Robert Walser: differenze tra le versioni
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===Periodo di Berna: ''La rosa''===
''La rosa'', uscito nel 1924, fu l’ultimo volume la cui pubblicazione Walser potè segure in prima persona.
Egli appare qui veramente audace sia nella scelta dei temi che nella loro veste formale. Il mondo esterno viene filtrato dalla eidetica intelligenza dello scrittore e stemperato in un tessuto narrativo che attraverso tecniche avanguardistiche come collage, montaggio, effetti di straniamento e giochi di parole offre frammenti deliberatamente arbitrari, disordinati della propria esperienza. Ne risultano testi che si sottraggono ad ogni interpretazione univoca e definitiva. Rispetto alle opere del periodo di Biel è evidente il venir meno di descrizioni naturalistiche e dell'idillio, che lasciano qui il posto ad interni cittadini inusuali in Walser - come ad es. la scena di bordello in ''Debolezza e forza'' – comunque per ironia, arguzia e delicatezza inconfondibilmente tipici dell’autore di Biel in quanto caratterizzati da un miscuglio di garbo, sarcasmo e comicità che pare essere la cifra della tarda produzione. Qui Walser sfiora in più d’un luogo un registro che la critica tende a ritenere a lui precluso, ossia quello dell’erotismo (ad es. nella prosa '' Manuel''). La critica nei confronti della società bene cittadina e della cultura salottiera è particolarmente evidente nella prosa' 'Lo scimmiotto' ', incentrato sulla zoomorfizzazione. Frequenti sono riscritture, per lo più frammentarie, di testi di autori canonici come ad es. [[Dostoevskij]], [[Ibsen]], [[Wilde]], [[Maupassant]], [[Molière]], [[Balzac]], [[Dumas]], [[Goethe]], [[Schiller]], [[Jean Paul]], [[Kleist]], [[Keller]] e altri ancora. Godibilissima in tal senso la prosa ''Nora di Ibsen ovvero il Rösti'', che abbassa il livello dell’originale norvegese trasponendo l’accadere in un quotidiano elvetico costellato di espressioni dialettali. La raccolta, proprio a causa della sua componente avanguardistica, non fu adeguatamente apprezzata dai recensori, che si limitarono a commentarla facendo uso di espressioni riconducibili al campo semantico della dell’ingenuità. Stando a quanto riferisce Walser, persino il collega [[Thomas Mann]] dopo aver letto il volume affermò che l’autore era “intelligente come un bambino molto, molto fine” <ref> R. Walser, ''Briefe'', cit., vol 2, lettere 638, p. 118 </ref>, riproponendo dunque il ''topos'' di Walser innocuo, sensibile poeta dalle tematiche non di grandissimo interesse. La prosa ''Il bambino (III)'' della raccolta contiene quella che è forse la frase più citata negli scritti critici su Walser, ossia: "Nessuno ha il diritto di comportarsi con me come se mi conoscesse" <ref> R. Walser, ''La rosa'', trad. di Anna
==I "microgrammi" , l’eredità artistica di Walser==
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