Mercè Rodoreda: differenze tra le versioni

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Figura di primo piano della [[letteratura]] catalana del [[secolo XX]],<ref name=":0">{{Cita|Arnau 2003}}.</ref> le sue opere sono state tradotte in più di 30 [[Lingua (linguistica)|lingue]].<ref group="Note">[[Lingua araba|arabo]], [[Dialetto aranese|aranese]], [[Lingua basca|basco]], [[Lingua bulgara|bulgaro]], [[Lingua ceca|ceco]], [[Lingua cinese|cinese]], [[Lingua croata|croato]], [[Lingua danese|danese]], [[Lingua ebraica|ebraico]], [[lingua estone|estone]], [[Lingua finlandese|finlandese]], [[Lingua francese|francese]], [[Lingua galiziana|galiziano]], [[Lingua giapponese|giapponese]], [[Lingua greca moderna|greco]], [[Lingua hindi|hindi]], [[Lingua inglese|inglese]], [[Lingua islandese|islandese]], [[Lingua italiana|italiano]], [[Lingua lituana|lituano]], [[Lingua norvegese|norvegese]], [[Lingua olandese|olandese]], [[Lingua polacca|polacco]], [[Lingua portoghese|portoghese]], [[Lingua romena|romeno]], [[Lingua russa|russo]], [[Lingua sarda|sardo]], [[Lingua serba|serbo]], [[Lingua slovacca|slovacco]], [[Lingua slovena|sloveno]], [[Lingua spagnola|spagnolo]], [[Lingua svedese|svedese]], [[Lingua tedesca|tedesco]], [[Lingua ungherese|ungherese]], [[Lingua vietnamita|vietnamita]]</ref><ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/traduccions.php|titolo=Traducciones|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|data=|lingua=es|accesso=28 aprile 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018212912/http://www.mercerodoreda.cat/es/traduccions.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref>
 
La sua produzione comprende tutti i generi letterari;<ref>{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/diversitat-autora.php|titolo=Diversidad de la autora|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|accesso=13 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018202728/http://www.mercerodoreda.cat/es/diversitat-autora.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref> Rodoreda coltivò sia la [[poesia]] che il [[teatro]] e il [[racconto]], sebbene si distingua maggiormente nel [[romanzo]]. Un altro aspetto fu scoperto postumo, la [[pittura]], che era rimasta in secondo piano per l'importanza che Rodoreda dava alla propria scrittura:{{Citazione|Scrivo perché mi piace scrivere. Se non sembrasse esagerato direi che scrivo per piacere a me stessa. Se per caso quello che scrivo piace agli altri, tanto meglio. Ma forse è qualcosa di più profondo. Forse scrivo per affermarmi. Per sentire che sono... E finisco qui. Ho parlato di me e di cose essenziali della mia vita, con una certa mancanza di misura. E l'eccesso mi ha sempre fatto molta paura.<ref>{{Cita|Rodoreda 1992|p. 27}}.</ref>|Mercè Rodoreda, Prologo di ''Lo specchio rotto''.|lingua=}}
 
== Biografia ==
=== Infanzia (1908-1921) ===
Mercè Rodoreda nacque il 10 ottobre [[1908]] in una piccola casa con giardino di via San Antonio, ora via Manuel Angelon, nel quartiere di San Gervasio de Cassolas, [[Barcellona]]. Fu figlia unica di Andreu Rodoreda Sallent e Montserrat Gurguí Guàrdia; entrambi erano grandi amanti della [[letteratura]] e del [[teatro]] e parteciparono a lezioni di [[Arte drammatica|recitazione]] impartite da [[Adrià Gual]]<ref name=":5">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1908-1921.php|titolo=Cronologia 1908-1921|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|lingua=cat|accesso=11 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018204902/http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1908-1921.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref><ref name=":2">{{Cita|Massip 2007}}.</ref> nella ''Scuola di Arti Drammatiche'', divenuta in seguito Istituto del Teatro. Sua madre nutriva anche un grande interesse per la [[musica]].<ref name=":5" />
 
Rodoreda frequentò solo due anni di scuola primaria, dal [[1915]] al 1917, e in due diverse scuole: il Col·legi de Lourdes nel quartiere di Sarrià, ed un'altra più vicino a casa, in via Pàdua, all'altezza di via Vallirana, a Barcellona. Il nonno materno, Pere Gurguí, era un ammiratore di [[Jacint Verdaguer]], del quale era anche amico, ed aveva collaborato come redattore nelle riviste ''La Renaixensa'' e ''L'Arc de Sant Martí.''<ref name=":5" /><ref name=":8">{{Cita libro|autore=Arnau, Carme|titolo=Mercè Rodoreda un viatge entre paraules i flors|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/docs/infantesa_es.pdf|anno=1999|editore=Fundació Caixa de Girona|città=Girona|pp=7-16|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018210829/http://www.mercerodoreda.cat/es/docs/infantesa_es.pdf|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref> Nel 1910 Pere Gurguí fece fare un monumento in memoria di Jacint Verdaguer nel giardino di casa sua, nel quale c'era un'incisione con le due opere più importanti dell'autore, ''Canigó'' e ''[[L'Atlàntida]]''. Questo spazio divenne il luogo di feste e riunioni di famiglia.<ref name=":8" /> La figura del nonno segnò intensamente Mercè, che arrivò a considerarlo come suo "maestro". Gurguí le trasmise un profondo sentimento catalanista e un amore per la [[lingua catalana]] e per i [[Fiore|fiori]], che si vedono ben riflessi lungo tutta l'opera di Mercè Rodoreda.
 
{{Citazione|Ricordo la sensazione di essere a casa quando, sporgendomi dalla ringhiera della terrazza sul tetto, vedevo cadere sul prato e sulle ortensie i fiori blu della jacaranda. Non saprò mai spiegarlo, mai mi sono sentita tanto a casa come quando vivevo nella casa di mio nonno con i miei genitori.<ref>{{cita|Arnau 1999}}.</ref>|Mercè Rodoreda, ''Imatges d'infantesa''.}}
 
Il 18 maggio 1913, a soli cinque anni, recitò per la prima volta in un'opera teatrale con il ruolo della bambina Ketty dell'opera ''El misteriós Jimmy Samson'' (''Il misterioso Jimmy Samson''), al Teatro Torrent de les Flors. Alcuni anni più tardi, questo personaggio venne in qualche modo recuperato per il racconto ''El Bany'' all'interno dell'opera ''Vint-i-dos contes.''<ref name=":2" />
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==== Seconda Repubblica ====
Nel [[1931]], Mercè Rodoreda cominciò a ricevere lezioni al Liceu Dalmau, dove migliorò la sua conoscenza della lingua grazie al [[Pedagogia|pedagogo]] e [[Linguistica|linguista]] Delfí Dalmau i Gener, che esercitò su di lei una grande influenza e la stimolò a formarsi; tra i due nacque un forte vincolo di amicizia.<ref name=":3">{{Cita|Real Mercadal 2005|p. 79}}.</ref> Mercè Rodoreda mostrava ciò che scriveva a Dalmau, e lui la convinse a pubblicare questi primi testi. Dalmau pensava che Rodoreda fosse un'alunna eccezionale che possedeva un'altezza spirituale e una promettente anima da letterata.<ref name=":3" /> L'ammirazione nei suoi confronti convinse Dalmau a chiederle di contribuire alla sua opera ''Polémica'', un'apologia del catalano e dell'[[Lingua esperanto|esperanto]]; lei accettò e il testo fu pubblicato nel 1934.<ref name=":3" /> Come riconobbe il maestro Delfí Dalmau, quest'opera fu realizzata anche con le osservazioni di Rodoreda.<ref name=":9">{{Cita|Real Mercadal 2005|p. 80}}.</ref>
 
