Judo: differenze tra le versioni

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{{W|sport|febbraio 2018|commento=grassetti, corsivi e sottolineature totalmente fuori standard, soprattutto nella sezione [[#Profilo degli illustri maestri di jūdō]]}}
[[File:judo.svg|thumb|right|{{nihongo|"Jūdō"|柔道|}} in kanji.]]
Il {{nihongo|'''judo'''|柔道|jūdō|extra = Viavia della Cedevolezzacedevolezza}} è un'[[arte marziale]], uno [[sport da combattimento]] e un metodo di [[difesa personale]] [[giappone]]se formalmente nato in Giappone con la fondazione del [[Kodokan|Kōdōkan]] da parte del Profprof. [[Jigoro Kano|Jigorō Kanō]], nel [[1882]]. I praticanti di tale disciplina sono denominati judoisti o più comunemente {{nihongo|[[judoka]]|柔道家|jūdōka}}.<ref>Il suffisso {{nihongo|'''ka'''|家|ka}} è usato in Giappone per denotare coloro che intraprendono una qualsiasi attività in modo serio e continuativo. In particolare, l'ideogramma deriva dai radicali {{nihongo|'''ben'''|宀|ben|corona}} e {{nihongo|'''inoko'''|豕|inoko|maiale}}, ma denota comunemente un casato o comunque una famiglia. L'utilizzo nelle arti marziali difatti sottintende l'ingresso effettivo nella famiglia dei praticanti e quindi per estensione, andrebbe usato indicativamente per i gradi dal 3º dan in poi, essendo questi ultimi – almeno in teoria – meno inclini ad abbandonare la famiglia dei praticanti dell'arte marziale. Ciò detto, è tuttavia accettabile autodefinirsi "jūdōka" poiché è puramente una questione di coscienza personale relativamente al sentimento di appartenenza alla famiglia del jūdō. L'appellativo di "jūdōista", in tal senso, è da considerarsi altresì sempre appropriato.</ref>
 
{{Citazione|Il jūdō è la ''via'' {{nihongo||道|}} più efficace per utilizzare la forza fisica e mentale. Allenarsi nella disciplina del jūdō significa raggiungere la perfetta conoscenza dello spirito attraverso l'addestramento attacco-difesa e l'assiduo sforzo per ottenere un miglioramento fisico-spirituale. Il perfezionamento dell'io così ottenuto dovrà essere indirizzato al servizio sociale, che costituisce l'obiettivo ultimo del jūdō.<ref name=Kano2005a-23>{{cita|Kano 2005 a|pag. 23}}.</ref>
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== Definizione ==
Il termine "jūdō" è composto da due [[kanji]]: {{nihongo|'''柔'''|柔|jū, yawara|extra = gentilezza, adattabilità, cedevolezza, morbidezza}} e {{nihongo|'''道'''|道|dō, michi|extra = via}}; ed è quindi traducibile anche come: "via della cedevolezza", ''via dell'adattabilità'', ''via della gentilezza'';<ref name=Fukuda1973>{{cita libro|autore=Keiko Fukuda|titolo=Born for the Mat - A Kodokan Kata Textbook for Women|editore=Japan|anno=1973|lingua=inglese}}</ref> esplicitando così il principio {{nihongo|'''[[yawara]]'''|柔}} sul quale si basa il jūdō.
{{Citazione|Il termine "jūdō" è stato usato in tempi remoti antecedenti alla restaurazione Meiji, ma generalmente si preferiva dire "jū-jutsu", o più comunemente "yawara", che compendia il precedente: l'uno richiamandosi all'agilità vera e propria e l'altro alle tecniche di attacco e difesa.<ref name=Kano2005a-23/>|Jigorō Kanō}}
 
Il jūdō del Profprof. [[Jigoro Kano|Kanō]] è l'evoluzione del [[Jujitsu|jū-jutsu]] della [[Tenshin Shin'yō-ryū]] e della [[Kitō-ryū]].
 
== Storia del jūdō ==
=== Contesto storico-politico ===
[[File:Jigoro Kano and Kyuzo Mifune.jpg|right|thumb|[[Kyūzō Mifune]] (a sinistra) e [[Kanō Jigorō]] (a destra).]]
Il contesto storico era particolare: Il [[1853]] aveva segnato una data importante per il [[Giappone]]: il commodoro [[Matthew Calbraith Perry|Matthew C. Perry]], della [[United States Navy|Marina Militare degli Stati Uniti d'America]], entra nella [[baia di Tokyo]] con una flotta di quattro navi da guerra (le cosiddette [[Navi Nere]]) consegnando a dei rappresentanti dello [[shogunato Tokugawa]] un messaggio col quale si chiedevano l'apertura dei [[Porto|porti]] e trattati commerciali.
Il Giappone, che fino a quel momento aveva vissuto in completo isolamento dal resto del mondo ([[Sakoku]]), grazie alla [[Convenzione di Kanagawa]], apre finalmente le frontiere agli stranieri. Dopo l'abdicazione dell'ultimo shogun [[Tokugawa Yoshinobu]] avvenuta nel [[1867]], il potere imperiale di fatto riacquisiva il controllo politico del Paese, e contestualmentecontemporaneamente alla [[Restaurazione Meiji]], la promulgazione dell'editto del [[1876]] col quale si proibiva il porto del [[Daisho|daishō]] decretava la scomparsa della casta dei [[samurai]].
[[File:Meiji tenno3.jpg|left|thumb|L'[[Meiji|Imperatore Meiji]] nel 1872. La sua politica di apertura alla cultura occidentale comportò profondi mutamenti nella vita dei giapponesi, tra cui l'accantonamento delle arti marziali tradizionali.]]
 
