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===Narciso infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol ===
In ''Narciso infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol'', Boatto inizia ponendo un interrogativo strettamente personale del mondo della ritrattistica:
Boatto spiega come, proprio nella differenza dell’aggettivo possessivo si trovi l’ineluttabile differenza di pittura, nonostante entrambe si dedichino alla fisionimia e all’apparenza dei corpi.
Egli parla dell’
Il pittore non è più uno, ma due, si sdoppia divenendo così il soggetto agente (l’artista) e l’oggetto inerme che viene ritratto. Egli, in questo modo, si guarda e inevitabilmente si giudica e si misura, prendendo le distanze da se stesso e studiandosi. Ecco che infatti Boatto presenta questa condizione di solitudine tanto temuta e al contempo desiderata dall’animo umano.
In questo modo il critico riesce a trattare il tema della morte, o meglio: la paura della morte, di una fine. Il pittore, dipingendo se stesso, cerca di imprimere sulla tela un io eterno, anche se in parte sconosciuto,<ref>{{cita |Narciso Infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol|p. 11}}</ref>{{Citazione|l’autoritratto rappresenta una puntata giocata contro il tempo, una polizza assicurativa emessa contro la morte.|Alberto Boatto}} Così l’artista sa che lascerà una memoria di sé e combatte quel lato oscuro e quasi spaventoso della solitudine, tanto temuta in vita quanto fuori da essa.
Dopo questa prima introduzione viene fatta risalire l’origine mitica dell’autoritratto proprio a Narciso, come ci suggerisce il titolo stesso dell’opera. Narciso respinge il tu, dall’altro sesso al mondo nella sua interezza, Narciso preferisce il duplicato di se stesso, negandosi la vita; preferisce la solitudine a “quel copioso universo che si agita alle sue spalle”, ma la morte è il prezzo che dovette pagare per poter avere la conoscenza di se stesso.
Secondo l’autore, l’autoritratto, come espressione della modernità, nasce dalle fratture che accompagnano la Cristianità, in quanto è necessario che il legame tra l’uomo e il sacro cominci a lacerarsi in modo da rendere l’uomo indipendente e autonomo.
E così nei primissimi autoritratti <<moderni>> sembra di poter intravedere la psicologia di questo passaggio epocale, come si può vedere nell’autoritratto di [[Filippo Lippi]] nella pala monumentale della Incoronazione della Vergine a cui lavorò fra il 1441 e il 1447.
Insorge la domanda del perchè allora il titolo di <<Narciso Infranto>>, a cui Boatto risponde spiegando come gli ultimi due secoli e l’avvenimento del moderno segnino la profonda disgregazione di Narciso e, con lui, quella dell’autoritratto. Nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento ritorna quel mondo che Narciso aveva rifiutato con noncuranza, fanno ritorno <ref>{{cita |Narciso Infranto. L’autoritratto moderno da Goya a Warhol|p. 20}}</ref>{{Citazione|le potenze inconscie e notturne che rodono in profondità la coscienza dell’uomo e, in compagnia discorde e consonante con esse, sono le potenze cupe e luminose del cosmo.|Alberto Boatto}}
Goya si era chiesto com’è mai possibile affrontare soli la morte quando la speranza che era stata condivisa per secoli dall’Europa cristiana non vi è più, e [[Warhol]], un secolo e mezzo più tardi, si pone lo stesso interrogativo, caricandosi del peso della morte e inquadrandola con il suo obiettivo fotografico, guarda all’epoca della comunicazione di massa.
È a questo punto che Boatto si occupa di confrontare e presentare una grande varietà di autoritratti partendo proprio da Goya e arrivando allo stesso Warhol, sulla soglia del terzo millennio e conclude riallacciandosi all’immagine di Narciso, che però ha ora imparato a volgere lo sguardo in direzione dell’universo.
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===Ghenos Eros Thanatos===
Il libro di Alberto Boatto, ''Ghenos Eros Thanatos'' e altri scritti sull’arte (1968-1985), a cura di Stefano Chiodi, è un documento e l’espediente forse più originale e audace con cui la critica, negli anni Settanta, ha reinventato se stessa. Il libro si compone dei testi e delle foto del libro-mostra di ''Ghenos Eros Thanatos'', la mostra organizzata da Boatto il 15 novembre 1974 alla Galleria de’ Foscherari di Bologna.<ref>{{cita |Migliore}}</ref>
Nutrito di letture filosofiche e letterarie, psicoanalitiche e antropologiche, con una preferenza per i grandi distruttori – Sade, Freud, Nietzsche, e Artaud e Bataille fonti del Foucault della Trasgressione (1963) – Boatto pensa l’immaginario come luogo del doppio.
Capisce perciò che l’evento accade attraverso l’oggetto e comprende, confrontandole, le poetiche di Pascali e Kounellis. Nel primo, che ha ripreso possesso dell’infanzia, l’immaginario mira a sostituire la realtà con animazioni e contraffazioni; nel secondo reale e immaginario non sono ancora separati dalla ragione e risultano uniti temporalmente, in visioni mitiche o arcaiche (''L’immaginario in Pascali e Kounellis, 1973''). Le componenti psicologiche, estetiche e culturali che propone Boatto, vanno a comporre lo scenario artistico di ''Ghenos Eros Thanatos''; si nota il desiderio<ref>{{cita |Stefano Chiodi, Alberto Boatto: Ghenos Eros Thanatos}}</ref>{{Citazione|di evocare in forma tacita i fantasmi spaventosi della vicenda novecentesca, l’ancora indigerita eredità dei fascismi, il culto della morte e la vertigine erotica che li avevano accompagnati: di riconnettere il presente alla parte maledetta della vicenda europea – come in quegli stessi anni facevano, in forme e contesti diversi, Fabio Mauri e Hans-Jürgen Syberberg – vista da dentro la condizione scettica e spettacolare propria della loro contemporaneità.|Stefano Chiodi}}
Boatto scrive che Ghenos Eros Thanatos è una
Boatto stesso dice di aver fatto ricorso alla mitologia, che gli erano familiari i nomi e le vicende di Narciso, di Anteo, d’Icaro, di Dioniso. Egli parla della mitologia come qualcosa ricondotta nell’oscurità dell’inconscio, da cui alcuni spezzoni vengono tratti fuori da Freud e da Jung.
<ref>{{cita |Stefano Chiodi, Alberto Boatto: Ghenos Eros Thanatos}}</ref>{{Citazione|Nella sfera pubblica, al posto della mitologia classica col suo componente di luce, sono succedute pessime ideologie fatte solo d’ombra, che poi sono risultate delle mitologie degradate.
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{{cita web| https://www.doppiozero.com/materiali/alberto-boatto-ghenos-eros-thanatos | Alberto Boatto: Ghenos Eros Thanatos | autore= Stefano Chiodi | cid=Stefano Chiodi, Alberto Boatto: Ghenos Eros Thanatos }}
{{cita web| https://www.alfabeta2.it/2016/07/28/alberto-boatto-cieco-dentro-la-luce/ | autore= Tiziana Migliore | Alberto Boatto, cieco dentro la luce | cid=Migliore }}
{{cita web| http://www.arteecritica.it/onsite/BOATTO.html | Come dentro ad uno specchio. Arte, cultura e civiltà in Alberto Boatto | autore= Roberto Lambarelli | cid=Lambarelli}}
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