Storia di Siracusa in età spagnola (1565 - 1693): differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 170:
La [[guerra franco-spagnola]] scoppiò nel [[1635]] e vide contrapposte ancora una volta la Francia e la Spagna. Questa era una guerra che in teoria non avrebbe dovuto toccare la Sicilia e Siracusa, combattendosi nel nord Europa per il possesso dei paesi che dividevano i francesi dai tedeschi, ovvero i territori dell'[[Paesi Bassi|Olanda]], alla quale si voleva togliere inoltre la supremazia del commercio sui mari settentrionali (motivo per cui entrò in questa guerra anche l'Inghilterra, al fianco della Francia). La Spagna era invece alleata degli olandesi (essendo [[Paesi Bassi spagnoli|parte di essi sotto il suo controllo]]). Tale conflitto, che a lungo insanguinò l'Europa del nord, prese il nome di [[guerra dei trent'anni]]. L'implicazione di Siracusa fu fortunatamente solo politica e riguardò nello specifico un singolo episodio (il quale però ebbe tragiche conseguenze per i maltesi) che fece indignare parte dell'Europa:
L'Ordine dei cavalieri di Malta era composto principalente da francesi, ma il suo statuto indipendente proibiva ad esso di prendere le parti di qualcuno durante un conflitto che riguardava i principi cristiani (il compito e dovere dei cavalieri giovanniti era quello di combattere i nemici della cristianità). Ciononostante, quando la Francia dichiarò guerra alla Spagna alcuni cavalieri giovanniti francesi presero la pessima abitudine di saccheggiare le navi siciliane, che erano notoriamente sotto la protezione spagnola, e lo fecero con navi che sventolavano il [[vessillo]] di Francia. A tal punto che si sospettò che dietro le azioni di questi cavalieri altro non vi fosse che il [[Maestà cristianissima#Re cristianissimo|re Cristianissimo]] (appellativo del re di Francia), [[Luigi XIII di Francia|Luigi XIII]]. Ma ancor prima del re venne incolpato l'Ordine: sospettato di essere in complicità con i progetti francesi.
Stanchi di questa situazione, gli spagnoli a Siracusa decisero di reagire: si avventarono contro i cavalieri per disarmarli, ma quando questi capirono le intenzioni bellicose della città, salparono in tutta fretta, evitando per un soffio le cannonate e i fuochi dell'artiglieria che continuavano a essere sparati contro di loro. I cavalieri avrebbero voluto un'immediata vendetta contro i siracusani ma il Gran Maestro, [[Giovanni Paolo Lascaris di Ventimiglia e Castellar|Lascaris]], lo impedì, ricordando ai suoi uomini che all'Ordine era vietato imbracciare le armi contro i cristiani. L'episodio tuttavia non passò sotto silenzio e in breve tempo giunse alla corte di Francia: re Luigi la prese come una questione personale, avendo molti suoi connazionali all'interno dell'Ordine, e divulgò con passione la notizia presso le altre corti d'Europa, le quali condannarono il gesto di Siracusa; tra i più indignati vi furono gli italiani: essi non comprendevano il motivo che aveva spinto il governatore del capoluogo aretuseo a comportarsi in una tal maniera contro coloro che avevano dato il sangue, più e più volte, per difendere quelle coste e le altre d'Italia dagli assalti dei turchi e barbareschi; i siracusani vennero quindi accusati di essere degli ingrati nei confronti dell'Ordine.
|