Giosuè Carducci: differenze tra le versioni

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Il medesimo giorno il sindaco Farini conferiva al cantore della chiesa polentana la cittadinanza bertinorese, omaggiandolo di un diploma la cui cornice era stata ricavata dal legno del cipresso abbattuto.<ref>A.Messeri, pp.46-50</ref>
 
=== Gli ultimultimi anni di vita ===
 
Come si è visto, non aveva quindi smesso di scrivere poesie. Nel [[1898]] riunì pertanto tutti i componimenti successivi alle ''Rime nuove'' e alle ''Terze Odi barbare'' in un volumetto elzeviriano: ''Rime e Ritmi''. È l'ultima raccolta, e comprende ''La chiesa di Polenta''. La stampa fu completata il 15 dicembre, ma il libro reca come data il [[1899]], anno in cui scelse nuovamente Madesimo per il ristoro estivo.
 
Uno scritto licenziato da [[Alfredo Panzini]] per la ''Rivista d'Italia'' del maggio [[1901]] ci racconta come Carducci passasse le giornate durante il soggiorno, dimostrando una volta di più come i costumi carducciani siano rimasti sempre immutati (Panzini aveva raggiunto il maestro nella località lombarda). Apprendiamo che Giosuè risiedeva, come negli anni innanzi, a ''Villa Adele'', e mangiava poi all<nowiki>'</nowiki>''Albergo della Cascata'', dove giungeva in ritardo rispetto agli altri commensali, in quanto costantemente impegnato nello studio. Pur avendo quasi raggiunto i 65 anni, Carducci lavorava ancora otto ore al giorno.<ref>A.Panzini, ''Rivista d'Italia'', maggio 1901</ref> Era stanco, ma anche stavolta riempì di oneri il periodo che si è soliti dedicare a rinfrancare la mente. Preparava una prefazione alla ristampa dei ''[[Rerum Italicarum Scriptores]]'' di [[Ludovico Antonio Muratori]]<ref>Lettera a Chiarini del 26 agosto 1899</ref> e uno studio su [[Alberto Mario]], che sarebbe dovuto comparire nella seconda edizione dei suoi ''Scritti'' (la prima era uscita già nel [[1884]]).
 
Tornato a casa, aveva praticamente portato a termine la prima fatica, ma col Mario non era riuscito ad andare avanti. La vedova [[Jessie White|Jessie]] chiese di poter pubblicare il volume con la sola parte proemiale già scritta e Carducci accettò. Il libro uscì nel 1901.
 
[[File:Carducci e Bonci a Villa Silvia (Cesena).jpg|thumb|left|Carducci assieme al tenore [[Alessandro Bonci|Bonci]] e la Contessa Silvia Baroni Semitecolo Pasolini a [[Villa Silvia]] in [[Cesena]]]]
La mattina del 25 settembre [[1899]] fu colto da una nuova paralisi della mano destra; questa volta la portata dell'attacco fu maggiore e gli impedì un corretto uso delle articolazioni per alcuni mesi, tanto che, riuscendo a scrivere solo con grande fatica, dovette spesso ricorrere alla dettatura.<ref>Sospese le lezioni, con grande dispiacere, per alcune settimane, e prese un periodo di riposo, durante il quale si recava a Ozano a trovare Giovanni Battista Gandino e a Firenze dal dottor Luigi Billi.</ref>
 
Ben più drammatica era la situazione dei Pasolini: dopo aver perso due figli, il 28 dicembre [[1898]] era morto anche Pierino, l'ultimo rimasto. Lo strazio fu in qualche modo alleviato dalle cure del poeta, che cominciò a recarsi a [[Lizzano (Cesena)|Lizzano]] con una certa frequenza. Invitato alla [[Villa Silvia|villa]], la raggiunse assieme alla moglie Elvira nel maggio [[1900]]. Quasi quotidianamente scendeva a [[Cesena]] per portare conforto agli sventurati genitori, che si erano stabilmente insediati nella loro villa di città, dato che dopo la morte di Pierino non avevano più osato recarsi a Lizzano. Il Carducci dette loro coraggio, e tutti insieme salirono a piangere nei luoghi dove avevano visto crescere l'amato figlio.<ref>A.Messeri, pp.54-55</ref>
 
