Biblioteca comunale Chelliana: differenze tra le versioni
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Nonostante fosse stata riaperta al pubblico già dall'estate del 1949, l'inaugurazione ufficiale avvenne il 6 luglio 1952, alla presenza delle autorità locali, del direttore generale delle biblioteche Ettore Apolloni e dall'ispettore generale delle biblioteche Carlo Frattarolo.<ref>{{Cita|Francioni 2016|p. 68.}}</ref> La riorganizzazione della biblioteca dopo la guerra era avvenuta in collaborazione tra Bianciardi e la stessa Mondolfo;<ref>{{Cita|Francioni 2016|pp. 47–54.}}</ref> al momento dell'inaugurazione possedeva {{formatnum:20000}} volumi.<ref name=bonelli14/> L'intera attività di Bianciardi era portata avanti con il solo aiuto del custode Emilio Gentili.<ref name=francioni45/> Il suo proposito era quello di unire il profilo storico delle raccolte della biblioteca a un'opera di aggiornamento e incremento del patrimonio, volta ad incontrare il nuovo pubblico e a proporre l'istituzione come utile strumento di sapere contemporaneo.<ref name=bianciardiruote/> Scriveva Bianciardi che «La biblioteca civica era stata, negli anni fino alla guerra, una tipica piccola biblioteca di provincia. Frequentata da pochi specialisti di erudizione locale, gelosa e chiusa di fronte al gran pubblico [...]. Bisognava invece adoperarsi in ogni modo per fare della biblioteca un centro attivo di diffusione culturale e di educazione alla lettura».<ref name=bianciardiruote/>
Nel fervore culturale dell'Italia del dopoguerra, la Chelliana aveva sviluppato una forte ripresa organizzativa e intellettuale, con Bianciardi stesso che si era fatto promotore di numerose iniziative in città e in provincia: l'organizzazione di un [[cineforum]]; le collaborazioni con [[Carlo Cassola]] sull'«[[Avanti!]]» circa le condizioni dei minatori nei territori del grossetano – poi finite nel volume di indagine sociologica ''[[I minatori della Maremma]]'' – e la settimana del libro alla cui inaugurazione nel novembre del 1953 aveva partecipato il ministro [[Amintore Fanfani]].<ref>{{Cita|Corrias 2011|pp. 59–62.}}</ref><ref name=conferenze>{{Cita|Francioni 2016|pp. 90–99.}}</ref> Dal febbraio del 1952 Bianciardi iniziò a organizzare in biblioteca una serie di conferenze e incontri, per i quali furono chiamati alla Chelliana intellettuali come Carlo Cassola e [[Giuseppe Dessì]], frequentatori abituali, o come [[Aldo Capitini]], [[Guido Aristarco]], [[Carlo Salinari]] e [[Carlo Montella]], tra i vari.<ref name=conferenze/> Bianciardi stesso tenne almeno quattro conferenze: sull'''[[Antologia di Spoon River]]'', sugli statuti di [[Montepescali]], sul materiale di pregio della Chelliana e su [[Benedetto Croce]].<ref name=conferenze/> Questo periodo di intensa attività culturale, tra conferenze, intellettuali, burocrati di provincia e funzionari pubblici, sarà al centro della satira dello stesso Bianciardi nel suo primo romanzo ''[[Il lavoro culturale]]'' (1957).<ref name=conferenze/><ref>{{Cita libro|autore=Luciano Bianciardi|titolo=[[Il lavoro culturale]]|città=Milano|editore=Feltrinelli|anno=1957}}</ref> Uno dei più noti e significativi contributi di Luciano Bianciardi alla Chelliana fu il progetto di istituzione del [[bibliobus]], biblioteca itinerante con il fine di estendere il servizio anche nei centri rurali del comune di Grosseto.<ref name=bibliobus>{{Cita|Francioni 2016|pp. 71–85.}}</ref> Nonostante gli sia stata più volte attribuita la paternità dell'introduzione del bibliobus in Italia,<ref name=corrias>{{Cita|Corrias 2011|pp. 43–44.}}</ref><ref>{{Cita web|url =http://www.aib.it/aib/clm/famo1-040823.htm|titolo =Bibliotecari famosi... ma non in quanto bibliotecari|autore =|wkautore =Associazione italiana biblioteche|sito =aib.it|editore =AIB|data =3 novembre 2002|lingua = |formato =|pagina = |pagine = |citazione = |accesso =1 giugno 2014|urlarchivio = |dataarchivio = |urlmorto =no}}</ref> Bianciardi e l'amministrazione comunale avevano tratto spunto da una simile iniziativa che la [[Biblioteca Estense universitaria di Modena|Biblioteca Estense]] di [[Modena]], diretta da [[Emma Coen Pirani]], aveva avviato alla fine del 1952.<ref name=bibliobus/> Pochi mesi dopo, il 20 giugno 1953, venne inaugurato ed esposto a Grosseto in [[piazza Socci]] il bibliobus della Chelliana, un autofurgone [[Lancia Ardea]], appositamente modificato e trasformato all'interno per contenere scaffalature valide al sostegno di circa un migliaio di volumi di piccolo formato.<ref name=bibliobus/> Inoltre, furono aperte sedi distaccate della biblioteca a [[Batignano]], [[Istia d'Ombrone]], [[Montepescali]], e in un secondo momento a [[Braccagni]] e [[Marina di Grosseto]].<ref name=bibliobus/><ref>{{Cita|Bonelli 2008|p. 15.}}</ref> Nelle «gite» per la pianura con il bibliobus, Bianciardi era accompagnato dal collaboratore Aladino Vitali, in quanto non possedeva la patente, ed aveva coniato il motto «questo è il bibliobus Chelliana che viaggia una volta a settimana».<ref name=bibliobus/><ref name=corrias/> Come ricordava lo scrittore Carlo Cassola, accompagnatore occasionale, «si partiva alla mattina, giravamo nei paesi con questi libri, ed era un modo per bighellonare da un paese all'altro, conoscere tanta gente. A pranzo si scoprivano le trattorie».<ref name=corrias/>
=== La lunga direzione di Aladino Vitali ===
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