Scrive [[Armando Troni|Troni]]: «Agli ex daimyō il governo assegnò titoli nobiliari di varia classe, a seconda della importanza delle loro famiglie ede una indennità pecuniaria proporzionale alle loro antiche rendite, in buoni del tesoro.
Venne infine dichiarata la eguaglianza fra le quattro classi dei samurai, contadini, artigiani e mercanti. I corpi armati dei samurai vennero sciolti [...] e si determinò una nuova divisione delle classi sociali che si distinsero infatti in: nobiltà, borghesia, e popolo.
Fra le molte riforme [...] bisogna ancora ricordare l'adozione del sistema metrico decimale e del calendario gregoriano».<ref name="Troni1942-84">{{cita libro|autore = Armando Troni|titolo = Storia del Giappone|editore = Casa Editrice Nerbini|anno = 1942|p = 84|capitolo = Le riforme e la occidentalizzazione del Giappone}}</ref>
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{{Citazione|Per la nuova disciplina che volevo diffondere ho evitato di proposito anche i nomi tradizionali fino ad allora largamente usati, quali "jū-jutsu", "tai-jutsu", "yawara", [...] e ho adottato "jūdō". I motivi per cui ho voluto evitare le denominazioni tradizionali erano più d'uno. A quel tempo molti avevano del jū-jutsu o del tai-jutsu un concetto diverso da come io li intendevo; non pensando minimamente a un beneficio fisico e mentale, li collegavano immediatamente ad azioni violente come strangolamenti, lussazioni, fratture, contusioni e ferite... Era un'epoca in cui le trasformazioni sociali costringevano gli uomini di spada e del jū-jutsu, un tempo celebri, ad affrontare un nuovo modo di vivere, perché venivano perdendo la protezione dei potenti feudatari, tanto che qualcuno di essi, dedicandosi al commercio a cui non era educato, a volte cadeva in una vita misera di vagabondo, mentre altri, per sbarcare il lunario, dovevano esibire le loro capacità senza pudore. Perciò, quando si parlava di arte della spada o di jū-jutsu, nessuno immaginava che si trattasse della preziosissima disciplina che tramandava la quintessenza della cavalleria samurai. Queste cose mi indussero a rinnovare almeno il nome della disciplina, altrimenti mi sarebbe risultato difficile anche trovare degli allievi che vi si dedicassero.<ref name=Kano2005a-22-23>{{cita|Kano 2005 a|pag. 22-23}}.</ref>|Jigorō Kanō}}
 
=== Jigorō Kanō ede il jū-jutsu ===
[[File:Kano Jigoro.jpg|left|thumb|[[Jigorō Kanō]], il fondatore del jūdō.]]
[[File:Kano kitoryu judo menjo.jpg|left|thumb|Il diploma della [[Kitō-ryū]] rilasciato nell'ottobre 1886 a Jigorō Kanō.]]
La storia del jūdō ede il jūdō stesso sono inseparabili dal fondatore, [[Jigoro Kano|Jigorō Kanō]]. Nato nel 1860 in una famiglia agiata, nel 1877, sebbene in contrasto con le idee del padre al riguardo, entrò in contatto con il suo primo maestro [[Hachinosuke Fukuda]] della [[Tenshin Shin'yō-ryū]] tramite il "conciaossa" [[Teinosuke Yagi]] anch'egli un tempo jū-jutsuka della stessa [[ryū (arti marziali)|ryū]].
 
{{Citazione|Tenshin Shin'yō è una scuola nata da Iso Mataemon unendo i metodi di Yoshin-ryū e Shin-no-shindo-ryū. Nell'infanzia il nome del Fondatore era Okayama Hachirogi, divenuto Kuriyama Mataemon alla maggiore età, e finalmente era stato adottato dalla famiglia Ito ed assunto dal Bakufu col titolo di Iso Mataemon Ryu Kansai Minamoto Masatari.|Jigoro Kano}}
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=== Il [[Kodokan|Kōdōkan]] ===
[[File:Eishoji.JPG|right|thumb|L'''Eishōji'', nel quartiere [[Taitō (Tokyo)|Higashiueno, Taitō]] di Tōkyō, anticamente conosciuto come Shitaya-kita Inarichō. Il tempio, meta di turisti e judoisti di tutto il mondo, è situato nei pressi dalla stazione [[Inarichō (metropolitana di Tokyo)|Inarichō]] ([[Linea Ginza]]).]]
Contestualmente all'incarico di docente al [[Gakushūin]], il Profprof. Kanō aveva deciso che era giunto il momento di lasciare il suo alloggio studentesco e di fondare un proprio [[Dojo]].
 
Scrive [[Cesare Barioli|Barioli]]: «Nel febbraio 1882 aveva affittato un alloggio nel tempio di [[Eishōji|Eishō]], a Shitaya-kita, nel quartiere Umebori.»<ref name="Barioli2004-33">{{cita|Barioli 2004|pag. 33}}.</ref>
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Tale tempio non è da confondere col suo più famoso omonimo ubicato nella città di [[Kamakura]]. Quello originale, ospitante il primo [[Kōdōkan]] è ancora visitabile. Ha due ingressi, uno non facilmente accessibile poiché alquanto costretto dagli edifici limitrofi, l'altro con parcheggio auto su ''Kiyosu-bashi Dori''.</ref> mentre l'attuale sede del Kōdōkan, costituita da ben otto piani e operativa dal [[1958]], è ubicata a [[Bunkyō#Frazioni|Kasuga, Bunkyo-ku]], sempre nell'area metropolitana di [[Tōkyō]].
 