Nel 1932 vennero pubblicati il primo romanzo di Mercè Rodoreda intitolato ''Sóc una dona honrada? (Sono una donna onorata?)'' dalla casa editrice Catalonia, ed alcuni racconti da diversi quotidiani. L'opera passò quasi inosservata finché non concorse per il [[Premio Joan Crexells]] del 1933, vinto poi da Carles Soldevila.<ref name=":4">{{Cita|Real Mercadal 2005|p. 78}}
</ref>
 
Il 1º ottobre 1933 Mercè iniziò la carriera di giornalista nella rivista settimanale ''Clarisme'', dove pubblicò ventiquattro contributi: cinque prose sulla cultura tradizionale, tredici interviste, due rassegne, un racconto e tre commenti di natura politico-culturale, musicale e cinematografica.<ref>{{Cita|Real Mercadal 2005|p. 84}}.</ref> In quello stesso anno entrò a far parte dell'Associazione della Stampa di Barcellona, fatto che metteva in evidenza l'intenzione di formalizzare la sua collaborazione con il lavoro giornalistico.<ref name=":9" />
 
Nella primavera del 1934, Mercè Rodoreda pubblicò la sua seconda opera ''Del que hom no pot fugir'' nelle edizioni della rivista ''Clarisme''.<ref name=":4" /><ref name=":7">{{Cita|Real Mercadal 2005|p. 77}}.</ref> Nel maggio di quello stesso anno vinse il ''Premi del Casino Independent dels Jocs Florals de Lleida'' con il racconto ''La sireneta i el delfí'', attualmente perduto.<ref name=":7" />
 
Dopo aver scritto questa seconda opera, Joan Puig i Ferreter, direttore di Edicions Proa, le fece visita e si mostrò interessato alla pubblicazione della sua nuova opera, ''Un dia en la vida d'un home,'' che vide la stampa nell'autunno dello stesso anno.<ref name=":4" /> Rodoreda fece il suo primo ingresso nel mondo letterario grazie all'aiuto dello stesso Puig i Ferreter che le aprì le porte di El Club dels Novel·listes, formato da autori come Armand Obiols, Francesc Trabal o [[Joan Oliver i Sallarès|Joan Oliver]], membri di lunga data anche di ''La Colla de Sabadell'' (il gruppo di Sabadell).<ref name=":37">{{Cita testo|autore=Soler Serrano, Joaquín|titolo=Mercè Rodoreda: a fondo|tipo=Intervista di Joaquín Soler Serrano a Mercè Rodoreda nel programma televisivo "A fondo" di RTVE andata in onda nel 1980|editore=Editrama|città=Barcellona|data=1998|serie=Videoteca de la memoria literaria, n. 8|accesso=12 ottobre 2016|isbn=84-8264-119-0}}[https://www.ivoox.com/merce-rodoreda-soler-serrano-1-2-audios-mp3_rf_320026_1.html Podcast dell'intervista]</ref> In quel periodo, approfondì la lettura dei romanzi di [[Fëdor Dostoevskij]].<ref name=":37" />
 
Dal 1935 al 1939 pubblicò un totale di sedici racconti per bambini nel giornale ''La Publicitat'', nella sezione "Un momento con i bambini"<ref>{{Cita|Cortés Orts 1997|p. 105}}.</ref>, e altri racconti su giornali come ''La Revista'', ''La Veu de Catalunya'' e ''Mirador''.<ref name=":36" />
 
Nel 1936 fu pubblicato il suo quarto romanzo ''Crim'' (''Crimine''). Successivamente Rodoreda avrebbe rifiutato questo romanzo assieme ai tre precedenti, considerandoli frutto dell'inesperienza.<ref name=":6" /><ref>{{Cita web|url=http://www.lletra.cat/expo/mercerodoreda/|titolo=Joc de miralls|sito=Lletra, la literatura catalana a internet|editore=Universitat Oberta de Catalunya|accesso=13 ottobre 2016}}</ref>
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=== Esilio (1939-1972) ===
Sebbene Rodoreda non avesse mai partecipato attivamente alla vita politica, il 23 gennaio [[1939]] partì per la [[Francia]], lasciando il figlio in custodia alla propria madre, nella speranza che l'esilio sarebbe durato poco.<ref name=":22">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1939-1953.php|titolo=Cronología 1939-1953|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|lingua=es|accesso=11 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018212027/http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1939-1953.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref> Fu proprio la madre a consigliarla di riparare all'estero, temendo ripercussioni a causa delle attività di collaborazione con le pubblicazioni in catalano e con alcune riviste di sinistra intrattenute da Mercè negli anni precedenti.<ref name=":37" /> Partita da Barcellona con altri intellettuali del tempo, Rodoreda raggiunse Girona a bordo di un [[bibliobus]] di proprietà del Ministero della Cultura della Generalità di Catalogna. Proseguì il cammino per Max Perxés, nella municipalità di [[Agullana]], e attraversò la frontiera amministrativa a [[Le Perthus]]. Entrò nello stato francese il 30 gennaio, e dopo aver pernottato a [[Le Boulou]], si diresse a [[Perpignano]], dove, trascorsi tre giorni, raggiunse in treno [[Tolosa]].<ref name=":21">{{Cita|Real Mercadal 2008|p. 64}}.</ref>
 
{{Citazione|Terminò la guerra, e dovemmo uscire dalla Spagna. Io, non per niente, perché non avevo mai fatto politica, ma il fatto di aver scritto in catalano, e per aver collaborato con riviste, diciamo "di sinistra", eccetera, eccetera. E consigliata da mia madre, pensai che passati tre, quattro o cinque mesi sarei tornata a casa mia, ma poi andò per le lunghe.<ref name=":37" />|Mercè Rodoreda nell'intervista ''A fondo''.}}
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Arriva a Parigi a fine febbraio e ad inizio aprile si trasferisce a [[Roissy-en-Brie]], una località vicina a est della capitale, stabilendosi nel castello Roissy-en-Brie, una costruzione del XVIII secolo, che offriva rifugio a scrittori.<ref name=":21" /> Condivise la casa con Anna Murià, Cesar August Jordana, Armand Obiols, Francesc Trabal e Carles Riba.<ref name=":22" />
 
