Stragi di Cesena e Forlì: differenze tra le versioni

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Impauriti dagli eventi il giorno seguente gli amministratori di [[Forlì]] si presentarono al cardinale Albani facendo atto di sottomissione e la città venne occupata da 3000 militari e 300 cavalieri delle truppe pontificie in un clima di grande tensione e la cui calma apparente venne interrotta da un colpo di fucile che uccise un militare al che si iniziò a gridare "all'armi! Al sacco, ammazzate, ammazzate", facendo sfociare la situazione in tumulto e trasformando la città in un campo di battaglia nel quale le truppe fecero una carneficina, ben evidente il giorno seguente al cardinale Albani quando entrò in città. Il numero delle vittime, secondo Vannucci sarebbe stato di 21 morti (tra cui due donne, di cui una incinta) e sessanta feriti<ref name="vedi pag 59 Vannucci 1887">vedi pag 59 Vannucci (1887)</ref>. Il cardinale avanzò anche la proposta di multare la cittadinanza per aiutare le famiglie dei caduti<ref>vedi pag 82 Beviglieri (1867)</ref>, affidando al fedele corpo dei centurioni il compito di mantenere l'ordine pubblico<ref name="vedi pag 59 Vannucci 1887"/>.
 
La violenza fu tale da indurre Domenico Antonio Farini, comandante della polizia di Forlì, a inviare una lettera al Cardinale [[Anton Domenico Gamberini]], Segretario di Stato, richiedendo clemenza per la popolazione innocente e indulgenza per i trasgressori.<ref>http://scoprirete.bibliotecheromagna.it/SebinaOpac/.do?idDoc=1074456#0 {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150218142719/http://scoprirete.bibliotecheromagna.it/SebinaOpac/.do?idDoc=1074456 |date=18 febbraio 2015 }} Lettera 1832 genn. 26, Cesena a Anton Domenico Gamberini</ref>
 
La resistenza incontrata e la prospettiva di dover affrontare in combattimento le restanti forze liberali, convinse Albani a trattenere le truppe in Romagna e lasciare che fossero le truppe austriache a debellare definitivamente la rivolta entrando in [[Bologna]] il 28 gennaio 1832 al comando del generale [[Josef Radetzky|Radetzky]]<ref>vedi pag 83 Beviglieri (1867)</ref>, gli storici risorgimentali affermarono che l'arrivo delle truppe austriache fosse visto dalle popolazioni come liberatorio rispetto al temuto arrivo delle bande papaline<ref>vedi Capitolo 2 in Oriani (1921)</ref>.