Il Profprof. Kanō riprese allora il termine "jūdō", che [[Terada Kan'emon]], il quinto [[sōke]] della [[Kitō-ryū]], aveva coniato quando aveva creato il proprio stile e fondato la sua scuola, la [[Jikishin-ryū]],<ref name="Waterhouse1982-170-171">{{cita pubblicazione
|cognome = Waterhouse|nome = David|anno = 1982|titolo = Kanō Jigorō and the Beginnings of the Jūdō Movement|conferenza = symposium|città = Toronto|pp = 170-171}}</ref><ref name="Draeger1973">{{cita libro|autore = Donn F. Draeger|titolo = Classical Budo - The Martial Arts and Ways of Japan|volume = 2|editore = Weatherhill|isbn = 978-0-8348-0234-6}}</ref> ma che, come lo stesso Kanō fa notare, «esisteva anche prima della [[Restaurazione Meiji]] (un esempio ne è la scuola [[Chokushin-jūdō]]).»<ref name="Kano2005a-229">{{cita|Kano 2005 a|pag. 229}}.</ref>
Lo stile venne conosciuto anche come "Kanō jū-jitsu" o "Kanō jū-dō", poi come "Kōdōkan jū-dō" o semplicemente "jū-dō" o "jūdō". Nel primo periodo, venne anche chiamato "jū-jitsu", da cui sono derivate ambiguità persistenti soprattutto all'estero fino agli anni quaranta.<ref>Al riguardo è emblematico il titolo del libro di [[O. H. Gregory]] e [[Tsunejirō Tomita]], ''Judo: La moderna scuola del Jū-Jitsu'', Chicago, O. H. Gregory, ~1906.</ref>
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}}</ref> |Jigorō Kanō}} Kanō makes it sound as if the development and diffusion of Kōdōkan jūdō were a "victory of science".<ref name=Inoue-164-165>{{cita libro|autore=Shun Inoue|titolo=The Invention of the Martial Arts|pp=164-165|capitolo=From Jujutsu to Judo|lingua=inglese}}</ref>|lingua = en}}
 
Riguardo ai membri del primo [[Kōdōkan]] scrive ancora [[Brian Watson|Watson]]: «Il primo allievo di Jigorō nel nuovo dōjō fu [[Tsunejirō Tomita]], un giovane proveniente dalla [[penisola di Izu]], nella [[prefettura di Shizuoka]]» e «il secondo allievo ada essere ammesso al dōjō fu un ragazzo di nome [[Shirō Saigō]], che in seguito sarebbe diventato uno dei migliori jūdōka della sua generazione. Tra gli altri allievi che si unirono alla scuola di Kanō vi furono vari colleghi universitari di Jigorō, studenti ed ex-studenti della [[Gakushūin]], e alcuni suoi amici.»<ref name="Watson2005-40" />
Inoltre i rapporti con il maestro [[Tsunetoshi Iikubo|Iikubo]] non si erano certo interrotti, anzi, Kanō accettava di buon grado le visite del [[sōke]] della [[Kitō-ryū]] sia dal punto di vista tecnico, in quanto gli allievi potevano apprendere direttamente da Iikubo i particolari del suo [[Jujitsu|jū-jutsu]], sia ovviamente dal punto di vista personale per la profonda stima che ognuno aveva dell'altro.
Tuttavia il padrone del tempio, il signor [[Shunpo Asahi|Asahi]], prete del [[Buddhismo giapponese#Scuola J.C5.8Ddo .28.E6.B5.84.E5.9C.9F.E5.AE.97.2C J.C5.8Ddo sh.C5.AB.29|Jōdo-shū]], una delle più antiche sette [[Buddhismo giapponese|buddhiste del Giappone]],<ref name="Barioli2004-34-39">{{cita|Barioli 2004|pagg. 34-39}}.</ref> a causa dei rumori dovuti alla pratica, più volte dovette redarguire Kanō e i suoi, finché non si decise di costruire il primo vero e proprio dōjō esterno ai locali del tempio.
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=== La filosofia del Kōdōkan jūdō ===
[[File:Kodokan Jigoro Kano Statue.jpg|left|thumb|Statua di Jigorō Kanō Shihan all'entrata del Kōdōkan di Tōkyō.]]
 
Nel [[1882]] [[Jigorō Kanō]] era docente di [[Lingua inglese|inglese]] ed [[economia]] alla [[Gakushūin]].<ref name="Watson2005-177">{{cita|Watson 2005|pag. 177}}.</ref> Dotato di straordinarie capacità pedagogiche, intuì l'importanza dell'attività motoria e dell'addestramento al combattimento, se insegnati adeguatamente per lo sviluppo fisico ede intellettuale dei giovani.
 
{{Citazione|Il jū-jutsu tradizionale, come tante altre discipline del bu-jutsu, poneva l'obiettivo strettamente ed esclusivamente sull'attacco-difesa. È probabile che molti maestri abbiano anche impartito lezioni sul significato della Via e altrettanto sulla condotta morale, ma, adempiendo il loro dovere di insegnanti, la meta primaria rimaneva quella di insegnare la tecnica.
Diverso è invece il caso del Kōdōkan, dove si dà importanza anzitutto all'acquisizione della Via e la tecnica viene concepita unicamente come il mezzo per raggiungere tale obiettivo. Il fatto è che le ricerche sul jū-jutsu mi portarono verso una Grande Via che pervade l'intero sistema tecnico dell'arte, mentre lo sforzo e i tentativi per definire l'entità della scoperta mi convinsero chiaramente dell'esistenza della Via Maestra, che ho definito come "la migliore applicazione della forza mentale e fisica".<ref name=Kano2005b-228>{{cita|Kano 2005 b|pag. 228}}.</ref>|Jigorō Kanō}}
 
Quindi, [[Jigorō Kanō]] Shihan eliminò dal [[randori]] tutte le azioni di attacco armato e di colpo, che potevano portare al ferimento (talvolta grave) degli allievi: tali tecniche furono ordinate solo nei [[kata]], in modo che si potesse praticarle senza pericoli. E infatti, una delle caratteristiche fondamentali del jūdō è la possibilità di effettuare una tecnica senza che i praticanti si feriscano. Ciò accade grazie alla concomitanza di diversi fattori quali l'abilità di [[Uke (arti marziali)|uke]] nel cadere, la corretta applicazione della tecnica da parte di [[Tori (arti marziali)|tori]], e alla presenza del [[tatami]] che assorbe la caduta di [[Uke (arti marziali)|uke]]. Nel combattimento reale, come può essere una situazione di pericolo contro un aggressore armato o nonno, una tecnica eseguita correttamente potrebbe provocare gravi menomazioni o finanche essere fatale.
 