A Roissy-en-Brie nacquero diverse relazioni amorose, una di queste fu tra Mercè Rodoreda e Joan Prat i Esteve, meglio conosciuto con lo pseudonimo di [[Armand Obiols]]. Il problema nel castello si presentò perché Armand Obiols era sposato con la sorella di Francesc Trabal con la quale aveva un figlio che era rimasto a Barcellona con la madre.<ref name=":39">{{Cita|Muriá 2003|p. 450}}.</ref> Inoltre, la suocera di Armand Obiols aveva viaggiato con Trabal fino a Roissy-en-Brie assieme ad altri membri della famiglia Trabal.<ref name=":39" /> Di conseguenza, l'adulterio divise gli esiliati catalani in due fazioni opposte.<ref name=":39" /> Secondo Anna Murià, Francesc Trabal si opponeva non solo per sua sorella, ma anche per gelosia, avendo avuto una relazione segreta con Mercè Rodoreda a Barcellona di cui solo loro due e la sua confidente erano a conoscenza.<ref name=":41">{{Cita|Muriá 2003|p. 451}}.</ref> Rodoreda volle scrivere un libro su questa storia, intitolato ''La novel·la de Roissy,'' ma non lo terminò mai.<ref name=":41" /> L'aria di stabilità che offriva il castello fu scossa dallo scoppio della [[Seconda guerra mondiale]]. In quel momento alcuni decisero di fuggire in [[America Latina]] ed altri preferirono rimanere in Francia; quest'ultima destinazione fu quella scelta da Rodoreda e Obiols<ref name=":22" /> che si trasferirono nella casa ''Villa Rosset'', nella periferia del paese.<ref name=":21" />
 
==== Fuga dai nazisti ====
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==== Limoges-Bordeaux ====
A Limoges Mercè si stabilì in una stanza al numero 12 di via de les Filles de Nôtre Dame. Il 5 giugno 1941 il suo compagno Armand Obiols fu arrestato, e lei rimase sola fino a ottobre dello stesso anno.<ref name=":21" /> Durante quel periodo, Armand Obiold fu costretto ai lavori forzati in una cava a [[Saillat-sur-Vienne]], prima di essere destinato a [[Bordeaux]], dove poté godere di migliori condizioni di vita.<ref name=":29" /> Quando Obiols venne trasferito, Rodoreda riprese le sue attività di studio, partecipando ad un circolo dedicato alla lettura e all'apprendimento dell'inglese.<ref name=":18">{{Cita|Real Mercadal 2008|p. 65}}.</ref>
 
Nei mesi successivi, la relazione tra Mercè Rooreda e Armand Obiols fu soprattutto a distanza, e si poterono vedere di persona solo sporadicamente. Fu solo a fine agosto 1943 che Rodoreda si trasferì al numero 43 di via Chauffor a Bordeaux, dove si riunì con il suo amante. A Bordeaux visse momenti molto duri e si dedicò al [[cucito]], parole sue, "fino all'abbruttimento" in un magazzino per la maggior parte del giorno, un lavoro che non le lasciava il tempo di scrivere.<ref name=":18" />
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Il ritorno a [[Parigi]] ebbe luogo nel settembre 1946, quando Rodoreda e Armand Obiols si trasferirono nella casa di esilio di Rafael Tasis i Marca, che si trovava al numero 9 di via Coëtlogon. Poco tempo dopo, la coppia si trasferì al numero 21 di via Cherche-midi, molto vicino alla zona residenziale di [[Saint-Germain-des-Prés (Parigi)|Saint-Germain-des-Prés]], luogo di ritrovo di molti intellettuali del momento. Questa fu casa sua per otto anni e non se ne separò mai completamente fino al 1977.<ref name=":18" />
 
Agli inizi del 1947 poté lasciare il lavoro di sarta per cominciare a lavorare ancora una volta come collaboratrice nella ''Revista de Catalunya''. In quell'anno, oltre a pubblicare racconti nelle diverse edizioni della rivista, diffuse alcune sue opere anche in [[Cile]] e [[Messico]].<ref name=":19">{{Cita|Real Mercadal 2008|p. 66}}.</ref>
 
Dal 1947 al 1953 Rodoreda non poté coltivare una letteratura molto estesa perché dal 1945 aveva cominciato ad avere problemi di salute, complicati dalla ricomparsa di una paralisi somatica al braccio destro. Per questo motivo intensificò la creazione poetica e trovò in [[Josep Carner]] il suo maestro, con il quale mantenne una stretta relazione per corrispondenza. Nel 1952 cominciò una terapia riabilitativa nel centro benessere di [[Châtel-Guyon|Chátel-Guyon]].<ref name=":22" /> Negli anni che passò a Parigi cominciò anche due romanzi che non terminò.<ref name=":19" />
 
Ai [[Giochi floreali|Giochi Floreali]] della Lingua Catalana celebrati a Londra nel 1947, vinse il suo primo Fiore Naturale con sei [[Sonetto|sonetti]]: ''Rosa'', ''Amor novell'', ''Adam a Eva'', ''Ocell'' e altri due sonetti senza titolo.<ref>{{Cita|Rodoreda 1984}}.</ref> Con il poema ''Món d'Ulises'', Rodoreda ottenne per la seconda volta il riconoscimento Fiore Naturale dei Giochi Floreali del 1948 a Parigi; il poema fu pubblicato in ''La Nostra Revista'' nello stesso anno.<ref>{{Cita|Rodoreda 1948}}.</ref> ''Albes i nits'' la portò alla terza vittoria del concorso dei Giochi Floreali e, di conseguenza, fu nominata "Maestro del Gaio Sapere" a [[Montevideo]] nel 1949.<ref>{{Cita|Rodoreda 1949}}.</ref> In quello stesso anno visitò [[Barcellona]] per la prima volta dopo il suo esilio.
 
Nel 1951 si avvicinò alla pittura, interessata soprattutto dalle opere di artisti come [[Pablo Picasso]], [[Paul Klee]] e [[Joan Miró]], e produsse delle proprie creazioni. In una lettera ad Armand Obiols del 1954 spiega di possedere già "uno stile e un mondo" nella pittura, tuttavia riconosce che il suo posto è nella scrittura.<ref name=":19" /> Armand Obiols invece cominciò a lavorare come traduttore per l'[[Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura|UNESCO]] e, due anni più tardi, nel 1953, si trasferì definitivamente a [[Ginevra]].<ref>{{Cita|Rovira i Virgili 2002|p. 427}}.</ref>
 
==== Ginevra ====
Nell'anno 1954, Mercè Rodoreda e Armand Obiols si trasferirono in un appartamento della via Violet, in un quartiere borghese della città di Ginevra. In questa città "molto noiosa, adatta per scrivere", si sentì sempre esiliata.<ref name=":33">{{Cita|Vilallonga, Mariàngela 2008|p. 71}}.</ref><ref name=":40">{{Cita|Vilallonga, Mariàngela 2008|pp. 73-74}}.</ref> Nello stesso anno in cui Obiols si trasferì a [[Vienna]] per motivi di lavoro, Rodoreda fece ritorno a Barcellona per assistere al matrimonio del suo unico figlio, Jordi Gurguí i Rodoreda.<ref name=":29" />
 
{{Citazione|Vivo in un appartamento molto carino, sopra un parco, con di fronte una casa di sette piani, ma abbastanza lontana. Da un lato si vede parte di un lago, e dall'altro, il Salève. La vista dal mio terrazzo è una montagna abbastanza brutta, perché ha molte parti spoglie e sembra che sia malata. Cuando la giornata è limpida, vedo la cima del Monte Bianco.<ref name=":40"/>|Mercè Rodoreda, Intervista di Baltasar Porcel a Mercè Rodoreda (1972).}}
 
Nel 1956 vinse il Premio per il Saggio Joan Maragall con ''Tres sonets i una cançó,'' pubblicato nel supplemento letterario della Gazzetta delle Lettere di ''La Nova Revista''.<ref name=":42">{{Cita|Rodoreda 1956}}.</ref> Fu premiata anche con il Premio Joan Santamaria per il suo racconto ''Carnaval'', che le fu consegnato nello stesso anno a Barcellona.<ref name=":29" />
 
Nel 1958 viene pubblicato il libro ''Vint-i-dos contes'', una raccolta di ventidue racconti edita in [[Italia]] col titolo ''Colpo di Luna''; la raccolta vinse l'anno precedente il prestigioso il premio letterario ''[[Víctor Català]]''.<ref name=":23">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1954-1959.php|titolo=Cronología 1954-1959|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|lingua=es|accesso=11 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018205458/http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1954-1959.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref> ''Colpo di luna'' è un mosaico di racconti di amori improvvisi e sfioriti, storie di vita quotidiana, pervase da un profondo realismo, eclatanti per la loro drammatica e ordinaria semplicità. Alcuni di questi racconti erano già stati pubblicati in Messico durante l'esilio in Francia, mentre altri erano inediti. L'autrice confessò che questo libro proveniva da un crisi stilistica che comportò un differente livello letterario tra i vari racconti, sebbene fossero connessi da una unità tematica.<ref>{{Cita|Arnau 1974|p. 105}}.</ref>
 
In alcuni appunti inediti che parlano di Ginevra, Rodoreda rivela che in quel periodo frequentò scrittori come Eugeni Xammar, [[Julio Cortázar]] e sua moglie, e [[Jorge Semprún]].<ref name=":34">{{Cita|Vilallonga, Mariàngela 2008|p. 76}}.</ref>
 
Durante la sua lunga permanenza a Ginevra creò un primo giardino che più avanti avrebbe ripetuto a Romanyá de la Selva. La grande quantità di fiori che la circondavano le servì d'ispirazione per cominciare a ritrarre i fiori che sarebbero finiti per formare ''Flors de debò'' all'interno di ''Viatges i Flors'', assieme ai viaggi che avrebbe scritto a Romanyá;<ref name=":33" /> questo libro non venne pubblicato fino al 1980.<ref>{{Cita web|url=http://www.escriptors.cat/autors/rodoredam/obra.php#1322|titolo=Mercè Rodoreda - Obra|sito=Associació d'Escriptors en Llengua Catalana|accesso=13 ottobre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160419023218/http://www.escriptors.cat/autors/rodoredam/obra.php#1322|dataarchivio=19 aprile 2016|urlmorto=sì}}</ref>
 
''La perla del Llac'' fu il titolo di un potenziale romanzo dell'autrice che rimase incompleto, e si trova nell'archivio del [[Institut d'Estudis Catalans]]. Il titolo corrisponde al nome di un ristorante sulla sponda del [[Lago Lemano]], in un angolo di Ginevra che Mercè Rodoreda frequentava, vicino all'edificio delle Nazioni Unite, dove l'autrice mangiava abitualmente; dalle sale da pranzo dei piani superiori, poteva godere di una gran visuale.<ref name=":34" /> Nel Prologo di ''Mirall trencat'' (''Lo specchio rotto''), gli occhi della protagonista Teresa Goday de Valldaura erano gli stessi della dama del Lemano.<ref name=":35">{{Cita|Vilallonga Mariàngela 2008|p. 77}}.</ref>
 
Nel 1958 presentò ''Una mica d'història'' al [[Premi Sant Jordi de novel·la|Premio Joanot Martorell]] ma non vinse perché premio fu attribuito a Ricard Salvat con ''Animals destructors de lleis''; il romanzo venne tuttavia pubblicato nel 1967 con il titolo di ''Jardí vora el mar''.<ref name=":23" /> Scrisse anche il racconto ''Rom Negrita'' per il volume ''Los 7 pecats capitals vistos per 21 contistas'' che in seguito avrebbe fatto parte del volume ''Semblava de seda''. Dal 1958, e senza rompere con Rodoreda, Armand Obiols manterrà una relazione sentimentale con una donna a Ginevra fino alla sua morte.<ref name=":29" />
 
Nel 1959 Mercé comincia a scrivere il romanzo probabilmente più conosciuto della sua carriera, intitolato ''Colometa'', ma pubblicato nel 1962 con il nome ''La plaça del Diamant ([[La piazza del Diamante]])'' dal Club dels Novel·listes.<ref name=":23" /> Nel 1960 lo aveva presentato al [[Premi Sant Jordi de novel·la]], anteriormente conosciuto come Premi Joanot Martorell, senza però vincere.<ref name=":24">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1960-1970.php|titolo=Cronología 1960-1970|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|lingua=es|accesso=11 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018205218/http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1960-1970.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref> Joan Fuster lo inviò ugualmente a El Club dels Novel·listes, che in quel momento era diretto da [[Joan Sales]]. Sales rimase colpito dal romanzo e contattò Mercè Rodoreda,<ref name=":24" /> la quale, a partire da quel momento, trovò nel Club lo spazio in cui pubblicare la sua opera letteraria.<ref>{{Cita|Gomila 2005}}.</ref> Quando uscì nel 1962, il romanzo non era esattamente quello che aveva presentato al Premi Sant Jordi, ma era stato rivisto, ampliato e corretto su indicazione di Sales, di Obiols e dell'autrice stessa.<ref name=":38">{{Cita TV
| autore = Josep M. Gurguí, Margarida Puig, Isabel Parés, Montserrat Casals, Núria Folch, Pere Gimferrer, Josep Maria Castellet.
| trasmissione = TVE
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=== Romanyá de la Selva (1972-1983) ===
[[File:Rodoreda romanya.jpg|alt=El senyal|miniatura|263x263px|''El senyal vell,'' chalet di Romanyá de la Selva dove Rodoreda visse dal 1972 al 1980 e scrisse le sue ultime opere.]]
Nel 1972, a seguito della morte del suo amante a Vienna, e del ritrovamento di alcune amiche del tempo della guerra civile spagnola, Mercé tornò in Catalogna e si stabilì nello chalet di Carme Manrubia a Romanyà de la Selva.<ref name=":35" /><ref name=":31">{{Cita|Vilallonga, Borja 2008|pp. 85-86}}.</ref> ''El senyal'' di Romanyà de la Selva - oggi chiamato ''El Senyal Vell''<ref name=":32">{{Cita|Vilallonga, Borja 2008|p. 87}}.</ref> ''-'' era uno chalet di proprietà dell'amica Carme Manrubia. La sua amicizia con Carme Manrubia risale a quando le due lavoravano per il Commissariato di propaganda del [[Generalitat de Catalunya|Governo della Catalogna]] durante la guerra civile spagnola.<ref name=":31" /> In questa casa vivrà per sei anni, finché non si costruìrà una casa propria nel 1979 a Romanyá. Il nome scelto dalle due amiche per la casa, El Senyal, fa riferimento al marchio di Caino nell'opera [[Demian (romanzo)|Demian]] di [[Hermann Hesse|Herman Hesse]].<ref name=":31" />
 
