Luigi Pastori: differenze tra le versioni

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Figlio di Francesco Pastori del fu Antonio e Margherita Fabri, nasce a Venezia nel 1829. Studente presso l'[[Accademia di belle arti di Venezia|Accademia di Belle Arti di Venezia]], nella stessa città sposa intorno al [[1850]] Luigia Peronetti: da questa unione nasceranno Francesco Vittorio (professore, artista, scrittore e commediografo veneziano), Umberto e Gina.
 
Il 17 marzo [[1848]] fu uno dei protagonisti della liberazione dalle prigioni giudiziarie austriache di [[Daniele Manin]], [[Niccolò Tommaseo]] ed altri condannati politici a Venezia. Il 22 marzo seguente, Manin lo incaricò personalmente di radunare la popolazione per l'assalto all'[[Arsenale di Venezia|Arsenale]]: riuscito nell'intento, distribuì armi alla folla realizzando così con esito positivo l'incarico affidatogli<ref name=":0">{{Cita|Il Faro Romagnolo}}.</ref>.
 
A seguito della capitolazione di [[Palmanova]], Pastori venne fatto prigioniero e condotto nel carcere di [[Pontelagoscuro]]. Rilasciato, si arruolò immediatamente nella cavalleria di [[Carlo Alberto di Savoia]], ma venne fatto nuovamente prigioniero durante una scaramuccia. Approfittando della confusione dello scontro, riuscì a evadere e ad imbarcarsi per Venezia da [[Comacchio]], dove venne arruolato con il grado di caporale del primo battaglione comandato dal maggiore Galateo. In seguito divenne sergente nei [[Cacciatori delle Alpi]] e prestò servizio sui forti di [[Brontolo]] e [[Marghera]]. A seguito di un attacco avvenuto sul piano del ponte ferroviario venne nominato ufficiale sul campo.