Luigi Capello: differenze tra le versioni

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[[File:Luigi capello durante la detenzione a Formia.jpg|thumb|upright|Luigi Capello durante la detenzione nel giardino della clinica di [[Formia]].]]
Capello fu arrestato a [[Torino]] con l'accusa di aver preso parte all'organizzazione del fallito [[Attentati a Benito Mussolini|attentato]] contro [[Benito Mussolini|Mussolini]] nel [[1925]] organizzato dal deputato [[Partito Socialista Unitario|social-unitario]] [[Tito Zaniboni]]. Capello respinse tutte le accuse e dichiarò di aver avuto solo un incontro, il 2 novembre, con Carlo Quaglia, inviato da Zaniboni per potergli consegnare un prestito di 300 lire che serviva per finanziare una manifestazione di reduci antifascisti<ref name=Storia_illustrata_p._6>"Il Generale Capello appartenne alla massoneria", Storia illustrata n° 188, luglio 1973, pag. 6</ref>, ma di essere all'oscuro delle reali intenzioni di Zaniboni<ref name=Storia_illustrata_p._6/><ref name=Biagi>Enzo Biagi, "Storia del Fascismo", Saeda Della Volpe Editore, pag. 405</ref>. Secondo le informative di polizia la somma, giunta da [[Praga]] e consegnatagli da Quaglia, era stata elargita da un importante massone, il che fece prendere corpo all'idea che nella vicenda vi fosse uno "sfondo massonico"<ref>{{Cita|Guido Leto|p. 19}}.</ref>, mentre secondo il funzionario di polizia [[Guido Leto]] la responsabilità della [[Massoneria in Italia|massoneria italiana]], pur data per scontata fin da subito in ambito politico, era stata poi ridimensionata in ambito giudiziario. Ciononostante, essa giustificò per il regime fascista il varo delle leggi miranti alla [[Massoneria_in_Italia#Repressione_fascista|soppressione della massoneria in Italia]], varate già nello stesso anno<ref>{{Cita|Guido Leto|p. 20}}.</ref>. Ma le responsabilità di Capello emersero ugualmente, e Zaniboni cercò inutilmente di scagionarlo dal fallito attentato;<ref name=Biagi /><ref>Da una cronaca dell'epoca: "In seguito, molto cavallerescamente scagiona il coinputato Capello da ogni responsabilità nel suo progettato gesto"</ref> ammettendone però il coinvolgimento, disse: "A''vevo notato la sua avversione alla mia azione e l'intenzione di staccarsi da me''"<ref name=Biagi />. Dal canto suo, Capello si giustificò sostenendo che la propria avversione al Regime non si spingeva comunque fino a voler compiere un attentato.
 
Nel [[1927]] fu condannato a trent'anni di carcere, ma venne rimesso in libertà il 22 gennaio [[1936]]<ref name=Biagi />. Secondo [[Guido Leto]] la condanna abbreviata fu dovuta alla convinzione di Mussolini che, nonostante le prove, in realtà il generale fosse estraneo all'attentato, nonché per il riconoscimento degli importanti meriti di Capello acquisiti nella Grande Guerra<ref name="Cita|Guido Leto|p. 21">{{Cita|Guido Leto|p. 21}}.</ref>; inoltre Mussolini dispose la requisizione di alcuni locali della clinica del dottor Cusumano a Formia, all'interno dei quali (e dell'annesso giardino) Capello ebbe libera circolazione durante la detenzione, seppur sotto vigilanza da parte dei [[carabinieri]]<ref name="Cita|Guido Leto|p. 21"/>.
 
Scarcerato, trascorse gli ultimi anni di vita in un appartamento in via Stazione San Pietro a [[Roma]] e le estati a [[Grottaferrata]]<ref>Angelo Mangone, "Luigi Capello", Mursia Editore, Milano, 1994, pag. 159.</ref>.
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==Monumenti==
La ventitreesima galleria della [[strada delle 52 gallerie]] del Monte [[Pasubio]], scavate in occasione dei combattimenti della prima guerra mondiale, porta il suo nome<ref>{{cita|Gattera 2007|pagg. 104|harv=}}.</ref>.
 
==Note==