Nella casa di Manrubia completò il suo romanzo più ambizioso, ''Mirall trencat'' (''Lo specchio rotto'') che aveva iniziato anni prima a Ginevra. Quest'opera, pubblicata nel 1974, viene considerata quella in cui Rodoreda giunge alla perfezione stilistica. Sempre in quella residenza scrisse ''Viatges a uns quants pobles'' all'interno di ''Viatges i flors'' (''Viaggi e fiori'', 1980) e il romanzo ''Quanta, quanta guerra...''<ref name=":32" /> che, pubblicati nel 1980, le fecero vincere il [[Premio Ciudad de Barcelona|Premi Ciutat de Barcelona]]. In questo stesso anno fece il discorso di apertura della [[Festa della Mercè]] a Barcellona,<ref name=":25">{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1971-1983.php|titolo=Cronología 1971-1983|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|accesso=11 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018202037/http://www.mercerodoreda.cat/es/cronologia-1971-1983.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref> vinse il Premio per la sua produzione letteraria in lingua catalana (Premio d'onore della Letteratura Catalana) giungendo alla sua definitiva affermazione come scrittrice.<ref name=":30" /> Nel 1978 venne pubblicato ''Semblava de seda i altres contes'', una raccolta di racconti scritti durante tutta la sua vita.<ref name=":25" />
 
Il progetto di convivenza di Mercè Rodoreda e Manrubia fallisce.<ref>{{Cita|Vilallonga, Borja 2008|p. 92}}.</ref> Nel 1977 Mercé compra un terreno nel quale fa costruire una casa a fianco di quella di Manrubia, che verrà terminata nel 1979. Secondo Anna Maria Saludes i Amat, questo abbandono della casa di Manrubia sarebbe stato causato dalla difficile convivenza tra le due amiche, e dalla necessità di Rodoreda di condurre una vita in solitudine tipica del suo carattere.<ref>{{Cita|Saludes i Amat 2003}}.</ref>
 
Nel 1979 Mercé scrive la commedia teatrale ''El Maniquí'' andata in scena nello stesso anno al Festival Internazionale del Teatro di Sitges con la compagnia ''Bruixes de Dol'' sotto la direzione di Aracel·le Bruch.<ref name=":28" />
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La [[narrativa]] è stata il principale campo letterario dell'autrice, e quello per cui è maggiormente conosciuta.<ref>{{Cita web|url=http://www.escriptors.cat/autors/rodoredam/pagina.php?id_sec=1797|titolo=Mercè Rodoreda - Pòrtic|sito=Associació d'Escriptors en Llengua Catalana|accesso=13 ottobre 2016}}</ref> Nel classificare il corpus narrativo di Rodoreda sono stati utilizzati diversi criteri, suddivisi principalmente sulla base delle diverse fasi della vita dell'autrice, o secondo il contenuto (psicologico-realista o mitico-simbolico), o secondo i personaggi principali ([[adolescenza]], [[Giovinezza|gioventù]], [[Maturità sessuale|maturità]], [[Senilità|vecchiaia]]-[[morte]]). La suddivisione più diffusa è quella in tre tappe cronologiche a cui viene aggiunto, separatamente, un quarto gruppo nel quale si inseriscono le due narrazioni postume, ''Isabel e Maria'' e ''La morte e la primavera.'' Le tre tappe sono: le opere scritte prima della guerra (1932-1938), in cui si trovano le prime quattro opere di Rodoreda e la prima versione di ''Aloma''; le opere tra l'esilio e il suo rientro (1958-1974), che comprendono la maggior produzione narrativa che va dalla pubblicazione di ''Colpo di Luna e altri racconti'' fino a ''Lo specchio rotto''; e le opere composte dopo il suo ritorno, in cui vengono collocati ''Semblava de seda i altres contes'', ''Viaggi e fiori'' e ''Quanta, quanta guerra...''
 
{{Citazione|Un romanzo si dà con una grande quantità d'intuizioni, con una certa quantità d'imponderabili, con agonie e resurrezioni dell'anima, con esaltazioni, disinganni, con riserve di memoria involontaria... tutta un'alchimia. [...] Un romanzo è anche un atto di magia. Riflette quello che l'autore porta dentro di sé, senza neppure sapere che va in giro carico di tanta zavorra.<ref>{{Cita|Rodoreda 1992|p. 9,12}}.</ref>|Mercè rodoreda, Prologo di ''Lo specchio rotto''.}}
 
=== Influenze ===
L'opera di Rodoreda è il frutto dello sviluppo personale e letterario dell'autrice. Si riscontrano influenze soprattutto da [[Marcel Proust]], [[Joan Sales]], [[Armand Obiols]], [[Virginia Woolf]], [[Thomas Mann]], [[Víctor Català|Victor Català]], [[Josep Carner]] e del Liceu Dalmau.<ref name=":0" /><ref name=":3"/><ref>{{Cita|María Piñol 2002}}.</ref> Sebbene si possano incontrare tracce dei diversi autori lungo tutta la sua produzione letteraria, è nelle sue prime opere, quando era alla ricerca di uno stile proprio, che questa influenza è più evidente. Ad esempio, in ''Del que hom no pot fugir'' la protagonista è ispirata al personaggio "Jacobé" dell'opera ''Jacobé i altres narracions'' dell'autore Joaquim Ruyra.<ref>{{Cita|Porta Espluga 2008}}.</ref>
 
