Costanzo II: differenze tra le versioni

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La rivolta di [[Claudio Silvano]], sebbene di breve durata, fu un segnale dell'insoddisfazione delle [[Gallia|Gallie]] che Costanzo intese bene: sempre nell'ottica della sua politica dinastica, non avendo avuto figli dai suoi due matrimoni, Costanzo pensò quindi di elevare al rango di [[Cesare (titolo)|Cesare]] d'Occidente il cugino [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]], fratellastro di [[Costanzo Gallo|Gallo]]. La cerimonia avvenne nella capitale occidentale di Costanzo, ''[[Mediolanum]]'', il 6 novembre [[355]]: oltre a ricevere i simboli del proprio rango, Giuliano sposò la seconda sorella di Costanzo, [[Elena (figlia di Costantino)|Elena]] e fu nominato console per il [[356]] assieme all'imperatore. Scottato dall'esperienza con Gallo, Costanzo limitò subito il raggio d'azione del collega, che del resto non aveva mai mostrato alcun interesse per la politica o la guerra, concedendogli una corte e un contingente militare limitati, affidando poi l'effettivo comando delle truppe a generali di propria fiducia e l'amministrazione civile al proprio [[prefetto del pretorio]]. Non di meno la collaborazione con Giuliano fu proficua, e i due organizzarono un doppio attacco volto alla riconquista di quelle parti della Gallia cadute in mano al nemico (356): Giuliano portò l'attacco principale, mentre Costanzo comandò un attacco contro gli [[Alemanni]], destituendo poi il proprio generale [[Marcello (generale di Costanzo)|Marcello]] che non aveva sostenuto Giuliano (luglio-agosto 357).<ref name="bury29">{{Cita|Bury 1925|p. 29}}.</ref> Sempre nel 356 Costanzo II istituì uno ''scriptorium'' a [[Costantinopoli]], in cui erano copiati i classici della letteratura; la libreria era finanziata direttamente dall'imperatore.<ref>[[Vasiliki Limberis]], ''Divine Heiress: The Virgin Mary and the Creation of Christian Constantinople'', London; New York, Routledge, 1994, p. 65. ISBN 0-415-09677-4</ref>
 
[[File:Obelisk-Lateran.jpg|thumb|L'[[Obelisco Lateranense]] di [[Roma]], eretto da Costanzo II nel [[Circo Massimo]] durante la sua visita nel [[357]], in occasione dei propri ''vicennalia'', recarecava una iscrizione celebrante la vittoria su [[Magnenzio]].]]
 
Nel [[357]] Costanzo celebrò i propri ''[[vicennalia]]'' (venti anni di regno) inaugurando il primo nucleo (un ''atelier'' di calligrafi) della [[Biblioteca di Costantinopoli|biblioteca pubblica a Costantinopoli]] al fine di salvaguardare le opere degli autori greci.<ref>Horst Blanck, ''Il libro nel mondo antico'', a cura di Rosa Otranto, Edizioni Dedalo, Bari 2008, p. 242</ref> Compì inoltre la sua prima ed unica visita all'antica capitale del suo impero, [[Roma]]. L'imperatore giunse nell'Urbe nell'aprile del 357 con tutta la sua corte, con la seconda moglie [[Eusebia]] (sposata nel 353) e la sorella Elena. Fece un [[Adventus|ingresso trionfale]] nella città, tra ali di ''[[clibanarii]]'', immobile sul proprio cocchio d'oro. L'evento è ricordato con grandezza da [[Ammiano Marcellino]] e in quest'occasione [[Temistio]], rappresentante del [[Senato]] di Costantinopoli, tenne un'orazione davanti all'imperatore.<ref>Cfr. Amm., XVII, 4; Temistio, ''Orazioni'', III, 5</ref> La Città Eterna ebbe un notevole effetto su di lui, che ammirò le costruzioni dell'antica capitale, dai templi all'[[colosseo|anfiteatro flavio]], dal [[Pantheon (Roma)|Pantheon]] fino al [[Foro di Traiano]], rimanendo stupito per la sua statua equestre. Il suo stupore trasformò in questa visita l'atteggiamento del sovrano assoluto, che nelle province si faceva chiamare ''Dominus Noster'' ("Nostro Signore") e viveva distaccato dai suoi sudditi, in quello un ''princeps'': recò omaggio infatti ai [[senato romano|senatori]] recandosi in udienza nella [[Curia Iulia|Curia]], assistette ai giochi organizzati per accontentare la plebe romana, di cui ammirò la ''libertas'' e la varietà delle origini, acconsentendo di non imporre alle gare il proprio volere, ma di lasciare loro il proprio corso. Dal punto di vista politico, la visita a Roma permise all'imperatore di saldare i legami con l'aristocrazia senatoriale romana, che aveva sulla coscienza il sostegno, seppur limitato, a [[Magnenzio]]: a ricordo della sua visita, che terminò il 29 maggio — l'imperatore fu obbligato a partire a causa delle notizie di sommossa di [[Quadi]], [[Suebi]] e [[Sarmati]] sul [[Danubio]] — Costanzo fece trasportare da [[Alessandria d'Egitto]] ed erigere nel [[Circo Massimo]] l'[[Obelisco Lateranense|obelisco]] oggi davanti alla [[basilica di San Giovanni in Laterano]], la cui base celebrava ancora una volta la sua vittoria sul tiranno Magnenzio.<ref>{{Cita|Ammiano Marcellino|xvi.10}}; {{Cita|Bury 1925|pp. 30-32}}. Un altro obelisco fu contestualmente portato ad Alessandria per essere inviato a [[Costantinopoli]], cosa che avvenne però solo sotto il regno di [[Teodosio I]], il quale lo eresse nell'[[Ippodromo di Costantinopoli]]: si tratta dell'[[Obelisco di Teodosio]].</ref> L'iscrizione posta alla base dell'obelisco consisteva in un lungo carme onorario di 24 esametri, che commemorava l'erezione del monumento da parte di Costanzo. L'epigrafe antica oggi è perduta, ma il testo è noto in quanto essa fu rinvenuta e trascritta nel 1587.<ref>{{CIL|6|1163}}.</ref> Essa recitava: