Utente:Ninni99/Sandbox: differenze tra le versioni

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===Narciso infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol ===
In ''Narciso infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol'' (Laterza 1997, nuova edizione 2015), Boatto inizia ponendo un interrogativo strettamente personale del mondo della ritrattistica:”Chi sono io?”, a cui si impegna di rispondere l’autoritratto. L’autore spiega come l’autoritratto non corrisponda affatto al ritratto, ma sia anzi il suo opposto, in quanto l’artista dinnanzi al suo volto si sente dire ''“questo è il tuo volto”'', pensando però ''“questo è il mio volto”''.
Boatto spiega come, proprio nella differenza dell’aggettivo possessivo si trovi l’ineluttabile differenza di pittura, nonostante entrambe si dedichino alla fisionimia e all’apparenza dei corpi.
Egli parla dell’''”uomo invisibile”'' presente in ognuno di noi; spiega che la natura tende a conservarci in uno stato ombroso, di cecità nei confronti di noi stessi e prende ad esempio una stanza affollata in cui ci troviamo: ognuno sa di essere diverso dall’altro e ciò lo avverte dalla propria fisionomia e da quella altrui, ma si trova in una condizione di invisibilità sconosciuta pure a se stesso. Il volto dell’altro ci appare più familiare del nostro volto e l’uomo invisibile dentro ciascuno di noi si manifesta nella solitudine.<ref>{{cita |Narciso Infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol|p. 7}}</ref>{{Citazione|Il pittore riflette le porprie fattezze dentro lo specchio per rappresentarsi-per definire la propria natura|}} dichiara, ma è qui che sta la sottile frode: vi è un inversione dell’asse facciale, un mutamento nell’ordine simmetrico, così che l’artista non possa mai vedersi come gli altri lo vedono.