L'influenza che esercitarono tanto Armand Obiols quanto Joan Sales è presente sia nelle opere sia nella "corrispondenza del mestiere" che mantenevano tra loro. Armand Obiols, compagno sentimentale per molti anni, assunse il ruolo di consigliere e lettore critico nella revisione dei suoi romanzi tra il 1939 e il 1971, e la influenzò nell'organizzazione e struttura di alcuni dei testi più conosciuti dell'autrice. Obiols la teneva aggiornata sulle novità bibliografiche del tempo e sulle sue stesse fonti di ispirazione, come [[André Gide]] e [[Jean-Paul Sartre]], che la influenzarono a sua volta. Nelle prime opere, l'influenza del Gruppo di Sabadell, di cui Obiols era parte, è avvertibile nell'avvicinamento allo spazio urbano e alla critica sociale: ''Un día en la vida d'un home'' è un buon esempio di questo nuovo modo di fare letteratura. Il valore di universalità di ''La Piazza del Diamante'', e quelli di struttura e coerenza quando si crearono le complesse relazioni tra i personaggi di ''Lo specchio rotto'', furono rinforzati dai consigli di Armand Obiols.<ref name=":43">{{Cita|Cortés i Orts 2001}}.</ref> Sebbene in minor misura, è importante anche l'impronta lasciata da Joan Sales, che fu l'editore principale dei suoi lavori da ''La Piazza del Diamante'' e da quel momento assunse il ruolo di consulente letterario. Joan Sales, per mezzo di consulenze sugli aspetti linguistici e stilistici, influenzò e aiutò l'evoluzione e il miglioramento di stile di Rodoreda. Tuttavia, l'evoluzione finale delle sue opere fu marcata dalla decisione dell'autrice, come sottolinea Anna Maria Saludes, di non accettare tutti i consigli e raccomandazioni di questi due scrittori.<ref name=":43" /> [[File:George Charles Beresford - Virginia Woolf in 1902 - Restoration.jpg|alt=Virginia Woolf|miniatura|Virginia Woolf]]
L'influenza degli scrittori europei, specialmente di Virginia Woolf, Marcel Proust e Thomas Mann, è presente in tutto il corpus narrativo dell'autrice, ad eccezione delle opere mitico-simboliche dell'ultima tappa della sua vita.<ref name=":12">{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 18-19}}.</ref> Alcune delle caratteristiche che si ripetono nell'opera di Rodoreda sono la centralità della figura della donna, spesso scelta come personaggio protagonista, così come lo stile narrativo poetico e caricato di realismo e simbolismo.<ref name=":44">{{Cita web|url=http://www.enciclopedia.cat/EC-GEC-0056324.xml?s_q=Merc%C3%A8%20Rodoreda#.UvpXzIV38nU|titolo=Mercè Rodoreda i Gurguí|sito=Gran Enciclopèdia Catalana|accesso=13 ottobre 2016}}</ref> L'opera della Rodoreda è stata comparata, per il suo stile e per la sua capacità descrittiva, a quella di [[Virginia Woolf]], scrittrice - quest'ultima - che la catalana ammirava.<ref name=":13">{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 7-8}}.</ref> Uno di questi parallelismi riguarda la passività delle protagoniste femminili dei suoi romanzi che sono spesso donne fragili, ma in grado al contempo di dimostrare una grande forza interiore: un esempio sono Natalia, la «Colometa» di ''La piazza del Diamante'', Cecilia, protagonista di ''Via delle camelies'' o Teresa Goday di ''Lo specchio rotto'' che si trovano davanti all'impossibilità di cambiare gli avvenimenti marcati dall'avanzamento inesorabile del tempo.<ref name=":12" /><ref name=":13" /> Rodoreda riesce a descrivere la società catalana del ventesimo secolo e i cambiamenti a cui stava andando incontro, come nessun altro scrittore aveva fatto fino a quel momento. L'influenza di [[Marcel Proust]] è presente nella struttura delle opere di Rodoreda: il tempo avanza impassibile, e il passato lo raccoglie tutto, il ricordo di un tempo anteriore, convertito in angustia, si trasforma in un simbolo negativo per i protagonisti a causa dell'impossibilità di recuperare il "tempo perduto".<ref name=":14">{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 10-12}}.</ref> Da questo autore Rodoreda prenderà l'uso del ricordo come realizzazione di un tempo anteriore.<ref name=":12" /> Le sue opere sono ambientate nei luoghi in cui ha vissuto, dal quartiere barcellonese di Gràcia a Romanyá de la Selva, passando per Ginevra.<ref name=":12" /> Un altro aspetto caratteristico che condividono è la necessità del ricordo e del segreto nello sviluppo della narrazione. Nel romanzo psicologico di entrambi gli autori compare la speranza per il futuro, in cui il desiderio del futuro rappresenta il superamento del presente e del passato agonizzante.<ref name=":14" /> Rodoreda cercherà di sfuggire all'evoluzione naturale delle cose attraverso la creazione di universi fittizi con un tempo ed uno spazio diversi dove è possibile controllare il passare del tempo.<ref name=":12" /> L'impronta più visibile di [[Thomas Mann]] nelle narrazioni di Rodoreda è l'universalizzazione descrittiva attraverso l'inesattezza cronologica che facilita così la fluidità e la naturalezza.<ref>{{Cita|Cortés Orts 2002|pp. 16-17}}.</ref>
 
Caterina Albert, meglio conosciuta con il nome di [[Víctor Català]], è molto presente soprattutto nelle prime opere creative di Mercè Rodoreda - pubblicazioni dal 1932 al 1938 - influenzata in particolar modo dal romanzo ''Solitud''. Ciò nonostante, si possono trovare alcuni parallelismi nelle opere successive agli anni trenta, ad esempio il racconto Carnaval di Rodoreda ricorda l'opera Carnaval di Víctor Catalá, o alcuni elementi di ''La Mort i la primavera'' ricordano l'opera ''Solitud''.<ref name=":15">{{Cita|Cortés Orts 2001|pp. 203-204}}.</ref> Rodoreda aveva letto alcune delle opere di Caterina Albert dalle quali estrasse alcune tecniche espressive come la [[fallacia patetica]] e diverse immagini simboliche come alcuni elementi della natura.<ref>{{Cita|Cortés Orts 2001|pp. 229-230}}.</ref> Nel comparare alcune opere delle due scrittrici si trovano parallelismi nella costruzione delle trame, nella costituzione dei personaggi e perfino nel tema.
 
{{Citazione|E mi fa pensare a Victor Català il modo in cui Lei parla nel dialogo personale, e i modo in cui vi esprimete nei vostri personaggi.<ref name=":15" />|Delfí Dalmau, ''Polèmica''.}}
 
=== Simbolismo ===
Il [[simbolismo]] è uno strumento letterario molto comune nelle opere di Mercè Rodoreda, in particolare nella sua opera narrativa. Ne farà uso per esprimere i costanti pensieri interiori dei suoi personaggi. Rodoreda riesce a trasformare il lettore in un confidente involontario che vive l'angustia e l'agonia dei personaggi semplicemente attraverso la parola, i simboli e le immagini.<ref name=":16">{{Cita|Cortés Orts 1995|pp. 1-2}}.</ref> I referenti della realtà che utilizzò nei suoi simboli provengono dalla sua immaginazione, a cominciare dalle conoscenze culturali acquisite durante la sua vita, e in alcuni casi dall'immaginario catalano, come il caso delle "donne dell'acqua".<ref name=":17">{{Cita|Cortés Orts 1995|p. 3}}.</ref> Senza abbandonare questi referenti, crea un linguaggio simbolico che può venire interpretato dal lettore senza troppe difficoltà, e presenta un alto grado di fabulazione in molte delle sue opere, in particolare nelle sue ultime opere come ''Viatges i flors''.<ref name=":17" /> Secondo Pere Gimferrer in ''Dietari 1979-80'', frutto della ricerca di una perfezione sia formale che linguistica, Rodoreda pose un'attenzione meticolosa nell'usare immagini e simboli concettuali.<ref name=":16" />
 
{{Citazione|Forse grazie alla ricerca di musicalità nella poesie, Mercè Rodoreda imparerà a cercare la musicalità delle parole, il ritmo delizioso che sarà caratteristico della sua prosa. [...] E incontrerà la poeticità nella quotidianità più rigorosa, o dentro universi immaginari, profondamente personali.<ref>Citazione di Arnau 1992 in {{Cita|Cortés Orts 1995|p. 4}}</ref>|Carme Arnau, ''Mercè Rodoreda''.}}
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L'opera letteraria di Mercè Rodoreda si caratterizza per l'uso di personaggi principali femminili nei suoi romanzi,<ref name=":44" /> ad eccezione di ''Un dia de la vida d'un home'' (Un giorno nella vita di un uomo) e ''Quanta, quanta guerra...''. Questo fatto indusse erroneamente ad associare Rodoreda con il [[Femminismo|movimento femminista]], sebbene Rodoreda lo abbia smentito in varie interviste.
 
