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==Storia==
''Le cattive madri'' costituisce la seconda opera del ciclo del [[Nirvana]], una serie di dipinti che [[Giovanni Segantini|Segantini]] realizzò ispirandosi ad un testo del [[Nirvana]] del librettista [[Luigi Illica]].
L’artista, infatti, trasfigura i celebri versi dell’autore e li riporta sulla tela, seguendo un procedimento tipicamente simbolista, che consiste nel partire dal concetto per poi giungere all’immagine<ref name=lib1>{{cita libro|titolo=Le storie dell'arte 3|autore=Nicoletta Frapiccini, Nunzio Giustozzi|editore=Hoepli|anno=2012|p=232}}</ref>. È proprio grazie a quest’opera, la quale fu acclamata dalla [[Secessione viennese]] ed acquistata dal governo austriaco, che [[Giovanni Segantini|Segantini]] venne annoverato tra gli esponenti del [[Simbolismo]] europeo, mentre in [[Italia]] erano numerose le critiche che si stavano diffondendo nei confronti del ciclo del [[Nirvana]], ritenuto un’erronea interpretazione del testo di [[Luigi Illica|Illica]]<ref name=lib2>{{cita libro|titolo=Segantini|editore=Skira masters|p=140-141}}</ref>. La tematica affrontata nel quadro si lega alle vicende autobiografiche del pittore, il quale perse la madre a causa di una malattia quando era ancora un bambino. Questo fatto spalancò in lui un enorme vuoto che, in seguito, si trasformò in una vera e propria ossessione<ref name=lib3>{{cita libro|titolo=Segantini: il ritorno a Milano|editore=Mazzotta (Skira)|p=234-235}}</ref>. Nelle ''cattive madri'' l’artista mette, infatti, in scena una vera e propria condanna rivolta a tutte coloro che, per un qualunque motivo, in vita rifiutarono la maternità per affermare la loro propria libertà sessuale<ref name=lib1/>.
{{citazione|Amai e rispettai sempre la donna in qualunque condizione essa sia pur che abbia viscere di Madre.|Giovanni Segantini<ref name=lib3/>}}
Aspetto tipico della corrente simbolista è, infatti, la contrapposizione binaria tra donna come madre, che viene celebrata dallo stesso [[Giovanni Segantini|Segantini]] nel dipinto [[L’angelo della vita]], e donna come femmina, che avendo abdicato alla sua missione primaria, deve necessariamente scontare la propria pena<ref name=lib1/>.
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