Nerone: differenze tra le versioni

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Accusati sommariamente di congiure contro di lui o crimini vari, caddero vittime della repressione la stessa madre, la prima moglie e lo stesso Seneca, costretto a suicidarsi, oltre a vari esponenti della nobiltà romana, e molti [[cristianesimo|cristiani]].<ref>[[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''Vita di Nerone'', XVI, XXXIV, XXXV, XXXVI, XXXVII</ref> Per la sua politica assai favorevole al popolo, di cui conquistò i favori con elargizioni e giochi del circo, e il suo disprezzo per il [[Senato romano]], fu - come era già stato per lo zio [[Caligola]] - molto inviso alla classe aristocratica (tra i quali i suoi principali biografi, [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] e [[Publio Cornelio Tacito|Tacito]]).
 
L'immagine di [[tiranno]] che di lui fu tramandata venne parzialmente rivista dalla maggioranza degli storici moderni, i quali ritengono che non fosse né pazzo - come lo descrissero alcune fonti - né particolarmente crudele per l'epoca, ma che i suoi comportamenti autoritari fossero simili a quelli di altri imperatori non ugualmente giudicati.<ref name=Fini>{{cita| Fini}}.</ref> Negli ultimi anni la [[paranoia]] di Nerone si accentuò, ed egli si rinchiuse in se stesso e nei suoi palazzi dedicandosi all'arte e alla musica<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XIX, XLII</ref>, in pratica lasciando il governo nelle mani del [[prefetto del pretorio]], il sanguinario [[Gaio Ofonio Tigellino|Tigellino]].<ref name="Tacito, Annales XV">Tacito, ''Annales'' XV</ref>
 
Anche se il suo comportamento ebbe certamente eccessi violenti e stravaganze, si può dire che non tutto ciò che gli venne imputato dagli storici contemporanei sia vero: ad esempio fu accusato del [[grande incendio di Roma]], con l'obiettivo di ricostruire la città ed edificare la propria maestosa residenza, la ''[[Domus Aurea]]'', fatto da cui gli studiosi moderni tendono a discolparlo.<ref name=Fini/> Nerone accusò dell'incendio i cristiani, che furono arrestati e condannati in massa.<ref>[[Publio Cornelio Tacito|Tacito]], ''Annales - Nerone''</ref><ref>Svetonio, ''op. cit.'' XVI</ref> Infine, qualche anno dopo, abbandonato anche dai [[Guardia pretoriana|pretoriani]] e dall'esercito, venne deposto dal Senato (che riconobbe il generale [[Galba]] come nuovo ''[[principato (storia romana)|princeps]]'') e, dopo un primo tentativo di fuga, alla fine, vistosi perduto, si tolse la vita nei pressi di [[Roma]], nella villa di uno dei suoi [[liberto|liberti]].<ref>Svetonio, ''op. cit.'' XLVIII, XLIX</ref>