{{Citazione|Credo che il femminismo sia come il morbillo. Nell'epoca delle suffragette aveva un senso, pero nell'epoca attuale, in cui ognuno fa ciò che vuole, credo che non abbia senso il femminismo.<ref name=":60">{{cita|Oller 1991}}.</ref>|Mercè Rodoreda, Intervista in ''La Vanguardia''.}}
 
Lungo la sua opera presentò un grande ventaglio di donne appartenenti a diversi [[Classe sociale|strati sociali]], età o livelli culturali, a cui in alcuni casi darà voce propria attraverso l'[[Narratore|autodiegesi]], l'[[Narratore|omodiegesi]] e il [[monologo interiore]], tipico dell'autrice.<ref>{{Cita|Moliner 1994|p. 90}}.</ref> La solitudine e l'incomunicabilità, tipiche delle donne di Rodoreda, favoriscono l'introspezione e la creazione di un mondo interiore.<ref>{{Cita|Moliner 1994|p. 98}}.</ref>
 
I personaggi femminili protagonisti, oltre ad essere condizionati dalla problematica della maternità, sono anche sottomessi alla problematica dell'uomo che, in molti casi, provoca il desiderio di trovare uno spazio proprio.<ref name=":20">{{Cita|Moliner 1994|p. 92}}.</ref> Ad esempio, il personaggio maschile di «Quimet» in ''La piazza del Diamante'' impedisce la realizzazione personale di «Natalia». Quest'ultima si ritrova sottoposta al dominio maschile del marito che arriva perfino ad annullare la sua identità imponendole un altro nome («La Colometa»).<ref name=":20" />
 
Gran parte delle donne di Rodoreda, per eredità di Virginia Woolf, presentano la propria casa come il rifugio che permette loro di isolarsi dalla realtà esterna, e arrivano ad un punto tale che uscire all'esterno del proprio ambito familiare produce loro malessere e si sentono abbandonate. Tanto la casa, quanto il giardino in alcuni casi, come nell'opera ''Aloma'', si convertono in un simbolo ossessivo che rappresenta la madre che le protegge eccessivamente dal mondo esterno.<ref>{{Cita|Moliner 1994|p. 95}}.</ref>
 
=== Gli angeli ===
Come spiegò Rodoreda nel prologo di ''Lo specchio rotto'', curiosamente gli [[Angelo|angeli]] appaiono in buona parte delle sue opere in maniera involontaria. Ci ricorda che suo nonno le spiegò che lei aveva un [[angelo custode]] del quale alla fine si innamorò. Da quanto racconta, è possibile che ciò che la induceva a far apparire angeli nelle sue opere fosse il prodotto di questo ricordo. Non se ne rese conto finché non scrisse ''El carrer de les Camèlies'' con «Cecilia C». Tuttavia, da questo momento in poi, tutte le presenze di angeli nelle sue opere posteriori appaiono per volontà dell'autrice.<ref name=":60"/> ''La piazza del Diamante, Lo specchio rotto o Sembrava di seta'' sono esempi di opere in cui possiamo incontrare la presenza di queste entità divine.<ref>{{Cita|Rodoreda 1992|Prologo}}.</ref>
 
{{Citazione|E al di sopra delle voci che venivano da lontano e non si capiva che dicevano, si levò un canto di angeli, ma un canto di angeli arrabbiati che rimproveravano la gente e le dicevano che stava davanti alle anime di tutti i soldati morti in guerra, e il canto diceva che guardassero bene quel male, che Dio faceva traboccare dall'altare; che Dio stava mostrando il male che era stato fatto perché tutti pregassero per mettere fine al male.<ref>{{Cita|Rodoreda 2008|pp. 161-162}}.</ref>|Mercè Rodoreda, Capitolo XXXV, ''La piazza del Diamante''}}
 
== Pubblicazioni postume ==
Il riconoscimento letterario della figura di Mercè Rodoreda arrivò poco prima della sua morte con l'ottenimento del Premio d'Onore delle Lettere Catalane nel 1980. Tuttavia, fu riconosciuta e valorizzata ancora di più dopo la sua morte. Rodoreda era una persona molto riservata e si è scoperto che, in ambito artistico, era molto più poliedrica di quanto non abbia lasciato intendere. Sono state pubblicate postume due opere dell'autrice: la prima nel 1986, ''La mort i la primavera,'' pubblicata dal Club Editor a Barcellona, e la seconda nel 1991, ''Isabel i Maria, pubblicata'' da Edicions Tres i Quatre a Valencia.<ref>{{Cita web|url=http://www.mercerodoreda.cat/es/obra-literaria-novela.php|titolo=Obra literaria, Novela|sito=Fundació Mercè Rodoreda, Institut d’Estudis Catalans|lingua=cat|accesso=11 ottobre 2016|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161018213814/http://www.mercerodoreda.cat/es/obra-literaria-novela.php|dataarchivio=18 ottobre 2016}}</ref>
 
Nel 2002, anch'essa postuma, fu pubblicata una raccolta di tutta la produzione poetica rodorediana con il titolo ''Agonia de Llum'', estratto dal titolo del poema XXXVIII del libro di poesia donato da Abrham Mohino e pubblicato da Angle Editorial. Comprende centocinque poemi divisi in cinque parti, tanto inediti quanto già pubblicati in riviste anteriormente.<ref>{{Cita|Miralles 2003}}.</ref>
 
