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Tuttavia i ''ladinos'', avendo vissuto nel contesto europeo, mal tollerarono l'autorità dei loro padroni, e non di rado fecero fronte comune con gli indios per creare disordini all'interno della colonia. L'impossibilità di controllare e sottomettere in maniera adeguata i ''ladinos'' spinse le autorità governative e gli amministratori coloniali ad auspicare la deportazione degli schiavi direttamente dal Golfo di Guinea in Africa<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giuseppe Patisso|anno=2017|titolo=Schiavitù nera e legislazione schiavista nella prima fase di colonizzazione di la Española: la provisión del viceré Diego Colombo (6 gennaio 1522)|rivista=MEDITERRÁN TANULMÁNYOK - ÉTUDES SUR LA RÉGION MÉDITERRANÉENNE|volume=XXVI|numero=|p=8}}</ref>. A partire dal 1509 cominciarono ad essere sempre più insistenti le richieste di ''bozales'', ossia assoggettati, prelevati dalle coste africane: queste richieste furono, per qualche anno, ignorate dalla corona poiché l'introduzione di masse schiavili, poco avvezze alla lingua e alla tradizione culturale spagnola, poteva rendere ingestibili le colonie, creando problemi di ordine pubblico. Per ovviare a tali problematiche Ferdinando II intorno al 1513 creò il sistema dell' [[asiento]], sistema poco efficiente che non riuscì ad approvvigionare le colonie nella quantità di manodopera richiesta. Ciò causo il malcontento tra i coloni spesso costretti a ricorrere al contrabbando per procurarsi la forza lavoro necessaria<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giuseppe Patisso|titolo=Schiavitù nera e legislazione schiavista nella prima fase di colonizzazione di la Española: la provisión del viceré Diego Colombo (6 gennaio 1522)|numero=|p=9}}</ref>. La preoccupazione è ben esemplificata dal memoriale che il frate Geronimita Bernardino de Manzanedo inviò a [[Carlo V d'Asburgo|Carlo V]] nel 1518<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Bernardino de Manzanedo|titolo=Memorial de Fr. Bernardino de Manzanedo a Carlos V, Año 1518|rivista=AG|volume=|numero=}}</ref>. Le condizioni critiche in cui la colonia versava , nonché la possibilità che diminuisse a quantità di oro estratta dalle miniere dominicane, spinsero la corona di Spagna a riflettere attentamente sulla questione della schiavitù nera. Nell'agosto del 1518 Carlo V autorizzò la deportazione di 4000 ''bozales'' nelle colonie americane della Spagna, aprendo le colonie spagnole all'importazione di schiavi neri direttamente dalle coste africane<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Giuseppe Patisso|titolo=Schiavitù nera e legislazione schiavista nella prima fase di colonizzazione di la Española: la provisión del viceré Diego Colombo (6 gennaio 1522)|numero=|p=11}}</ref>.
 
=== La necessità di regolamentare la vita dello schiavo ===
Dal 1509 Diego Colombo occupò la carica di viceré e governatore delle Indie (1509-1515). Nelle isole caraibiche l'estrazione di oro stava raggiungendo il picco massimo, rendendo urgente importare quantità crescenti di schiavi africani<ref>{{Cita libro|autore=Carlo Capra|titolo=Storia Moderna (1492-1848)|edizione=Mondadori Education|anno=2016|p=86}}</ref>. Tuttavia le disposizioni legislative specifiche per gli schiavi non furono una priorità per gli amministratori spagnoli fino al 1520 , ovvero fino a quando l'importazione di schiavi africani divenne più corposa. Il riferimento normativo fino a quel periodo fu il Libro IV delle [[Siete Partidas]] di [[Alfonso X di Castiglia|Alfonso X]] di Savio, edito tra 1256 e il 1265. Tale sistema di leggi si rivelò ben presto inadatto alle realtà coloniali, poiché il servaggio e lo schiavismo erano contemplati principalmente come forma di lavoro domestico, e non erano adatti a regolare il lavoro schiavile nelle miniere o nelle piantagioni. Allo stesso modo alcune delle tutele legali garantite dalle Siete Partidas, allo schiavo o al servo, non erano concepibili nell'area atlantica. Adottare norme permissive per gli amministratori significava prestare il fianco alle sommosse e alle insubordinazioni. A dimostrazione di ciò l'isola fu attraversata.,dal 1519 al 1523, da numerose sommosse e assalti alle proprietà dei coloni spagnoli, delle quali fu anche vittima il viceré Colombo, tra la fine del 1521 e i primi giorni del 1522<ref>Deciso a difendersi personalmente a corte da alcune accuse, Diego Colombo si imbarcò per la Spagna verso la fine del 1514 o agli inizi del 1515, per ritornare a Santo Domingo solo nel 1520</ref>. Pochi giorni dopo la repressione della rivolta Colombo stesso decise di prendere alcuni provvedimenti, affinché simili situazioni non si ripetessero più: la Provisión del 6 gennaio 1522, conteneva infatti le prime ordinanze deputate a controllare e disciplinare gli schiavi neri che abitavano la colonia dominicana<ref>{{Cita pubblicazione|autore=|titolo=Provision del virrey Diego Colon, 6 de enero de 1522|rivista=AGI|volume=|numero=|citazione=il testo della provision è stato trascritto da Salmoral, Regulaciòn de la esclavitud negra en las colonias de America Española (1503-1886): documentos para su estudio, Universitad de Alcalà/ Universidad de Murcia, 2005, pp. 22-26}}</ref>.