Gaio Lucilio: differenze tra le versioni

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Sul piano contenutistico e stilistico, Lucilio adotta una notevole varietà nell'affrontare tematiche variegate attente agli aspetti comuni e quotidiani (eros, banchetti, fatti di cronaca e vita politica), cui corrispondono plurilinguismo e ibridazione stilistica: non è né anodino né monocorde, percorre tutte le possibilità della lingua latina, dal ''sermo plebeius'' sino alle regioni più illustri della letteratura, con uno stile caleidoscopico. L'obiezione mossa alla lingua luciliana era, comunque, di essere ruvida, provvisoria e inconditaː infatti, secondo [[Orazio]], i versi di Lucilio sono privi di eleganza, col risultato di "scorrere fangosi" (''flueret lutulentus''), e "faceva mille versi stando su un sol piede"<ref>''Satire'', I 4, 9 ss.</ref>.
 
L'importanza di Lucilio è enorme in relazione ai suoi sforzi per codificare sul piano formale (tramite l'uso dell'esametro), dello stile e del contenuto, i temi trattati dall'unico genere letterario latino mancante di un corrispondente nel mondo ellenico: la [[Satira latina|satira]]. La satira è l'unico genere della poesia latina che non ha un diretto corrispondente nel mondo greco. Se da un lato, infatti, vi è un certo sentimento di fierezza nei confronti della satira, (si veda la celeberrima esclamazione del retore [[Marco Fabio Quintiliano|Quintiliano]] "''satura quidem tota nostra est''"<ref>X 1, 93.</ref>, ovvero "''La satira invero è completamentegià nostra''"citata), da un altro si vengonoviene a instaurare un certo senso di perplessità sulla natura del genere stesso. Lucilio fu considerato quindi l'iniziatore del genere della satira, riconosciuto addirittura da [[Orazio]], pur con riserve, come il suo maestro. La satira del mondo latino, in effetti, dal punto di vista dei contenuti, vista la sua originalità romana dal punto di vista formale, non ha nulla a che vedere con quella del mondo greco, perché lì era sottopertinente al genere del [[giambo]] e, anche se si ritiene sia stato [[Quinto Ennio| Ennio]] ad usare per primo questo genere tipicamente romano, Lucilio ne stilò lo statuto, poi seguito dai successivi autori di satire, attraverso la sua opera caratterizzata dall'esametro e dall'argomento morale.
Diomede cercò di affrontare il problema e ne diede tale soluzione:
{{Citazione|Presso i Romani con satira si intende una poesia che ora ha carattere denigratorio ed è composta per colpire i vizi umani secondo la maniera della commedia antica: tale fu quella che composero Lucilio, Orazio e Persio. Un tempo però veniva chiamata satira un'opera poetica che constava di componimenti vari, come quella che scrissero Pacuvio ed Ennio|[[Diomede Grammatico]], ''Grammatici Latini'', I, 485 Keil.|}}