Barile (Italia): differenze tra le versioni
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=== Età moderna ===
Il casale fu realmente fondato e crebbe dal [[XIV secolo|XIV]] al [[XVII secolo]] a seguito dell'immigrazione di quattro colonie di greci-albanesi, che portarono con sé i loro usi, cultura e il culto religioso. Dopo la caduta di [[Scutari]] nel [[1477]] e, dopo la caduta della fortezza di [[Corone]], città albanese della Morea, nel [[1532]], la regione del Vulture venne popolata dalle ondate di gruppi di albanesi che fuggivano dalle invasioni turche. Questa e ricordata nella storia delle colonie albanesi come la quinta migrazione e risale agli anni [[1533]]-[[1534]]
La prima colonia greco-albanese, dei cosiddetti [[Arbëreshë]], arrivò nella zona probabilmente nel [[1477]] e fu soprannominata dalle popolazioni locali "colonia di Clefiti". La seconda colonia, definita dei "Coronei" perché provenienti da [[Corone]], arrivò intorno al [[1534]], dato che la loro città di origine fu abbandonata a seguito di una pestilenza. La seconda ondata di profughi si stanziò sulla stessa collina scelta dagli [[Arbëreshë|Arbëreshe]] precedenti
La terza colonia giunse nel [[1597]] ed era composta da, approssimativamente, trenta famiglie di Coronei provenienti da [[Melfi]], stanziatisi a Barile dopo numerose ostilità con la popolazione melfitana, mentre la quarta colonia arrivò all'incirca nel [[1675]], quella dei "Mainotti", così chiamata perché provenienti da Laconia e da Maina, l'antica [[Leuctra]]. Furono chiamati anche "Camiciotti", per via della camicia nera che indossavano
=== La tarda modernità e l'Età contemporanea ===
Il centro, abbastanza popoloso, seguì, senza particolari avvenimenti, le sorti del resto della zona e fu sottoposto alla giurisdizione feudale dei Caracciolo di Torella; in paese, nel monastero dei Carmelitani, come lettore di teologia insegnò il celebre docente [[Michele Granata]], secondo una tradizione di studi teologici e giuridici che a Barile aveva già prodotto il giureconsulto Domenico Moro <ref>''Nuovo dizionario istorico: ovvero, Istoria in compendio di tutti gli uomini, che si sono renduti celebri per talenti, virtù, sceleratezze, errori, &c. dal principio del mondo sino a nostri giorni'', Napoli, M. Morelli, 1791, tomo XVIII, p. 340.</ref>, esperto di diritto penale, morto nel 1773 e, in età postnapoleonica, l'avvocato Antonio Torelli, autore di traduzioni, come l'''Eneide'' in ottava rima e vari poemetti.
Nel 1799, con l'instaurazione della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]] e l'inserimento della zona nel Dipartimento del Bradano, anche a Barile fu costituita una municipalità democratica e popolare{{citazione necessaria}}, poi sciolta dopo i fatti del maggio-giugno, con il passaggio delle orde sanfediste del [[cardinale Ruffo]]. Di notevole importanza nella vita della Municipalità barilese fu Nicola Caputo, attivo propagandista, con proclami e l'impegno personale a innalzare l'albero della libertà, insieme all'avvocato Giovanni Prete e al medico Michele Scalese<ref>T. Pedio, ''Uomini, aspirazioni e contrasti nella Basilicata del 1799. I Rei di Stato lucani'', Matera, Montemurro, 1961, pp. 150-151.</ref>.
In età napoleonica e durante la seconda Restaurazione, si distinse l'opera di Nicola De Rosa, comandante del Distretto di Melfi e già ufficiale dell'esercito murattianoː cultore di archeologia e di studi storici, fu possessore di una vasta raccolta numismatica, poi ereditata dagli Iannuzzi di Andria, imparentati ai De Rosa attraverso una figlia del maggiore Nicola; altresì notevole fu l'operato dell'ex giacobino Giovanni Prete, affiliato alla Carboneria e sospettato, nel 1840, per il possesso di alcune "carte settarie"<ref>T. Pedio, ''Uomini, aspirazioni e contrasti nella Basilicata del 1799. I Rei di Stato lucani'', Matera, Montemurro, 1961, pp. 150-151.</ref>.
Nel [[1861]] il paese, già gravemente danneggiato e spopolato dal terremoto di dieci anni prima, che aveva fatto ben 105 vittime<ref>G. Paci, ''Relazione dei tremuoti di Basilicata del 1851'', Napoli, Stabilimento Tipografico del Real Ministero dell'Interno, 1853, pp. 37-39.</ref>, fu investito in pieno dai fatti del [[brigantaggio]] [[Basilicata|lucano]], con personaggi come [[Michele Volonnino]] e [[Caporal Teodoro]]{{citazione necessaria}}, uomini fedeli a [[Carmine Crocco]], che imperversava nella zona del Vulture e della Valle di Vitalbaː proprio il 16 aprile 1861 i briganti, respinti da una carica di bersaglieri, invasero Barile, saccheggiandola fino a sera agli ordini di Luigi Romaniello<ref>B. Del Zio, ''Il brigante Crocco'', Brindisi, Edizioni Trabant, 2010, ''passim''.</ref>.
Il 23 luglio [[1930]], anche Barile
Ancora, [[Pier Paolo Pasolini]] nel 1964 girò qui la prima parte del ''Vangelo secondo Matteo''{{citazione necessaria}}.
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