Lucio Cornelio Scipione Asiatico: differenze tra le versioni
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Nel [[187 a.C.]] Lucio fu accusato di essersi appropriato di una parte dell'indennità di guerra versata da Antioco di Siria. Publio, allora ''[[Princeps senatus|Princeps Senatus]]'', si indignò a tal punto da distruggere i resoconti finanziari della campagna mentre parlava al Senato, con gesto di sfida.
Nel [[184 a.C.]] Lucio evitò la prigione solo grazie al [[veto]] del tribuno della plebe [[Tiberio Sempronio Gracco (console 177 a.C.)|Tiberio Gracco]]<ref name="Aurelio">[[Aurelio Vittore]], ''De viris illustribus urbis Romae'', 53: {{Citazione|Scipione l'Asiatico, fratello dell'Africano, pur essendo di debole corporatura, venne lodato dal fratello in Africa per il suo valore. Console, con suo fratello come [[Legato (storia romana)|legato]], sconfisse Antioco [[Regno seleucide|re di Siria]] presso il monte Sipilo, approfittando del fatto che gli archi dei nemici erano stati resi inutilizzabili dalla pioggia, e lo privò di una parte del regno che gli era stato lasciato dal padre; da allora fu detto Asiatico. Tempo dopo si macchiò di [[peculato]] e [[Tiberio Sempronio Gracco (console 177 a.C.)|Gracco Padre]], [[tribuno della plebe]], pose il veto affinché non venisse arrestato. Il censore [[Catone il Censore|Marco Catone]] gli sottrasse il cavallo per disonore.|| Scipio Asiaticus, frater Africani, infirmo corpore, tamen in Africa virtutis nomine a fratre laudatus, consul, Antiochum regem Syriae legato fratre apud Sipylum montem, quum arcus hostium pluvia hebetati fuissent, vicit, et regni relicti a patre parte privavit: hinc Asiaticus dictus. Post, reus pecuniae interceptae, ne in carcerem duceretur, Gracchus pater, tribunus plebis, intercessit. M. Cato censor equum ei ignominiae causa ademit.|lingua=la}}
Candidato alla censura nel [[184 a.C.]], fu sconfitto dal grande nemico della sua famiglia, [[Marco Porcio Catone]], che lo privò del suo cavallo pubblico.<ref name="Aurelio"/><ref>Liv. xxxix. 22, 40, 44.</ref>
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