Utente:Ninni99/Sandbox: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 76:
Nutrito di letture filosofiche e letterarie, psicoanalitiche e antropologiche, con una preferenza per i grandi distruttori – Sade, Freud, Nietzsche, e Artaud e Bataille fonti del Foucault della Trasgressione (1963) – Boatto pensa l’immaginario come luogo del doppio.
Capisce perciò che l’evento accade attraverso l’oggetto e comprende, confrontandole, le poetiche di Pascali e Kounellis. Nel primo, che ha ripreso possesso dell’infanzia, l’immaginario mira a sostituire la realtà con animazioni e contraffazioni; nel secondo reale e immaginario non sono ancora separati dalla ragione e risultano uniti temporalmente, in visioni mitiche o arcaiche (''L’immaginario in Pascali e Kounellis, 1973''). Le componenti psicologiche, estetiche e culturali che propone Boatto, vanno a comporre lo scenario artistico di ''Ghenos Eros Thanatos''; si nota il desiderio<ref>{{cita |Stefano Chiodi2}}</ref>{{Citazione|di evocare in forma tacita i fantasmi spaventosi della vicenda novecentesca, l’ancora indigerita eredità dei fascismi, il culto della morte e la vertigine erotica che li avevano accompagnati: di riconnettere il presente alla parte maledetta della vicenda europea – come in quegli stessi anni facevano, in forme e contesti diversi, Fabio Mauri e Hans-Jürgen Syberberg – vista da dentro la condizione scettica e spettacolare propria della loro contemporaneità.|Stefano Chiodi}}
Boatto scrive che Ghenos Eros Thanatos è una ''“mostra-libro”'' concepita come <ref>{{cita |Stefano Chiodi2}}</ref>{{Citazione|un periplo attorno alle situazioni limite della vita, che si configura per gran parte come una circumnavigazione del negativo e in cui compie il passaggio dal reale al significativo, come un tempo si andava dal profano al sacro, o dal materiale allo spirituale.|Alberto Boatto}} Un capitolo di questa “mostra-libro” contiene già un’anticipazione dei temi che svilupperà più ampiamente nel Cerimoniale di messa a morte interrotta di tre anni dopo.
Boatto stesso dice di aver fatto ricorso alla mitologia, che gli erano familiari i nomi e le vicende di Narciso, di Anteo, d’Icaro, di Dioniso. Egli parla della mitologia come qualcosa ricondotta nell’oscurità dell’inconscio, da cui alcuni spezzoni vengono tratti fuori da Freud e da Jung.
<ref>{{cita |Stefano Chiodi2}}</ref>{{Citazione|Nella sfera pubblica, al posto della mitologia classica col suo componente di luce, sono succedute pessime ideologie fatte solo d’ombra, che poi sono risultate delle mitologie degradate.
Ma la piena adesione ad una Terra ruotante, al pari di un velivolo, nello spazio, questo sì alla terra che segue l’esempio di Nietzsche, è veramente un sì inaudito nel nostro mondo votato alla distrazione televisiva e consumistica. Un sì di questa portata ha bisogno, per essere pronunciato ed esercitato, del sostegno della figura di Dioniso. Del resto, l’esperienza dionisiaca, in una delle sue innumerevoli manifestazioni, resta un’esperienza accessibile a ciascun uomo.|Alberto Boatto}}