Difatti non bisogna mai dimenticare il retaggio marziale del jūdō: il Profprof. Kanō studiò e approfondì le [[nage-waza]] della [[Kitō-ryū]], le [[katame-waza]] e gli [[Atemi|atemi-waza]] di [[Tenshin Shin'yō-ryū]] e costituì un suo personale sistema di educazione al combattimento efficace e gratificante, supportato da forti valori etici e morali mirati alla crescita individuale e alla formazione di persone di valore.
 
Scrive [[Cesare Barioli|Barioli]]: «Questa è la diversità di concezione tra il ''jūjutsu'' e il ''jūdō''. Dalla tecnica e dalle esperienze del combattimento sviluppate nel periodo medievale, arrivare tutti insieme per crescere e progredire col miglior impiego dell'energia, attraverso le mutue concessioni e la comprensione reciproca.»<ref name="Barioli2008-54">{{cita pubblicazione
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Le qualità sulle quali si poggia il codice morale del fondatore e alle quali ogni judoista dovrebbe mirare durante la pratica e la vita di tutti i giorni si rifanno agli ideali del [[bushidō]]: {{nihongo|'''gi'''|義|gi|onestà}}, {{nihongo|'''yū'''|勇|yū|coraggio}}, {{nihongo|'''jin'''|仁|jin|benevolenza}}, {{nihongo|'''rei'''|礼|rei|educazione}}, {{nihongo|'''makoto'''|誠|makoto|sincerità}}, {{nihongo|'''meiyo'''|名誉|meiyo|onore}}, {{nihongo|'''chūgi'''|忠義|chūgi|lealtà}}.
{{vedi anche|Bushidō}}
[[File:Musashi ts pic.jpg|right|thumb|Il [[samurai]] [[Miyamoto Musashi]], uno dei massimi esempi di dedizione al [[bushidō]], mentre impugna due {{nihongo|[[bokken]]|木剣|spada di legno}}.]]
Per ottenere ciò, secondo gli insegnamenti del Profprof. Kanō, è necessario impiegare proficuamente le proprie risorse, il proprio tempo, il lavoro, lo studio, le amicizie, al fine di migliorare continuamente la propria vita e le relazioni con gli altri, conformando cioè la propria vita al compimento del principio del "miglior impiego dell'energia". Da ciò dunque l'alto valore educativo del judo.
 
Il judo mira a compiere la sintesi tra le due tipiche espressioni della cultura giapponese antica e cioè ''Bun-bu'', la penna e la spada, la virtù civile e la virtù guerriera.
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Non meno importante fu la venuta in [[Europa]] intorno al [[1915]] di importanti maestri giapponesi, allievi diretti di Jigoro Kano, che diedero ulteriore impulso allo sviluppo del jūdō, tra cui [[Gunji Koizumi]] in [[Inghilterra]] nel [[1920]] e [[Mikonosuke Kawaishi]] in [[Francia]].
 
In Italia le prime testimonianze si riferiscono ada un gruppo di militari appartenenti alla [[Regia Marina]] i quali nel [[1905]] tennero una dimostrazione di "lotta giapponese"<ref>All'inizio del XX secolo, il jūdō veniva popolarmente denominato "lotta giapponese". Tale denominazione è testimoniata anche dall'istituzione della FILG (Federazione Italiana Lotta Giapponese), inglobata poi nella FIAP.</ref> davanti al Re d'Italia [[Vittorio Emanuele III]].
Gli ufficiali Moscardelli e [[Michele Pizzolla]], in servizio a [[Yokohama]] ottennero, secondo quanto contenuto negli archivi della Marina, il 1º [[Dan (arti marziali)|dan]] di jūdō già nel [[1889]].
Bisognerà però aspettare la fine degli [[Anni 1910|anni dieci]] perché si incominci a parlare di "jūdō", grazie all'opera di un altro marinaio, [[Carlo Oletti]], che diresse i corsi di jūdō per l'Esercito istituiti appunto nel [[1920]].
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==== Nascita del Brazilian Jiu-Jitsu ====
[[File:Mitsuyo Maeda.jpg|right|thumb|Il maestro [[Mitsuyo Maeda]].]]
{{vedi anche|Brazilian Jiu-Jitsu}}
Come appendice del Kodokan Jūdō, negli [[Anni 1920|anni venti]], il maestro [[Mitsuyo Maeda]] portò i fondamentali del [[ne-waza]] oltreoceano insegnandoli a [[Carlos Gracie]] e [[Luis França]]. Il [[Brazilian Jiu-Jitsu]] divenne poi un'arte marziale a sé stante attraverso sperimentazioni, pratica e adattamenti adper opera del maestro [[Hélio Gracie]] e del fratello Carlos.
 