Carducci detterà inoltre le parole per l'erma funeraria fatta scolpire in memoria di Pierino nel cimitero di [[Faenza]] (settembre 1901). I Pasolini accoglieranno il poeta pressoché ogni anno nel suo ultimo scorcio di vita; il [[1902]] fu l'occasione per visitare [[Longiano]], il [[1903]] lo vide recarsi a Faenza e [[Modigliana]], nell'anno [[1904]] fu a [[Cervia]] e [[Rimini]], in quello successivo a [[Cesenatico]], Cervia, [[Montiano]] e Carpineta e nella primavera del [[1906]] vide per l'ultima volta [[Bertinoro]] e la pieve polentana.<ref>A.Messeri, pp.55-60</ref>
 
Due generazioni e due poetiche si trovarono a confronto l'11 aprile 1901; [[Gabriele D'Annunzio]] era giunto a Bologna per la rappresentazione della sua ''[[Francesca da Rimini (D'Annunzio)|Francesca da Rimini]]'', in programma al [[Teatro comunale (Bologna)|Comunale]]. Per l'occasione il pescarese e Carducci si incontrarono nella redazione de ''[[Il Resto del Carlino]]'' dove fu allestito un sontuoso banchetto e i due mangiarono insieme. La famosa scena fu immortalata da una caricatura del celebre pittore locale [[Nasica (Augusto Majani)|Nasica]] (pseudonimo di Augusto Majani), che era solito rappresentare nei propri bozzetti i momenti più significativi della vita cittadina.<ref>A.Testoni, ''Ottocento bolognese. Nuovi ricordi di Bologna che scompare'', Bologna, Licinio Cappelli, 1933, pp.37-39</ref>
 
Carducci aveva intanto mantenuto la propria fedeltà nei riguardi di casa Savoia, e il rapporto con la regina era sempre rimasto cordiale, al punto che [[Margherita di Savoia|Margherita]] acquistò nel [[1902]] la biblioteca privata dello scrittore, lasciandogliene tuttavia l'utilizzo.<ref>G.Basilone, p.12</ref>
 
Nel [[1904]] fu costretto a lasciare l'insegnamento per motivi di salute. L'impegno svolto gli valse la stessa pensione che fu data nel [[1859]] al [[Alessandro Manzoni|Manzoni]].<ref>G.Basilone, p.13</ref> Gli succedette [[Giovanni Pascoli]]. Nel [[1906]] l'[[Accademia Svedese]] gli conferì il [[Premio Nobel per la letteratura]], ma il poeta, già ammalato, non si recò a [[Stoccolma]], limitandosi a ricevere in casa propria l'ambasciatore di [[Svezia]] in Italia. La [[morte]] (per [[cirrosi epatica]]) lo colse nella sua abitazione di Bologna il 16 febbraio [[1907]].<ref>Nello stesso 1907 nacque a Roma un suo pronipote, chiamato anch'egli Giosuè Carducci in onore dell'illustre predecessore. Cfr.
''Carducci. Albero Genealogico'', Roma, Ferraresi, 1989, p.22</ref> Fu tumulato con esequie solenni alla [[Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna|Certosa di Bologna]]<ref>[http://goirsaa.it/goirsaa_Giosu%E8%20CARDUCCI.htm Giosuè CARDUCCI - Grande Oriente d'Italia. In calce all'articolo è la foto che ritrae il poeta sul letto di morte con i paramenti del 33° del Rito Scozzese della Massoneria]</ref>.
 
Tra gli onori e i monumenti che gli furono innalzati dopo la sua morte c'è l'[[edizione nazionale]] delle ''Opere'' in 30 volumi (Bologna, N. Zanichelli, 1935-40) e delle ''Lettere'' in 22 volumi (Bologna, N. Zanichelli, 1939-68).
 
[[File:Carducci tomba.jpg|thumb|Tomba Carducci alla Certosa di Bologna]]
 
== Poetica e pensiero ==