Patrizio Peci nel suo “Io, l’infame”. Peci lo definisce capace, intelligente, ma anche vanitoso e sempre pronto a curare il suo aspetto. Nelle BR legò particolarmente con Raffaele Fiore.
Condannato a ben quattro ergastoli, oggi è semilibero, e svolge lavoro esterno a Milano.
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