==== Morte di Kanō e secondo dopoguerra ====
Jigorō Kanō morì nel [[1938]], in un periodo in cui il Giappone, mosso da una nuova spinta imperialista, si stava avviando verso la seconda guerra mondiale.
Dopo la disfatta, la nazione venne posta sotto il controllo degli [[Stati Uniti d'America|USA]] per dieci anni e il jūdō fu sottoposto ada una pesante censura poiché catalogato tra gli aspetti pericolosi della cultura giapponese che spesso esaltava la guerra.
Fu perciò proibita la pratica della disciplina ede i numerosi libri e filmati sull'argomento vennero in gran parte distrutti.
Il jūdō venne poi "riabilitato" grazie al [[Comitato Olimpico Internazionale|CIO]] di cui Jigorō Kanō, primo membro asiatico<ref>Il [[CIO]] infatti precisa:{{Citazione|Judo has grown and developed as an Olympic sport. It is the first Olympic sport to have originated in Asia, with Dr Jigoro Kano being the first Asian IOC member.|[https://www.olympic.org/ijf IOC]}}</ref>, fece parte quale delegato per il Giappone.
 
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A partire dal dopoguerra, con l'organizzazione dei primi Campionati Internazionali e Mondiali, e successivamente con la sua inclusione alle [[Giochi della XVIII Olimpiade|Olimpiadi del 1964]], il [[Judo (sport)|jūdō]] si è sempre più avvicinato allo sport da combattimento e alle discipline di lotta occidentali, distaccandosi lentamente dalla tradizione tanto da assumere un'identità propria come pratica sportiva a sé stante.
 
[[File:Judo at the 2008 Summer Olympics.PNG|left|thumb|Nazioni per numero di judoka qualificati ai [[Giochi della XXIX Olimpiade|Giochi Olimpici di Pechino 2008]].]]
[[File:Judo pictogram.svg|left|thumb|Pittogramma olimpico del Jūdō.]]
Anche le metodologie di insegnamento e di allenamento sono mutate di conseguenza e difatti si è cominciato a privilegiare la ricerca del vantaggio minimo che permette di vincere la gara, a discapito della ricerca della tecnica magistrale che sì attribuisce la vittoria immediata ma che al contempo espone l'atleta ada un maggiore rischio di subire un contrattacco. Tale percorso è stato possibile utilizzando tecniche derivate dalla [[lotta libera]] che per efficacia in gara e affinità biomeccanica ben si uniscono alle tecniche tradizionali del jūdō pur tradendone la vocazione e la genealogia marziale.
 
Tale risvolto, inevitabile, si è acuito con l'entrata in scena negli [[Anni 1980|anni ottanta]] degli atleti dell'ex [[Unione Sovietica|URSS]], spesso esperti di [[sambo]], lotta che, epurata delle tecniche di colpo, ben si presta ada un confronto agonistico e all'integrazione col jūdō.
 
Altro notevole impulso all'espansione del judo si è avuta nel [[1988]] in concomitanza dei [[Giochi della XXIV Olimpiade|Giochi Olimpici di Seul]] dove il judo femminile entra come sport dimostrativo, e poi ancora nel [[1992]] in occasione dei [[Giochi della XXV Olimpiade|Giochi Olimpici di Barcellona]] dove il judo femminile viene incluso definitivamente nel programma olimpico.
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Fatto sta che la differenza è enorme: mentre negli sport competitivi l'obiettivo si confina nell'ambito ristretto di ricercare la vittoria, quello del judo propone una finalità ampia e complessa, tanto che possiamo definire gli sport competitivi come un'applicazione parziale dell'obiettivo in cui si riconosce la disciplina del judo. Dunque è plausibile, anzi lecito, interpretare il judo anche nell'accezione agonistica e competitiva, anche se questo rappresenta un genere di allenamento che da solo non porta al compimento dell'obiettivo vero e proprio della disciplina. In altre parole: è vero che bisogna riconoscere nell'esigenza dei tempi l'istanza del judo come sport da competizione, tuttavia senza dimenticare nemmeno per un attimo quale ne è il significato e la vera funzione.<ref name=Kano2005a-269-270>{{cita|Kano 2005 a|pagg. 269-270}}.</ref>|Jigorō Kanō}}
 
[[File:Nicola Tempesta.jpg|right|thumb|Il maestro [[Nicola Tempesta]] nel 1966. Oggi 8º dan, è stato il primo ''judoka'' italiano a vincere la medaglia d'oro ai Campionati Europei nel 1957.]]
Nel [[1974]] la FIAP viene assorbita dalla [[FILPJ]], (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo), che a sua volta, inglobando anche il [[karate]], cambierà denominazione in [[FILPJK]] (Federazione Italiana Lotta Pesi Judo Karate) nel 1995. Nel luglio del 2000 l'Assemblea Nazionale decide di scindere la FILPJK in [[FIJLKAM]] (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) e [[FIPCF]] (Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica).
 
In Italia particolare merito spetta, per la divulgazione del jūdō e per la costituzione in organizzazione federale, al Maestro Benemerito<ref>Onorificenza rilasciata dall'ente in base all'età e al contributo all'interno dello stesso.</ref> Tommaso Betti-Berutto, autore del testo&nbsp;– usato come riferimento da almeno due generazioni di insegnanti tecnici italiani, ma non certo indenne da gravi imperfezioni – "''Da cintura bianca a cintura nera''", al Maestro Benemerito [[Giovanni Bonfiglio]], pioniere del jūdō e delle arti marziali in Sicilia e Calabria già dal 1946, e all'Avv. [[Augusto Ceracchini]], cinque volte Campione d'Italia e co-istitutore dell'Accademia Nazionale Italiana Judo<ref>Ente predisposto alla formazione degli insegnanti tecnici di jūdō negli anni settanta.</ref>, al Maestro Benemerito [[Nicola Tempesta]], 8º dan, padre della "scuola napoletana" di jūdō, nove volte Campione d'Italia e primo italiano Campione d'Europa, e al Maestro [[Cesare Barioli]], autore di importanti testi sul jūdō sia di carattere tecnico, sia come metodo educativo e formativo.
 