Tutto il corpus teatrale di Rodoreda, eccetto ''El parc de les magnòlies'' fu pubblicato postumo;<ref name=":11" /> un esempio di ciò fu la pubblicazione nel 1993 della sua opera teatrale ''El torrent de les flors'', che era anche il nome della via del teatro in cui Rodoreda si esibì come attrice a soli cinque anni.<ref name=":11" />
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|1932
|''Sóc una dona honrada?''
|align="left"|Romanzo psicologico su di un potenziale adulterio che non verrà consumanto, tra Teresa, una donna matura sposata con un notaio, e un giovane che arriva in paese pe lavorare per il marito della donna. I sentimenti dei due protagonisti vengono descritti da entrambe le prospettive lungo i trentasette capitoli, anche se principalmente dal punto di vista di Teresa. Il giovane agisce da seduttore implacabile che si innamora come un adolescente, e la donna si confronterà con la debolezza umana e, nonostante il desiderio, supererà le tentazioni di infedeltà per rispetto all'unione coniugale.<ref>{{Cita|Real Mercadal 2005|p. 33}}.</ref><ref name=":45">{{Cita news|autore=|titolo=La primera Rodoreda|pubblicazione=Avui|data=7 dicembre 2006}}</ref>
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|1932
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|1934
|''Un dia de la vida d'un home''
|align="left"|Il protagonista di questo romanzo è Ramón Rampell, un uomo gentile, timido e influenzabile, vittima della moglie che da sempre lo tiene sotto pressione. Quando l'uomo è vecchio e stanco della routine, decide di seguire gli impulsi amorosi verso la moglie di un amico. Dopo varie riflessioni e incontri sporadici tra i due, si decidono a consumare l'amore. Questa potenziale relazione adultera non verrà mai consumata per le insicurezze che nascono nei due all'ultimo momento, e che fanno si che lei si penta, faccia marcia indietro e lasci Ramón solo nella stanza della casa per appuntamenti. Distrutto dal dolore, torna a casa a piedi e, senza che nessuno si renda conto di ciò che sta succedendo, Ramon va a dormire.<ref>{{Cita|Cortés Orts 1997|pp. 321-323}}.</ref>
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|1936
|''Crim''
|align="left"|Romanzo poliziesco che racconta il misterioso caso di una scarpa abbandonata e pugnalata durante una cena a casa dello scrittore Marià Frena. L'investigazione viene condotta in un primo momento dal padrone di casa che, assieme al resto degli invitati, vivrà una serie di eventi a mano a mano che la ricerca e la notte avanzano, con un'ottica ironica e sarcastica.<ref>{{Cita|Cortés Orts 1997|pp. 402-405}}.</ref>
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|1938
Riga 353:
|''Jardí vora el mar''
(''Il giardino sul mare.'' Trad. it. 1990)<ref name=":46" />
|align="left"|Racconta la vita di un giardiniere che ha lavorato per sei estati della sua vita per diversi padroni che vivono nella stessa torre vicino al mare. Dal punto di vista del sensibile giardiniere, si raccontano le storie dei signori, suoi amici e vicini, piene di sentimento. Tutto ciò, con un protagonista occulto che è il giardino sul mare che proteggerà tutto un insieme di fiori e simboli.<ref>{{Cita|Soldevila 2000|p. 113}}.</ref>
|-
|1967
Riga 362:
|''Mirall trencat''
(''Lo specchio rotto.'' Trad. it. 1992)<ref name=":46" />
|align="left"|Racconto della tragica vita di tre generazioni della ricca famiglia Valldaura-Farriols agli inizi del ventesimo secolo. Il romanzo principalmente ruota attorno alla matriarca della famiglia, Teresa Goday, e in seguito anche a Maria, che appartiene alla generazione più giovane della famiglia. Tratta il tema della morte in modo simbolico, descrivento l'ascesa e il declino dei membri della famiglia. La storia viene presentata in modo frammentato e con voci multiple, come uno specchio frantumato in cui ogni pezzo di vetro è un momento della vita dei personaggi.<ref>{{Cita|Oriol i Giralt 1988}}.</ref>
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|1978
Riga 380:
|''Quanta, quanta guerra...''
(''Quanta quanta guerra...'' Trad. it. 1994)<ref name=":46" />
|align="left"|Adrià Guinart è un giovane che, stanco della sua inesperienza della vita, decide di andare a vedere il mondo e vivere avventure con gente sconosciuta, frutto del suo desiderio di libertà. Scappa con un amico e altri compagni al fronte quando si richiedono volontari per la lotta, ma tornerà a fuggire senza meta, questa volta dal fronte, quando gli verrà proposto.<ref>{{Cita|Contrí Cicerol, Cortés Ortes 2000|pp. 19-20}}.</ref>
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|1986
Riga 399:
!style="background-color:#ffd700" |Contenuto
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|1953 (scritto)<ref name=":11">{{Cita|Massip 2008}}.</ref>
|''La Senyora Florentina i el seu amor Homer''
''(La signora Florentina e il suo amore Homer)''
|align="left"|L'opera si svolge nella casa della signora Florentina nel quartiere barcellonese Sant Gervasi. La donna ha una relazione amorosa da vent'anni con Homer, un uomo sposato. La sua vita è organizzata intorno alle lezioni di musica che dà e ai suoi incontri con le vicine. Quando muore la moglie di Homer, Florentina spera di giungere ad una relazione stabile con lui, ma rimane delusa. Tutto ciò elogia la visione della vita di una donna sola, e tra donne solitarie, come un modo di ottenere tranquillità e felicità.<ref>{{Cita|Hormigón 1997|pp. 1130-1131}}.</ref>
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|1959
Riga 410:
''(Un giorno)''
 
|align="left"|Alcuni trasportatori si incontrano durante lo svuotamento di una casa abbandonata, destinata alla demolizione il giorno seguente. A cominciare dagli oggetti che trovano, ritornano ricordi e immagini legati agli antichi abitanti. Si presenta la storia di tre generazioni di una famiglia, senza un ordine cronologico. Un complicato intreccio di relazioni, sia di odio che di un amore difficile, un amore deluso, incestuoso, impossibile. Alla fine dell'opera la scena rimane vuota, evidenziando la disintegrazione della casa e del suo passato.<ref>{{Cita|Hormigón 1997|pp. 1123-1124}}.</ref>
|-
|1973 (inviato all'editore)<ref name=":10">{{Cita|Hormigón 1997|p. 1126}}.</ref>
|''L'hostal de les tres Camèlies''
''(L'ostello delle tre Camelie)''
Riga 420:
|''El parc de les magnòlies''
''(Il parco delle magnolie)''
|align="left"|L'opera si svolge nella piazza di un parco, nella quale Marta va per osservare suo marito che, giorno dopo giorno, si dà appuntamento lì con l'amante. Marta continua a vedere tutti i loro appuntamenti senza che loro la vedano, ma allo stesso tempo conosce diversi personaggi e grazie alle loro storie si presentano diverse forme di amore, come, ad esempio, l'ingenua infatuazione amorosa e il disincanto amoroso.<ref>{{Cita|Hormigón 1997|pp. 1126-1127}}.</ref>
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|1979 (scritto)<ref name=":11" />
|''El maniquí''
''(Il manichino)''
|align="left"|L'opera si svolge in inverno e presenta dei personaggi emarginati, i sogni e le fantasie di coloro che si svegliano a cominciare dal motivo centrale, che è il manichino. Nell'atto primo, tre anziani poveri entrano in una baracca con un manichino vestito da ballerina. A seguito di questo impulso, cominciano a raccontare le proprie vite e manifestano il proprio amore verso il manichino. Quando un altro mendicante si porta via il manichino, tornano a sentire pienamente la miseria della loro povertà e vecchiaia. Nell'atto secondo, tre anziane riordinano abiti usati, parlando del loro passato, delle loro fantasie e delusioni. Quando portano loro il manichino, si sentono nuovamente giovani e belle. Alla fine, le donne tolgono gli abiti al manichino e, allo stesso tempo, lo distruggono.<ref>{{Cita|Hormigón 1997|pp. 1128-1129}}.</ref>
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|1993 (ed.)<ref name=":11" />