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Dopo l'[[8 settembre 1943]] rientrò a Perugia e decise di aderire alla [[Repubblica sociale italiana]]. Seguì quindi l'addestramento a [[Münsingen (Germania)|Münsingen]] della 4ª Divisione alpina "Monterosa", la divisione inviata in Germania per sei mesi per essere addestrata da istruttori tedeschi ed essere armata con materiale della [[Wehrmacht]]. Rientrò in Italia inquadrato nel [[Battaglione Vestone]] di questa divisione. Fu assegnato al fronte della [[Garfagnana]], ottenendo una [[medaglia d'argento al valor militare]], decorazione non riconosciuta dalla Repubblica italiana, e una [[Croce di Ferro|Croce di Ferro tedesca di II classe]]<ref>Liliana Peirano, ''op. cit.,'' p. 261</ref>. In seguito fu trasferito in Liguria a [[Torriglia]] a presidio delle colline genovesi, dove operò in azioni di [[controbanda]] come nello scontro del 23 ottobre sulle rive del Trebbia. In questa circostanza il tenente Adami vietò<ref name="autogenerato5">Si veda, Franco Gimelli e Paolo Battifora (a cura di), ''Dizionario della Resistenza in Liguria'', Genova, De Ferrari, 2008, p. 71 e Antonio Testa, ''Partigiani in Val Trebbia'', Genova, Stampa AGA, p. 15. Quest'ultimo sottolinea: C''omandante del pattuglione appostato di là dal fiume,'' [Adriano Adami] ''diede prova di una di quelle prodezze cui indulgevano spesso i fascisti più tristemente noti. A combattimento ormai terminato si recò sul luogo dello scontro e pestò con gli scarponi chiodati la testa dei partigiani caduti, vantandosene poi con i suoi soldati e con la gente del paese che ascoltava esterrefatta.''</ref> al parroco di Loco di comporre le salme di quattro partigiani caduti in combattimento.
A Torriglia, in seguito alla defezione di due compagnie passate con i partigiani del cattolico [[Aldo Gastaldi]] detto "Bisagno", il battaglione Vestone del maggiore Paroldo, già sotto organico, si sciolse. Adami
== L'attività di controbanda in Val Varaita ==
Adami arrivò in [[Piemonte]]
Le operazioni che coinvolsero Adami iniziarono tra il 18 e il 20 novembre 1944 e si caratterizzarono per un tasso di violenza molto alto sia nei confronti dei partigiani presi prigionieri sia dei civili considerati complici della Resistenza e dei renitenti alla leva. Le azioni di Adami consistettero in numerosi assalti ad automezzi e cariaggi, attività di sminamento dei ponti, rastrellamenti nei territori delle valli Maira e Varaita<ref>Per una ricostruzione delle prime azioni della "banda" Adami contro la Resistenza fino a dicembre 1944, si veda Marco Ruzzi, ''op. cit.'', pp. 49-58. Per le operazioni nel marzo-aprile 1945, prima dello sbandamento finale delle truppe fasciste, si veda sempre Marco Ruzzi, ''op. cit.'', pp. 75-82. Ruzzi afferma anche (''op. cit.'', p. 154) che l''’impianto antipartigiano dell’Adami è efficace, ma il metodo è spregiudicato perché egli non distingue tra partigiani e civili, fra progionieri e ostaggi e no rispetta nessuno: tutti i ‘non fascisti’ sono nemici, compresi alcuni suoi sottoposti, arrestati per sospetta collusione con la Resistenza.''</ref>.
Il 27 febbraio catturò un partigiano che rimasto ferito fu portato all'ospedale di Saluzzo ma il giorno seguente fu liberato da altri partigiani che nell'azione catturarono a loro volta l'alpino di guardia Mario Zaborra. Zaborra diciassette giorni dopo la cattura fu fucilato<ref>C. Bertolotti, ''Storia del Battaglione Bassano. Divisione Monterosa. RSI 1943-45'', ed. Lo Scarabeo 2007, e Liliana Peirano, ''Il male assoluto'', RA.RA. edizioni, pagg. 272-273</ref>.
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