Ed è proprio grazie all'esempio del maestro Cesare Barioli, in disaccordo con la politica federale incentrata esclusivamente sulla promozione del judo sportivo, che dalla fine degli [[Anni 1970|anni settanta]], allo scopo di riaffermare il valore tradizionale del judo, si sono costituite associazioni sportive e culturali che tendono a far rivivere i principi espressi dal Fondatore, quantunque anch'esse si dedichino all'attività agonistica. Tali associazioni sono riunite all'interno di diversi [[Ente di promozione sportiva|enti di promozione sportiva]] riconosciuti dal [[CONI]] ede [[Organizzazione non a scopo di lucro|associazioni sportive senza scopo di lucro]]; tra di esse le più importanti sono: [[Associazione Amici del Judo|AAdJ]], [[Nihonden Judo]]<sup id="mwAwc">®</sup>-[[Associazione Centri Sportivi Italiani|ACSI]], [[Associazione Italiana Cultura Sport|AICS]], [[Associazione Italiana Judo|AIJ]], [[Associazione Italiana Sport Educazione|AISE]], [[Centro Sportivo Educativo Nazionale|CSEN]], [[Centro Sportivo Italiano|CSI]], [[Centro Universitario Sportivo|CUS]], [[Federazione Italiana Judo Tradizionale|FIJT]], [[Unione Italiana Sport Per tutti|UISP]], ecc.
 
In Giappone nel 2006 ha suscitato grande scalpore l'intervento del maestro [[Yasuhiro Yamashita]], 8° dan del Kōdōkan, dal titolo "''In relazione al Judo Renaissance''"<ref>[http://www.kodokan.org/j_renaissance/yamashita0603.html 柔道ルネッサンス」について] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140806074135/http://www.kodokan.org/j_renaissance/yamashita0603.html |data=6 agosto 2014 }}.</ref>, nel quale l'enfasi è su un maggiore e più efficace impegno da parte delle più importanti istituzioni mondiali nella promozione del judo come metodo educativo anziché soltanto come sport.
Riga 173:
 
=== Tassonomia del ''waza'' ===
Le tecniche del jūdō del Profprof. Kanō, ede oggi riconosciute ufficialmente dal [[Kōdōkan|Kōdōkan Jūdō Institute]] di [[Tokyo|Tōkyō]], sono così suddivise:
 
* Nage-waza
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==== Nage-waza (tecniche di proiezione) ====
[[File:Haraigoshi.jpg|right|thumb|{{nihongo|''[[Harai Goshi|Harai-goshi]]''|払腰||extra = spazzata con l'anca}}, uno dei più importanti ''koshi-waza''.]]
Secondo la tassonomia tradizionale delle tecniche di jūdō, il gruppo preponderante è quello delle {{nihongo|'''nage-waza'''|投技|nage-waza|extra = tecniche di proiezione}}.Tali tecniche sono metodi di proiezione dell'avversario atti alla neutralizzazione della carica offensiva di quest'ultimo.
L'apprendimento è strutturato secondo un sistema chiamato '''[[go-kyō-no-waza]]''' che ordina 40 tecniche in 5 {{nihongo|''kyō''|教|kyō|gruppi}} di 8 tecniche, in base alla difficoltà di esecuzione e alla violenza della caduta. Il totale delle [[nage-waza]] ufficialmente riconosciute dal [[Kōdōkan|Kōdōkan Jūdō Institute]] e dall'[[International Judo Federation|IJF]] è di 67 tecniche.
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** Le [[Sutemi-waza]] a loro volta si suddividono in due gruppi: {{nihongo|'''ma-sutemi-waza'''|真捨身技|ma-sutemi-waza|tecniche di sacrificio sul dorso}} e le {{nihongo|'''yoko-sutemi-waza'''|横捨身技|yoko-sutemi-waza|tecniche di sacrificio sul fianco}}.<ref name="Kano2005b-54" />
 
È tuttavia importante sottolineare che tale suddivisione biomeccanica ai fini dell'appartenenza o meno di un [[waza]] ada un gruppo, considera l'uso ''prevalente'' di una parte del corpo di tori, e non l'uso ''esclusivo'' di tale parte.
 
Alle nage-waza è dedicato il [[nage-no-kata]].
 
==== Katame-waza (tecniche di controllo) ====
[[File:Juji.jpg|right|thumb|{{nihongo|''[[Ude Hishigi Juji Gatame|Ude-hishigi-juji-gatame]]''|腕挫十字固||leva articolare al gomito a croce}}, uno dei più importanti ''kansetsu-waza''.]]
Il secondo macrogruppo è costituito dalle {{nihongo|'''katame-waza'''|固技|katame-waza|extra = tecniche di controllo}}. Tali tecniche possono essere eseguite nel {{nihongo|''[[ne-waza]]''|寝技|ne-waza|extra = tecnica al suolo, combattimento a terra}} in successione ada un [[nage-waza]], ovvero a seguito di un {{nihongo|''hairi-kata''|入り形|hairi-kata|extra = forma d'entrata, opportunità}}, oppure –in rari casi– come azioni propedeutiche ada una proiezione.<ref name="Kano2005b-53">{{cita|Kano 2005 b|pag. 53}}.</ref>
 
* Le [[katame-waza]] si suddividono in {{nihongo|'''osae-komi-waza'''|抑え込み技|osae-komi-waza|tecniche di immobilizzazione}}, {{nihongo|'''shime-waza'''|絞技|shime-waza|tecniche di strangolamento}},<ref>Sebbene formalmente le [[Katame-waza#Shime-waza|shime-waza]] siano generalmente tutte le tecniche di strangolamento, nella pratica si distinguono più precisamente due tipi di [[Katame-waza#Shime-waza|shime-waza]]: strangolamenti di tipo respiratorio (soffocamenti) e strangolamenti di tipo circolatorio. In entrambi i casi il motivo di strangolamento è il non afflusso di ossigeno al cervello, ma la caratteristica peculiare dei soffocamenti è l'interruzione dell'azione respiratoria di [[Uke (arti marziali)|uke]] con compressioni alla laringe di [[Uke (arti marziali)|uke]]; mentre nel caso degli strangolamenti propriamente detti, c'è un'interruzione fattiva del flusso sanguigno con compressioni all'arteria carotide.</ref> e {{nihongo|'''kansetsu-waza'''|関節技|kansetsu-waza|tecniche di leva articolare}}.<ref name="Kano2005b-55">{{cita|Kano 2005 b|pag. 55}}.</ref>
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==== Atemi-waza (tecniche di colpo) ====
* L'ultimo gruppo di tecniche è chiamato {{nihongo|'''atemi-waza'''|当て身技|atemi-waza|extra = tecniche di colpo}} e si divide in: {{nihongo|'''ude-ate'''|腕当て|ude-ate|extra = colpi con gli arti superiori}} e {{nihongo|'''ashi-ate'''|足当て|ashi-ate|extra = colpi con gli arti inferiori}}.<ref name="Kano2005b-53" />
** Gli [[Atemi#Ude-ate|ude-ate]] a loro volta si suddividono in: {{nihongo|'''yubisaki-ate'''|指先当て|yubisaki-ate|extra = colpi inferti con la punta delle dita}}, {{nihongo|'''kobushi-ate'''|拳当て|kobushi-ate|extra = colpi inferti con il pugno}}, {{nihongo|'''tegatana-ate'''|手刀当て|tegatana-ate|extra = colpi inferti col taglio della mano}}, ede {{nihongo|'''hiji-ate'''|肘当て|hiji-ate|extra = colpi inferti con il gomito}}.<ref name="Kano2005b-56">{{cita|Kano 2005 b|pag. 56}}.</ref>
** Gli [[Atemi#Ashi-ate|ashi-ate]] a loro volta si suddividono in: {{nihongo|'''hiza-gashira-ate'''|膝頭当て|hiza-gashira-ate|extra = colpi inferti con il ginocchio}}, {{nihongo|'''sekitō-ate'''|石塔当て|sekitō-ate|extra = colpi inferti con l'avampiede}}, e {{nihongo|'''kakato-ate'''|踵当て|kakato-ate|extra = colpi inferti con il tallone}}.<ref name="Kano2005b-56" />
 
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=== Ukemi ===
È molto importante per un jūdōka saper cadere senza farsi male, ede infatti le {{nihongo|'''ukemi'''|受身|ukemi|extra = cadute}} sono le prime nozioni che vengono insegnate ai nuovi praticanti. Esistono quattro diversi tipi di [[ukemi]]:<ref name="Kano2005b-43">{{cita|Kano 2005 b|pag. 43}}.</ref>
* {{nihongo|'''Mae-ukemi'''|前受身|mae-ukemi|extra = caduta in avanti frontale}}.
* {{nihongo|'''Zempō-kaiten-ukemi'''|前方回転受身|zempō-kaiten-ukemi|extra = caduta in avanti frontale con rotolamento}},<ref>Conosciuta anche come ''mae-kaiten-ukemi''.</ref> applicabile in due forme: {{nihongo|'''migi'''|右|migi|extra = destra}} e {{nihongo|'''hidari'''|左|hidari|extra = sinistra}}.
* {{nihongo|'''Ushiro-ukemi'''|後ろ受身|ushiro-ukemi|extra = caduta indietro}}.<ref>Conosciuta anche come ''ko-hō-ukemi''.</ref>
* {{nihongo|'''Yoko-ukemi'''|横受身|yoko-ukemi|extra = caduta laterale}},<ref>Conosciuta anche come ''soku-hō-ukemi''.</ref> applicabile sia a destra chesia a sinistra.
 
Il jūdō moderno tende ada interpretare la caduta come una sconfitta, ma in realtà essa è a tutti gli effetti una tecnica per consentire al corpo di scaricare senza danni l'energia cinetica accumulata durante la proiezione. Se male eseguita, possono verificarsi infortuni come [[Lussazione|lussazioni]] della spalla, [[Contusione|contusioni]] al capo, ai piedi, ecc.
 
=== Fasi dell'esecuzione del waza ===
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==== Sen ====
Il principio '''sen''' è tutto ciò che riguarda l'attaccare l'avversario mediante tecniche dirette o {{nihongo|'''renraku-waza'''|連絡技|renraku-waza|tecniche in successione}}.
''Sen'' si applica in primo luogo tramite azioni mirate a sviluppare l'azione mantenendo l'iniziativa, continuando ada incalzare l'avversario con attacchi continui atti a portarlo in una posizione di squilibrio o comunque vulnerabile.
 
==== Go-no-sen ====
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Scrive inoltre [[Cesare Barioli|Barioli]]: «Il signor Kanō riteneva di utilizzare le "forme" per conservare la purezza del jūdō attraverso il tempo e le interpretazioni personali. Ma il barone [[Kanetaka Ōura|Ōura]], primo presidente del [[Dai Nippon Butoku Kai|Butokukai]], ci vedeva la possibilità (1895) di proporre una base comune alle principali scuole di jū-jutsu, per presentare al mondo la tradizione di lotta del grande Giappone.»<ref name="Barioli2008-53">{{cita pubblicazione
|cognome = Barioli|nome = Cesare|anno = 2008|mese = ottobre|rivista = Athlon|titolo = Il judo educazione|editore = FIJLKAM|città = Roma|numero = 10|p = 53|url = http://venus.unive.it/venescus/judo/athlon%20rivista/ATHLON_10_2008.pdf}}</ref>
EdE infatti, come lo stesso Kanō scrive nelle sue memorie, sia il ''kime-no-kata'' chesia il ''katame-no-kata'' ede il ''nage-no-kata'' furono formalizzati dal Kōdōkan e ratificati (con qualche modifica) dal [[Dai Nippon Butoku Kai|Dai Nippon Butokukai]] per un utilizzo su scala nazionale,<ref name="Watson2008-80">{{cita|Watson 2008|pag. 80}}.</ref> ede attualmente, su scala mondiale.
 
Il [[Kōdōkan|Kōdōkan Jūdō Institute]] riconosce come ufficiali i seguenti [[kata]]:<ref>Kōdōkan Jūdō Institute, Kata [http://www.kodokan.org/j_basic/kata_j.html 形と乱取について] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100403095610/http://www.kodokan.org/j_basic/kata_j.html |data=3 aprile 2010 }}.</ref>
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* {{nihongo|'''[[Kodokan Goshin Jutsu|Kōdōkan goshin-jutsu]]'''|講道館護身術|Kōdōkan goshin-jutsu|extra = arte di autodifesa del Kōdōkan}}.<ref>Istituito nel 1956 ad uso delle forze dell'ordine giapponesi.</ref>
* {{nihongo|'''[[Itsutsu no kata|Itsutsu-no-kata]]'''|五の形|itsutsu-no-kata|extra = forme dei cinque principî}}.
[[File:Sato koshiki.jpg|right|thumb|Il maestro [[Tadashi Satō]], 8° dan Kōdōkan, mentre dimostra il ''koshiki-no-kata'' all'EJU Kata Seminar di Roma, 2013. In foto {{nihongo|''saka-otoshi''|坂落|}}.]]
* {{nihongo|'''[[Koshiki no kata|Koshiki-no-kata]]'''|古式の形|koshiki-no-kata|extra = forme antiche}}.<ref>Rievocazione delle forme della [[Kitō-ryū]] di [[Jujitsu|jū-jutsu]]. Vedi [https://www.youtube.com/watch?v=ot5z7viZhqc Koshiki-no-kata] (''tori'': [[Kanō Jigorō]], ''uke'': [[Yoshiaki Yamashita]]).</ref>
* {{nihongo|'''[[Seiryoku Zen'yo Kokumin Taiiku no Kata|Seiryoku-zen'yō kokumin-taiiku-no-kata]]'''|精力善用国民体育|Seiryoku-zen'yō kokumin-taiiku-no-kata|extra = forme dell'educazione fisica nazionale del miglior impiego dell'energia}}.
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== Il dōjō ==
[[File:Kodokan dai dojo.jpg|left|thumb|Panoramica del ''Dai Dōjō'' del Kōdōkan Jūdō Institute, Tokyo.]]
Il luogo dove si pratica il jūdō si chiama {{nihongo|'''[[Dojo]]'''|道場|dōjō|extra = luogo (di studio) della via}}, termine usato anche nel [[buddhismo giapponese]] ada indicare la camera adibita alla pratica della meditazione {{nihongo|'''[[zazen]]'''|坐禅|zazen|posizione dello zen}}, e per estensione, indica un luogo ove il {{nihongo|''reihō''|礼法|reihō|extra = etichetta}} è requisito fondamentale.
{{Citazione|Quando si visita un dōjō per la prima volta, generalmente si rimane colpiti dalla sua pulizia e dall'atmosfera solenne che lo pervade. Dovremmo ricordarci che la parola "''dōjō''" deriva da un termine buddhista che fa riferimento al "luogo dell'illuminazione". Come un monastero, il dōjō è un luogo sacro visitato dalla persone che desiderano perfezionare il loro corpo e la loro mente.<br />
La pratica del randori e dei kata viene eseguita nel dōjō, che è anche il luogo in cui si disputano le gare di combattimento.<ref name=Kano2005b-24>{{cita|Kano 2005 b|pag. 24}}.</ref>|Jigorō Kanō}}
Nel [[Dojo]], il jūdō viene praticato su un materassino chiamato {{nihongo|'''[[tatami]]'''|畳|tatami}}.
Il tatami in Giappone è fatto di paglia di riso, ed è la normale pavimentazione delle abitazioni in stile tradizionale. Fino agli anni settanta circa si è usato anche per la pratica del jūdō, ma oggi, per fini igienici ed ergonomici, si usano materiali sintetici: infatti per la regolare manutenzione del dōjō è importante che i tatami siano facili da pulire, e per consentire ai jūdōka di allenarsi confortevolmente, devono essere sufficientemente rigidi da potervi camminare sopra senza sprofondare ede adeguatamente elastici da poter attutire la caduta.
 
[[File:Dojo organization.png|right|thumb|Schema dell'interno di un ''[[Dojo]]'' tradizionale.]]
Il dōjō ha una organizzazione definita in quattro aree principali disposte indicativamente secondo i [[Punto cardinale|punti cardinali]]:
* Nord: {{nihongo|'''Kamiza'''|上座|kamiza|extra = posto d'onore}}, che rappresenta la saggezza, è riservato al {{nihongo|'''[[sensei]]'''|先生|sensei|insegnante}} titolare del dōjō alle spalle del quale è apposta l'immagine di [[Jigorō Kanō]] [[Shihan]].
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===== Maschi =====
* '''[[Yoshitsugu Yamashita]]''' ([[Giappone]], 1865–1935, conosciuto anche come ''Yoshiaki Yamashita'') promosso postumo nel 1935. Pioniere del jūdō negli [[Stati Uniti]], è stato il primo jūdōka ada essere riconosciuto ''jūdan''.
* '''[[Hajime Isogai]]''' (Giappone, 1871–1947) promosso nel 1937.
* '''[[Hidekazu Nagaoka]]''' (Giappone, 1876–1952) promosso nel 1937.